Marzo 2000, marzo 2025. 25 anni dopo nella scuola c’è una parità ancora da attuare. Le famiglie non possono consentire che venga disatteso un loro diritto
10 marzo 2000; 10 marzo 2025. Sono passati esattamente 25 anni da allora e il mondo non è più lo stesso. È cambiato proprio tutto, nella politica, nella società, nei rapporti umani, nei rapporti tra le nazioni, nella scala dei valori, nei mezzi di comunicazione, nelle capacità tecnologiche, nell’economia, nella demografia, nella scuola. Una pandemia e due guerre vicino a noi, più una serie di rivoluzioni e sconvolgimenti che ha dell’incredibile!
È cambiato proprio tutto, tanto che molti fanno fatica a riconoscersi in questo mondo che ha riscritto tutte le regole del gioco e a volte non sa più neanche a che gioco gioca… Tutto è cambiato, tranne la possibilità per le famiglie italiane di scegliere la scuola che ritengono migliore per i loro figli. Sembra incredibile ma è così.
10 marzo 2000; cosa è successo in quel giorno di 25 anni fa? Sono stati fissati i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, assicurandone piena libertà e garantendo ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni delle scuole statali.
Fu un grande giorno non solo per chi lo ha vissuto in prima persona, perché finalmente si dava attuazione agli articoli 30, 31 e 33 della Costituzione, ci si avvicinava all’Europa (in tutta Europa le scuole non statali sono finanziate dallo Stato con sistemi diversi), si concretizzava quanto scritto all’art. 118 Cost. in tema di sussidiarietà, si individuavano le famiglie come soggetti operativi nella scelta della scuola (la legge impone, nel secondo comma, che le istituzioni scolastiche non statali siano “coerenti con la domanda formativa delle famiglie”), si riconosceva la rilevanza della scuola nello svolgimento dei compiti affidati alle famiglie, primo fra tutti quello di istruire ed educare i figli.
Fu un grande momento, perché la legge 62/2000 sembrava avesse recepito la grande rivoluzione della Costituzione del ’48: fino ad allora la scuola era stata concepita in funzione del potere politico e come catena di trasmissione della cultura dominante. Ora invece la Costituzione ribaltava i termini del problema e veniva inventato un sistema scolastico in cui le scuole statali e non statali formavano un unico sistema nazionale di istruzione. Una grande, profetica novità che la legge sulla parità sembrava ribadire in modo netto e trasparente.
10 marzo 2025: cosa succede oggi? Succede che ancora oggi le famiglie meno abbienti non possono accedere alle scuole paritarie perché non se lo possono permettere, succede che le scuole paritarie, loro malgrado, sono diventate le scuole “dei ricchi e dei preti”, succede soprattutto che questi principi sanciti dalla Costituzione e dalla legge 62/2000 non sono passati nella cultura corrente, non solo in quella laica o laicista che sia (da sempre contro le scuole non statali), ma anche in quella cattolica.
Siamo tutti d’accordo sulla centralità della persona umana, ma quando questa centralità deve essere declinata in campo educativo scattano le ideologie, i rifiuti, le riserve, scatta soprattutto uno statalismo esasperato per cui lo Stato decide, gestisce, propone e realizza. Sempre. Invece le parole “scuole paritarie, educazione, istruzione, formazione”, sono parole patrimonio di tutti e di cui tutti si debbano occupare, se è vero che la Costituzione costituisce una eredità e un mandato che tutti dobbiamo custodire e difendere.
La scuola è patrimonio di tutti, prima di tutto delle famiglie e le famiglie per prime devono difendere i loro diritti ed accettare i propri doveri nel campo dell’educazione. In altre parole, lo spazio di azione della società non è quello della sfera privata ma quello della sfera pubblica e la società proprio per questo deve avere un riconoscimento totale, dal punto di vista dei principi, delle regole, della dignità, ma anche dal punto di vista economico.
Occorre comprendere che le famiglie non sono assolutamente sostituibili nei loro compiti, sono una necessità e che la battaglia per la libertà di scelta educativa è una battaglia di civiltà, di libertà e di progresso che riguarda tutti, proprio tutti. Quanti sono convinti che sia così? Quanti sono pronti a lottare e a spendersi per una questione così decisiva? L’Art. 118 della Costituzione parla di “cittadinanza delle formazioni sociali, tra cui le famiglie” ed è da qui che occorre partire.
Ricordo che, negli anni, svariati ricorsi – anche presso la Corte Costituzionale – contro le richieste di annullamento di disposizioni a favore del diritto alla libera scelta di genitori per la frequenza dei loro figli nella scuola paritaria, quasi sempre formulate dalle CGIL, hanno sempre avuto un’accoglienza molto diversa e positiva rispetto a quello che sarebbe successo se il ricorso fosse stato fatto dalle scuole paritarie non statali; proprio perché le argomentazioni a favore della possibilità di scelta delle famiglie sono considerate quasi ovvie e, quindi, facilmente difendibili. La sentenza 42/2003 ha fatto giurisprudenza ed è apparsa in tutte le riviste specializzate.
La tutela della libertà di scelta educative delle famiglie è un vezzo di pochi addetti ai lavori? No! È un passaggio costituzionale ancora disatteso e attuarlo significa passare da una scuola prevalentemente statale e centralista ad una scuola della società civile che è in grado non solo di “ricevere” ma di “produrre” scuola. I tempi sono maturi per un passaggio del genere e le famiglie sono chiamate a testimoniare con i fatti che la formazione e l’educazione dei loro figli passa anche attraverso la loro libertà di scelta.
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