Sara e Omar erano alle prese con l’inizio della scuola. Avevano ancora molti compiti da fare, ma la voglia era poca. Eppure, andare al centro valeva la pena
Sara e Omar si erano trovati a fare colazione al bar centrale della città assieme a Renzo, che li aveva aiutati anche in questo inizio del mese di settembre, perché entrambi dovevano concludere i compiti delle vacanze in tempo per l’inizio della scuola.
“Due cappuccini, un tè caldo e tre brioches al pistacchio” aveva ordinato Renzo alla giovane cameriera che faceva quel lavoro per mantenersi gli studi, come aveva detto rispondendo alla domanda dell’insegnante.
“Cosa vi manca?” aveva chiesto Renzo ai due ragazzi.
“Io devo fare la scheda del libro Non dirmi che hai paura” aveva detto Sara.
“Bello, una storia drammatica, la storia di Samia che voleva partecipare alle olimpiadi di Londra” aveva puntualizzato Renzo.
“Quindi lo hai letto? Mi aiuti?” aveva chiesto Sara ricevendone in cambio la domanda “e tu?”
“Lo leggo in questi giorni” aveva allora detto Sara.
“Leggilo, poi vediamo. E tu, Omar?”
“Io ho indietro tutti gli esercizi di grammatica, ahimè, non ce la farò mai.”
“Dai, dai che ce la facciamo, mancano un po’ di giorni ancora all’inizio della scuola” lo aveva incoraggiato Renzo, ma Omar aveva fatto una faccia contrariata.
“Qui sta il problema” aveva allora detto Renzo interpretando quell’espressione “non è che non ce la puoi fare, non hai voglia!”
“Eh sì” aveva assentito Omar “che cosa ci posso fare?”
“Immagino che tu muoia dalla voglia di iniziare la scuola” aveva allora controbattuto Renzo.
“Non parliamone” aveva detto Omar.
“E tu, Sara?”

“Be’, proprio entusiasta non lo sono, in vacanza si sta bene, però un po’ di curiosità ce l’ho, vado in terza, ci sono materie nuove, prof nuovi” aveva replicato Sara, che a sua volta aveva chiesto a Renzo di seguirli bene, perché era importante per lei sapere di avere qualcuno su cui contare.
“Omar, neanche tu questa curiosità? Vai anche tu in terza!” aveva domandato Renzo, ottenendo come risposta che lui comunque a scuola ci sarebbe andato e con il solito impegno, ma unicamente per dovere.
“Io ci sono, noi del centro ci siamo sia per chi è curioso sia per chi non lo è” aveva poi rassicurato entrambi Renzo, aggiungendo che ognuno deve essere quello che è con gli occhi rivolti a chi gli sta vicino. Chissà che qualcosa di nuovo accada!
E Omar aveva sottolineato quel “chissà”.
“Sono venuto a fare colazione vuol dire qualcosa, non ti pare?” aveva chiesto a Renzo che gli aveva rilanciato un “dillo tu!”
“Ci tengo a un rapporto con voi del centro, perché siete interessati a me. Lo confesso, a scuola non mi piace andare, ma un rapporto con voi per me è importante. So che è ciò che mi fa affrontare la scuola. Non chiedermi di più oggi, chiedilo a Sara.”
“E perché mai?” Era intervenuta Sara. “Guarda che io non sono una patita della scuola, anch’io di certe cose non capisco il senso, altre mi annoiano, altre ancora mi affascinano, io punto su queste ultime.”
Renzo li aveva guardati in faccia e aveva chiesto ad entrambi se si erano accorti di quanta libertà ci fosse tra loro. I due studenti si erano guardati in modo interrogativo.
“È ciò che vale, teniamola!” aveva detto Renzo prima di cambiare argomento e di passare a parlare del dramma in Palestina.
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