Da alcuni giorni è disponibile su Netflix la miniserie in sei puntate Senna e dico subito che è un buon prodotto sotto tutti gli aspetti. Chi è appassionato di Formula 1 non può non vederla: un mondo dei motori completamente diverso da quello odierno e molto più appassionante.
Ho seguito il circus automobilistico nei campionati del 1992 e 1993 con Mansell, Berger, Alesi, Hill, Prost, Senna e un giovane promettente di nome Michael Schumacher. Premetto che ero e sono ancora un tifoso di Ayrton Senna da Silva e questo sicuramente influisce sul giudizio positivo sulla serie tv.
Nelle prime tre puntate si narra la sua vita a partire dalla passione innata sin da bambino per le quattro ruote, il successo con i kart, la Formula Ford e la Formula 3. Per queste lasciò il Brasile per diventare pilota, un mestiere, un lavoro che Senna si sentiva addosso, fatto su misura per lui. Ostinato e caparbio sfondò. C’è chi nasce calciatore (Maradona), tennista (Sinner), attore (Hopkins), pittore (Caravaggio) ecc., solo per citarne alcuni, ma il talento va coltivato e il brasiliano lo assecondò totalmente.
Al termine delle gare europee registravamo una decina di minuti con lui in cui rivedeva e commentava i momenti salienti della gara. In una di queste, uno dei miei giornalisti (che ci acchiappava di motori) gli disse che secondo lui uscendo da una chicane aveva usato più volte il piede picchettando sull’acceleratore. Rispose solo con due parole: Sì giusto.
È vero che ci sapeva di motori, li sentiva, e nella serie è ben sottolineato, ma non se la tirava per questo, come neppure nel registrare la suddetta rubrica. Aveva personalità, ma era umile. Pretendeva dai meccanici perché in primis metteva tutto se stesso in quel che faceva.
La narrazione si svolge su vari filoni: la figura umana e il suo carattere, la famiglia, la prima moglie, le sue imprese sportive. Memorabile la sua capacità di guidare sotto la pioggia battente, ineguagliabile.
La sua personalità si scontra con la politica del Circus (leggi Jean Marie Balestre) e con gli attriti con un altro grande pilota quale Alain Prost. Il loro duello sportivo è ben evidenziato nel terzo, quarto e quinto episodio con belle riprese, immagini delle loro sfide e degli sgambetti reciproci. Una grande sfida ben rappresentata.
E giungiamo all’ultimo episodio. Stagione 1994, Prost si è ritirato, Senna è passato alla Williams, i due si sono riappacificati e Schumacher è sempre più lanciato.
Gp di Imola, si schianta l’amico Rubens Baricchello, muore Ratzenberger e i piloti, in primis, Senna non vorrebbero correre, ma c’è troppa politica e soldi che girano nel circus della F1. Ayrton Senna da Silva muore. Tutti gli incidenti sono condensati in maniera veloce e non enfatica.
Le interpretazioni sono tutte intense e veritiere, anche negli atteggiamenti fisici. Un plauso agli attori principali, Gabriel Leone che interpreta Senna (già visto in Ferrari di M. Mann), Matt Mella (Prost), Patrick Kennedy (Ron Dennis). La casa di produzione brasiliana Gullane ha veramente fatto un ottimo casting. La serie tv è stata realizzata con il beneplacito e la collaborazione di Viviane, sorella di Ayrton, che dopo la morte del fratello ha costituito l’Istituto Ayrton Senna per aiutare i ragazzi poveri brasiliani, idea che era venuta in vita al pilota.
Questa serie tv forse per qualcuno è un po’ di parte, ma non vi è nessun incensamento di sorta, non si sbandiera (solo pochi secondi video che passano) quando nel 1992 si fermò 1992 a Spa in Belgio per soccorre e salvare la vita a Erik Comas.
La serie si conclude con immagini vere di Ayrton e di una sua dichiarazione:
– …. E a tutti voi che state guardando ora, dico che chiunque voi siate, o qualunque sia la vostra posizione nella vita, dalla classe sociale più alta a quella più bassa, puntate sempre ad avere molta forza, molta determinazione, e fate tutto con molto amore e con molta fede in Dio.
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