SCUOLA/ Uomini nuovi per non restare in balia del caso (e creare sviluppo)
Non c’è investimento più decisivo che quello nell’istruzione, ma non si tratta solo di risorse bensì di una antropologia nuova
Ebbene sì, siamo in crisi e, se continueremo a non reagire alle sfide, il dramma potrebbe diventare tragedia. Ma non lasciatevi distrarre dal teatrino della crisi politica agostana, li non c’è ne dramma né tragedia, è solo farsa.
La vera crisi ha radici profonde e pluridecennali, siamo da molto tempo il Paese europeo con il più grave calo demografico, con i redditi medi che non crescono, con la produttività che non cresce, con la disoccupazione giovanile alle stelle, con un basso tasso di partecipazione delle donne al mondo del lavoro e con conseguenti bassi tassi di occupazione, con una pubblica amministrazione incapace di modernizzarsi e di mettersi realmente a servizio del paese, con un indebitamento enorme che pesa sulle nuove generazioni.
Ognuno può agevolmente aggiungere altri fattori a quelli elencati, ma la vera questione è da dove partire per rispondere alle sfide e alle provocazioni che la realtà ci pone.
Sono trascorsi quasi 30 anni dalla fine della prima repubblica e si sono succeduti governi di vario tipo eppure i problemi sono ancora tutti sul tappeto; ovviamente ognuno è libero di preferirne alcuni agli altri, ma tutti dovremmo arrenderci all’evidenza che non sarà la politica a generare ricchezza e sviluppo né gli spetta il compito di educare un popolo (le tragedie degli “ismi” del novecento ce lo ricordano).
Ecco la parolina nascosta e decisiva: “educazione”. Una parola che si accompagna (e non si contrappone) a un’altra: “istruzione”.
La prima considerazione avallata ormai da una montagna di studi teorici ed empirici è che il livello di istruzione di un paese è uno dei fattori decisivi per il suo sviluppo, per favorire la mobilità sociale, per diminuire le disuguaglianze, per rendere possibile un nuovo welfare.
Dunque non c’è investimento più importante e decisivo che quello nell’istruzione, ma non si tratta solo del pur necessario incremento delle risorse investite, ma della loro qualità. Non è solo questione di edilizia scolastica, di panino a scuola, di regolarizzazione di precari; le vere sfide sono legate alla qualità degli insegnamenti, alla valorizzazione dell’alternanza scuola-lavoro anche attraverso l’apprendistato di primo livello, al raccordo con la digitalizzazione e più in generale col paradigma del cosiddetto “Game”, allo sviluppo delle soft skills, all’ampliamento delle qualifiche professionali, alla valorizzazione del pluralismo educativo tra sistemi diversi (statali e privati, scuole e enti di formazione professionale, ecc.), alla strutturazione di un adeguato sistema di formazione terziaria non accademica (Its) che collabora con il sistema universitario.
Personalizzazione dei percorsi, varietà di strumenti e di metodologie e pluralità dei soggetti erogatori sono quindi i tre cardini su cui si fonda un reale servizio alla persona. Le dimensioni della creatività, dell’interazione dialogica tra i bisogni degli utenti, in perenne evoluzione, le opportunità offerte dallo sviluppo della tecnica, la predisposizione ad affrontare e risolvere l’imprevisto (il problem solving) esigono un uomo unitario, dotato di conoscenze e competenze, capace di responsabilità e di assumersi il rischio dell’azione.
Ma quest’uomo unitario non è frutto del caso, è l’esito di un’educazione. L’educazione infatti è la modalità attraverso cui la persona sviluppa la coscienza del proprio io e della realtà che la circonda, esprimendo giudizi su di essa e lavorando per la sua trasformazione, al fine di trovare soddisfazione alle proprie esigenze, tra cui la principale è quella di significato. Dal punto di vista metodologico questo percorso si attua all’interno di un paragone sistematico tra una proposta e la libertà del soggetto, di un io che, provocato da essa, si mette in gioco. Questa concezione si fonda dunque sulla centralità della persona e della sua interazione con ciò che la circonda; tale interazione sarà tanto più proficua quanto più la persona avrà a disposizione elementi che ne favoriscano la completezza del giudizio.
Proprio di questo parleremo oggi al Meeting di Rimini in un incontro dal titolo “Formazione è anche educazione” (Arena Sussidiarietà e Lavoro, padiglione B1 ore 17, ndr). Ne parleremo attraverso la testimonianza di nove giovani che ci racconteranno come il loro percorso formativo è stato anche un cammino educativo che li ha portati alla scoperta di sé, alla valorizzazione dei loro talenti, al desiderio di costruire un futuro buono per se e per tutti.
L’esperienza di questi giovani ci renderà evidente cos’è in grado di consentirci di affrontare il nuovo, di dominare l’imprevisto, di progredire nei campi della scienza e della tecnologia, riportandoci a uno dei fondamenti della concezione giudaico-cristiana in cui la storia cammina verso un destino positivo e in cui l’uomo è l’artefice di questo cammino.
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