Un fuori programma al Meeting di Rimini. L’ospite giapponese Toshiyuki Mimaki ha chiesto di incontrare i giovani. Una lezione per la scuola
Martedì mattina, all’interno di una salettina del Meeting di Rimini, una settantina di ragazzi delle superiori ha incontrato Toshiyuki Mimaki, ottantatrenne, superstite del disastro di Hiroshima e Nagasaki, premio Nobel per la pace nel 2024. Lui stesso, dopo l’incontro dei giorni precedenti con il popolo della fiera di Rimini, aveva chiesto di poter conoscere alcuni giovanissimi del Meeting. Anch’io ho avuto la fortuna di partecipare a questo momento.
L’incontro, quasi una parentesi nascosta fra i grandi gesti del programma ufficiale, ha rappresentato una sintesi di quello che il Meeting ha proposto per l’intera settimana – in tante tavole rotonde e dialoghi, ricordo su tutti per bellezza e intensità quello con Domenico Fabio Tallarico e Lorenzo Bassani sulla serie tv Adolescence di cui consiglio fortemente la visione sui canali social del Meeting – come ipotesi di scuola e giudizio su cos’è la relazione con i giovani.
Mimaki, con umiltà e disponibilità assolute, ha raccontato ai ragazzi la sua esperienza drammatica di uomo ferito dal dramma della guerra e della catastrofe nucleare. Ma la sua narrazione non è stata mai toccata da definizioni o conclusioni. Dentro i suoi ottantatré anni, gli occhi e l’attenzione di Mimaki sono stati fin dall’inizio dell’incontro protesi a guardare le decine di occhi di fronte.
Le parole di un uomo possono essere definizioni conclusive o possono sgorgare dalla meraviglia per ciò che si vede davanti a sé. “Gli adulti non guardano più l’altro” diceva Tallarico nell’incontro sopra citato.
Invece quegli occhi malati e anziani erano tutti tesi ai volti curiosi dei giovani, quasi ad aver fame e sete di un tesoro che quelle giovani vite contengono al loro interno. Un uomo che ha visto tutto e che, per significare sé, ha bisogno di incontrare dei ragazzi. Ecco chi stavamo incontrando.
In un corpo evidentemente stanco e provato dalle conseguenze delle radiazioni subite tanti anni fa è vivo il desiderio di non negare i segni di speranza che vivono nel nostro mondo travagliato. Questa è la vera scuola che il Meeting ha proposto: un adulto che non ha ancora finito il suo viaggio di imparare.
Come affermava nel ’78 don Luigi Giussani, “l’educazione inizia là dove non si lascia più spazio all’autodifesa”, cioè dove un uomo, fosse pure un premio Nobel, ritorna bambino e si lascia ferire e toccare, meravigliare dal presente che sta accadendo. Un adulto che sa guardare un ragazzo, perché lui – l’adulto – poggia su una roccia, su un amore che ha ricevuto e che può restituire senza paura.
Mimaki ha voluto abbracciare tutti i ragazzi, uno per uno, da una sedia a rotelle, con le poche forze che ancora ha. Ha accettato il loro invito a visitare la mostra Profezia della pace da loro organizzata. Ha voluto compiere dei gesti insieme a loro: raccogliere le loro domande sulla pace scritte su dei foglietti, donare a ciascuno origami da lui fatti preparare per legare la propria vita alla nostra.
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