Tra meno di un mese si tornerà a scuola in presenza e, ai tempi del Coronavirus, è lecito porsi la seguente domanda: per quanto tempo? Sì, perché le previsioni degli esperti per l’autunno, da un punto di vista meramente epidemiologico, sono tutt’altro che rosee, tanto che uno di loro, Agostino Miozzo, attraverso le colonne de “Il Corriere della Sera” ha rimarcato come non abbia alcun senso “invocare l’autonomia didattica. Quella riguarda le modalità di insegnamento, non le decisioni sul virus. Le Asl e i presidi, di fronte alla decisione di chiudere e riaprire una scuola, se c’è un focolaio, adotteranno misure protettive per il decisore, quindi la Dad sarà inevitabile”.
A detta dell’ex coordinatore del CTS, servono modelli, indicazioni non interpretabili. “Mi immagino i conflitti nelle scuole: un genitore, magari poco convinto, vaccina il figlio per farlo andare in presenza e poi se lo ritrova in Dad. Non capisce più nulla. Deve sapere che cosa e perché succede. Chi sono i contatti stretti? Quello del banco vicino, tutta la classe. Se il positivo è il professore di ginnastica, 8 classi vanno in quarantena? Per i no vax devono essere adottate decisioni governative, come avvenuto nel settore della Sanità”.
PREGLIASCO E RICCIARDI: “SCUOLA? SERVE IL VACCINO”
Gli ha fatto eco Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’istituto “Galeazzi” di Milano, che ha sottolineato su “Il Fatto Quotidiano” in edicola oggi che “la situazione in questo momento sembra essere arrivata a plateau e nel prossimo futuro assisteremo a una lenta discesa, ma poi la riapertura delle scuole, il ritorno al lavoro e alle attività in generale e l’inverno avranno il loro peso”.
Al coro si è aggiunta anche la voce di Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute, Roberto Speranza, intervistato da “La Repubblica”: “Il grande punto interrogativo è la riapertura scuole – ha affermato -. Il caso della Scozia, un Paese che ha preso grandi precauzioni in questi mesi, è emblematico. Con la ripresa delle lezioni hanno visto un importante aumento dei casi. La Delta ha cambiato completamente la dinamica di questa pandemia”. Di conseguenza, è “giusto l’obbligo per i professionisti della sanità”, ma andrebbe introdotto “anche per chi lavora nella scuola. Va inteso come un modo per proteggere le persone fragili con le quali si entra in contatto”.