SFOOTING/ Pechino 2022 Covid free: uno slalom tra le misure anti-virus

- Comic Astri

Xi Jinping vuole che Pechino 2022 sia un’Olimpiade invernale senza contagi Covid. E per centrare il risultato si è affidato al professor Tham Pohn He

Arianna Fontana Zhang Yuting short track lapresse 2022 640x300 Arianna Fontana (short track) alle Olimpiadi di Pechino 2022 (foto LaPresse)

Siete ancora vivi, cari lettorastri (amici lettori dei comicAstri)? Perché se ce l’avete fatta a resistere al covid, se siete sopravvissuti alla spasmodica tensione che vi ha attanagliato durante i giorni della rielezione del Presidente della Repubblica, e avete fiutato anzitempo (con Amadeus, avere naso è d’obbligo!) quella fascinosa girandola musicale ricca di colpi di scena che è stata la kermesse sanremese, beh… se siete giunti sin qui, è giusto che puntiate all’eternità, simpatici highlander che non siete altro!

Cosa offre il menù oggi? Lo sport qui è sempre stato di casa, e abbiamo sempre seguito i grandi eventi per quanto ci compete: stavolta è il turno dei Giochi invernali 2022, che si stanno svolgendo in Cina.

Perché Pechino? Ovvio, perché è la capitale del paese. Ma non solo: 1,3 miliardi di persone nel mondo (cioè i cinesi tutti) la considerano anche (forse soprattutto) una delle loro più note località sciistiche. Una scelta caldeggiata (diciamo così) dal presidente del Comitato organizzatore di Beijing 2022, Cai Qi, nominato personalmente indovinate da chi? Dal presidente Xi Jinping (non ve l’aspettavate, vero?).

Perché la scelta è caduta su questo sin qui oscuro funzionario? Forse per i suoi emeriti meriti sportivi, o per le sue notevoli capacità organizzative, o magari per le sue innate doti manageriali. Ahimè… niente di tutto ciò. La preferenza è caduta su di lui per via del nome, Cai Qi: Cai come Club Alpino Italiano! Un nome, una garanzia! E allora: viva la montagna, e viva pure l’Italia, grande amica di Pechino!

Ma torniamo a Xi Jinping… non tutti forse sanno che è un appassionato di sport invernali, che ama passare molti dei suoi weekend sulle piste da… xi. Aduso com’è ai bagni di folla, il potente segretario del Partito comunista cinese non disdegna di farsi fotografare e riprendere nelle sue spericolate peripezie: lanciato a tutta velocità in un’audace discesa libera, ma anche affrontando con sagace perizia il difficile passaggio fra i paletti dello slalom. Le tv di Stato, dal canto loro (e il canto è un melodioso elogio alla persona), non si lasciano sfuggire l’occasione di omaggiarlo con lunghe riprese dall’originalissima scritta in sovrimpressione a caratteri cubitali: SCI JINPING.

Che la Cina debba fare incetta di medaglie, è scontato. Ma il vero tormento jinpinghiano è un altro: fare di Beijing 2022 un’Olimpiade Covid free. E il regime cinese non ha badato a spese in merito, mettendo in campo uno squadrone di robot, scanner biometrici, metal detector, vigilantes, medici e infermieri, che possono contare su interi container di mascherine, tamponi, siringhe, vaccini e farmaci antivirali. Il greenpass? Nooo, il paese è rigorosamente… red!

E a guidare questa task force è stato chiamato un’autorità in materia di strategie anti-coronavirus, il professor He. Tham Pohn He (questo il suo nome completo) è docente all’Università di Shanghai, dove insegna Tecniche vincenti allo shanghai con i bastoncini dei test naso-faringei. E grazie al contributo di un traduttore locale, che ci ha aiutato col cinese mandarino, ben diverso da quello clementina) siamo riusciti letteralmente a raccogliere, come frutto su un ramo, un’intervista esclusiva per i nostri lettorastri.

Professore, su quale principio base si basa la sua strategia anti-Covid?

Una sola legola aulea: niente test antidoping, solo test molecolali.

C’è qualche disciplina che vi ha messo particolarmente in difficoltà?

Sì, più d’una, a cominciale dal bob a quattlo.

Ci può spiegare meglio?

Pelché avevamo chiesto alle valie nazionali di prevedele guidoslitte che lispettasselo le legole del distanziamento sociale: tla un memblo dell’equipaggio e l’altlo avlebbelo dovuto esselci almeno 2 metli di distanza.

Avrebbero?

Sì, alla fine non abbiamo potuto applicale le modifiche pelché i bob si allungavano tloppo e non liuscivano più ad afflontale le culve palaboliche.

Immaginiamo che un altro sport difficile da regolamentare in chiave anti-Covid sia stato l’hockey su ghiaccio. A quale soluzione avevate pensato?

Noi abbiamo ploposto che dopo ogni ingaggio o body checking venisse eseguito un tampone. Peccato che abbiamo ben plesto pelso un dottole dopo l’altlo.

Come mai?

In seguito ai blutali colpi subiti contlo la balaustla tutti i medici si sono ploculati flattule multiple, che necessitavano di immediato licovelo nei lepalti di oltopedia…

E le gare di slalom gigante e speciale?

Dopo ogni discesa abbiamo plovveduto a sanificale tutte le polte e tutti i paletti. E la stessa misula plecauzionale è stata adottata pel i sassi e le scope del culling (curling, qui dobbiamo per forza italianizzare per poter capire…).

Un’ultima curiosità. Come avete cercato di garantire i tamponi agli atleti impegnati nelle gare di salto con gli sci dal trampolino di 90 metri?

Semplice: abbiamo utilizzato i dloni, dopo avel scaltato l’idea di utilizzale bastoncini pel i test molecolali da 80 metli. Ela platicamente impossibile, dulante il salto degli atleti, centrale pelfettamente le nalici del lolo naso…

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