Agire con la premialità sulle imprese virtuose può consentire di aumentare la sicurezza sui luoghi di lavoro
Continuiamo a dedicare attenzione a prevenzione, sicurezza e salute sul lavoro poiché la questione è tale – tutti i giorni i bollettini degli infortuni ci informano sulle tragedie che si compiono – che non possiamo e non vogliamo fermarci per individuare nuovi sistemi per indurre le imprese ad adottare tutte le misure necessarie per proteggere le lavoratrici e i lavoratori, compreso ovviamente l’effettivo risarcimento del danno.
In Commissione Giustizia arriva una riforma penale a garanzia delle sicurezza che prevede tra le altre norme già operative figlie del TU 81/2008 e seguenti un meccanismo di premialità per le imprese virtuose. Un’apposita commissione al ministero della Giustizia guidata dal Viceministro Paolo Sisto ha portato avanti in questi mesi un lavoro serio, approfondito e non semplice per apportare utili miglioramenti normativi.
Si va verso un modello più orientato a parametri di prevenzione che sulla sanzione, che arriva sempre troppo tardi, quando ormai il fatto è accaduto. Dunque, oltre che semplificazione normativa la formazione, la prevenzione, la cultura della sicurezza deve diventare una reale priorità a tutela innanzitutto della vita dei lavoratori, ma anche della responsabilità dei datori di lavoro, per poter realizzare anche produttività e crescita economica del Paese.
Dunque, oltre che rafforzare le misure preventive garantendo la piena applicazione delle normative esistenti e introducendo tecnologie innovative e organizzative per il management per lo sviluppo della conoscenza, per il monitoraggio della sicurezza e i contratti che integrano anche l’intelligenza artificiale per il contenimento dei rischi, norme che premiano le aziende e dunque si impegnano possono rappresentare sicuramente un incentivo.

Nei primi sette mesi del 2025, l’Inail ha registrato una diminuzione delle denunce di infortunio in occasione di lavoro (-1,2%) e un calo dei decessi (-0,7%), mentre è aumentato il numero di infortuni in itinere (+0,9%), inclusi i casi mortali (+24,4%). I settori manifatturiero e trasporti hanno mostrato un calo, mentre costruzioni e commercio hanno registrato un aumento. Sono inoltre aumentate le malattie professionali denunciate (+9,9%), soprattutto nel Sud e nel Nord-Ovest. Ma sappiamo bene quante persone per non rischiare di perdere il lavoro non si rivolgono alle agenzie che presiedono il territorio e quanto lavoro sommerso e soprattutto irregolare si svolge in Italia.
Determinante per migliorare e aggiornare costantemente la propria conoscenza in materia, nonché dei diritti e doveri, è la formazione dei lavoratori e del datore di lavoro, con corsi specifici sui dispositivi di protezione e sulle norme e sostenere le imprese che implementano programmi, premiando concretamente quelle più attente alla sicurezza.
Occorre snellire un apparato burocratico che spesso ostacola l’efficacia delle misure di sicurezza, privilegiando orpelli burocratici e modulistiche che si possono raccogliere su un’apposita piattaforma più agile e realmente orientata alla prevenzione, che consenta interventi preventivi, tempestivi e mirati sulla sicurezza.
La questione non coinvolge solo il settore edilizio ma anche la Pubblica amministrazione e le varie norme che prevedono, per esempio nei servizi alla persona, nel sociale e nella sanità, quelle figure contrattuate che sono soggette proprio in questi giorni a proposte di certificazione di un eventuale nuovo profilo professionale come le Assistenti familiari – oggi badanti, babysitter, accompagnatori di persone non autosufficienti – destinatarie di un ddl approvato nelle Linee dal Consiglio dei ministri su proposta del ministero del Lavoro di concerto con Università e Istruzione, dove tra i criteri e i moduli di formazione sono previsti prevenzione, salute e sicurezza.
Quindi tanta attenzione è doverosa nell’evitare certificazioni con poche ore di formazione concreta, ma di livello qualificato, perché il cd ulteriore lavoro povero non serve alle famiglie. Occorre dotare i servizi alla persona di personale in grado di prendersi cura, affiancando su coinvolgimento e riconoscimento del grande lavoro i caregiver che a tutt’oggi sono coloro che curano i propri familiari con una costanza e la consapevolezza che il welfare spesso sono solo loro e che meritano risorse a loro disposizione anche per poter scegliere che tipo di sollievo possono adottare e magari rivolgersi a personale di cui potersi fidare.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.
