L'Europarlamento boccia la mozione di sfiducia contro Ursula Von der Leyen: Commissione UE salva ma restano le divisioni. FdI non partecipa al voto

VON DER LEYEN (E LA COMMISSIONE UE) SI SALVANO ALL’EUROCAMERA: MOZIONE RESPINTA SUL PFIZERGATE

Lo avevamo già scritto negli scorsi giorni e il risultato dell’Aula non fa che confermarlo: con 360 voti contrari, la mozione di sfiducia sul caso Pfizergate contro la Presidente della Commissione UE Ursula Von der Leyen viene ufficialmente bocciata dal Parlamento Europeo. 553 i votanti in tutto nella plenaria di Strasburgo convocata da lunedì scorso, con la leader tedesca che mentre votavano gli eurodeputati si trovava a Roma per la Conferenza sulla ricostruzione dell’Ucraina.



Anche per questo motivo molto diplomatico e politico la Premier Giorgia Meloni con la forte componente di FdI all’interno del gruppo ECR ha deciso di non partecipare al voto, mentre il resto dei Conservatori (su tutti l’AUR rumeno e il PiS polacco) si è schierato a favore della mozione di censura presentata dall’europarlamentare ECR Piperea.



Presidente UE Ursula Von der Leyen con Premier Giorgia Meloni a Roma (ANSA 2025, Giuseppe Lami)

360 i No, ben 175 i Sì (di fatto 100 oltre i firmatari della mozione di sfiducia iniziale), 18 gli astenuti: la censura non passa, Ursula Von der Leyen e il resto della Commissione Europea rimane in sella e prosegue la Legislatura, di fatto ritenendo legittime le spiegazioni date dalla Presidente nel suo discorso all’Aula sulle negoziazioni sui vaccini con Pfizer e altre big Pharma durante la pandemia Covid.

I due terzi dell’emiciclo avrebbero dovuto votare a favore della mozione per portare alle dimissioni integrali della Commissione UE: così non avverrà, ma restano le divisioni con i Socialisti che in extremis sono stati rassicurati da Bruxelles per un voto favorevole (in cambio del Fondo Sociale sul bilancio pluriennale, una delle battaglie storiche dei socialdemocratici), con ECR spaccata al proprio interno tra FdI e blocco di Visegrad, mentre Verdi e Liberali (con S&D) accusano il PPE di tenere una politica “dei due forni” che mette a rischio il «patto europeista».



URSULA SALVA, L’EUROPA NON ANCORA: GLI “SCRICCHIOLII” DI UNA COMMISSIONE EUROPEA CHE ANCORA NON INGRANA

Dalle dimissioni improvvise (e avvolte nel mistero) di Elisabetta Belloni ai mugugni interni a The Left (con la fuoriuscita di Carola Rackete, ndr), Verdi, Partito Socialista ed ECR, fino alla resistenza dell’opposizione patriota e sovranista contro la Commissione a guida Ursula: per Von der Leyen dopo la bocciatura netta della mozione di sfiducia, dovuta in sostanza alla spaccatura dei Conservatori e al via libera dei Socialisti (nonostante le tensioni su Sanchez e Ribera), il cammino di questa Legislatura è tutt’altro che in discesa.

Mentre stamattina alla Conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina a Roma è stata la stessa Presidente UE a lanciare un nuovo fondo di aiuti (e armi?) a Kiev, il futuro immediato delle trattative per far cessare il conflitto con la Russia non sembra particolarmente roseo. Le tensioni con il Medio Oriente, il rinvio dei dazi USA con la difficile negoziazione con Trump e la competitività che non decolla per le tante divisioni interne a livello politico: tutti elementi per cui la Presidenza Von der Leyen avverte vari scricchiolii, e con essa il tentato riaffermare di una “predominanza” della Germania di Merz – al Governo con lo stesso accordo Popolari- Socialdemocratici.

Ursula Von der Leyen con la vicepresidente UE Teresa Ribera (ANSA-EPA 2025)

Al di fuori dei 175 Sì che hanno accresciuto e non poco i primi 79 firmatari della mozione di censura presentata dal conservatore rumeno Piperei, i risultati del voto stamattina non possono far gioire troppo una maggioranza divisa al suo interno tra le diverse anime PPE, S&D, Verdi e Liberali (oltre ad un pezzo di ECR, con la componente di FdI che ha votato contro la sfiducia vista la presenza di Fitto in Commissione Europea). Dal Pfizergate al riarmo UE, le mosse anche spericolate di Von der Leyen non stanno piacendo a molti nell’Europarlamento e presso diverse cancellerie europee.

La sinistra accusa i Popolari di fare troppe “concessioni” alla destra, di contro l’ala sovranista ribadisce la necessità di tagliare il cordone con Socialisti e green per impostare una vera svolta “anti-woke” alla prossima Europa. L’impressione è che la resa dei conti sia solo all’inizio, con le varie mediazioni sui prossimi appuntamenti importanti dell’Unione (dalle guerre ai dazi fino a migranti e riarmo) che dovranno essere ben più consistenti e convincenti della corsa in extremis all’ultimo minuto per evitare che la mozione di sfiducia potesse passare clamorosamente.