Se c’è una cosa su cui tutti gli schieramenti elettorali sono d’accordo è che il futuro sia in mano ai giovani. Ogni occasione è buona per riprendere questo concetto, perché la speranza è di avvicinare le nuove generazioni alla politica, ma soprattutto alle urne elettorali, per scongiurare un astensionismo che si prospetta essere senza precedenti. Ma com’è possibile parlare di giovani e di futuro senza avere un progetto chiaro, articolato e strutturato sulla scuola?
Durante la campagna elettorale, come previsto, di scuola si è parlato poco. Qualche accenno, qualche polemica, come lo scontro licei vs. istituti tecnici o il prolungamento dell’obbligo scolastico. Si è avanzata anche la proposta di rivedere i cicli scolastici: vecchissima idea di Tullio De Mauro (legge 30/2000) che ai tempi aveva sollevato tante perplessità e anche il tentativo, per la sua applicazione, di reperire strumenti preventivi per il contenimento della “onda anomala” che si sarebbe creata. Si è parlato di nuovi investimenti strutturali, contrattuali, per la formazione dei docenti, per le mense ecc., ma nessuno ha manifestato la necessità di mettere in campo una riforma vera del sistema scolastico nazionale. Almeno auspicarla. Una riforma dove gli insegnanti possano fare il proprio lavoro come si deve, introducendo dei criteri davvero meritocratici, ma al contempo lasciando autonomia agli istituti che in base alla territorialità, alla tradizione e al tessuto sociale in cui si trovano hanno inevitabilmente esigenze diverse.
È giusto che lo Stato individui un perimetro entro il quale operare, programmi condivisi, magari alcuni obbligatori ed altri modulati sulle necessità di un territorio o sui desiderata degli alunni, e finanzi l’istruzione dotando le famiglie o agevolandola con detrazioni fiscali, in modo da garantire la libertà di scelta.
E questo perché la libertà di scelta è un bene prezioso da salvaguardare e l’autonomia gestionale è la chiave per puntare all’eccellenza del processo educativo. Libertà di scelta e autonomia: ecco le due parole chiave per far ripartire la scuola ed anche lo sviluppo economico del Paese.
Il Next Generation Fund sembrava essere lo strumento per poter avviare una sperimentazione per riformare la scuola, in modo da realizzare libertà di scelta e autonomia gestionale. Invece, come afferma De Benedetti su Il Foglio, il ministro Bianchi si è opposto “a che il progetto venisse anche solo portato al Consiglio dei ministri”. Perché? Fa così paura creare un sistema scolastico dove ci sia autonomia, parità e libertà di scelta educativa?
L’appello che l’Agorà della parità ha rivolto ai politici è stato molto puntuale in questo senso, dettando la via rispetto a quelle che dovrebbero essere alcune tra le principali priorità che la politica dovrebbe avere nei confronti del sistema scolastico: sostegno alla libertà di scelta, gratuità dei servizi educativi per l’infanzia, sostegno per gli alunni disabili, attuazione della riforma della formazione iniziale degli insegnanti, aumento dei posto disponibili nelle facoltà di scienze della formazione primaria e accesso a bandi e iniziative anche per le scuole e per gli studenti degli istituti paritari, magari anche in previsione dei maggiori costi legati a gas ed energia.
Alla fine degli anni Sessanta uscì un volumetto con un titolo molto intrigante, Rapporto segreto da Iron Mountain sulla possibilità e desiderabilità della pace. Fece molto discutere anche perché, con le argomentazioni e il linguaggio delle commissioni di studio che rispondono all’autorità di governo, proponeva risposte spiazzanti e peggio agghiaccianti. Lo cito non perché intendo riproporre quelle considerazioni (non mancano comunque di interesse e di attualità anche oggi), ma perché per assonanza potremmo editare un volumetto dal titolo Rapporto sulla possibilità e desiderabilità della libertà di educazione. Temo che vi leggeremmo conclusioni del tipo: la libertà di educazione in Italia non è possibile e non è desiderabile, o non è possibile perché non è desiderabile.
Per questo sosterrò quegli uomini politici che intendono seriamente intraprendere iniziative legislative atte a favorire la libertà di scelta educativa e volte anche ad avviare, in un numero significativo di scuole, la sperimentazione di una vera riforma scolastica.
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