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Home » Lavoro » SICUREZZA SUL LAVORO/ Le differenze di genere da considerare nel valutare i rischi

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SICUREZZA SUL LAVORO/ Le differenze di genere da considerare nel valutare i rischi

Alessandra Servidori
Pubblicato 13 Ottobre 2024
La sede centrale dell'Inail a Roma (CC BY-NC-SA 2.0)

La sede centrale dell'Inail a Roma (CC BY-NC-SA 2.0)

L'Inail ha predisposto un documento tecnico per la valutazione dei rischi connessi alla salute e sicurezza dei lavoratori in ottica di genere

Un recente rapporto Cisl documenta che l’andamento degli infortuni, a partire da quelli mortali, come anche le malattie professionali, superato il primo semestre del 2024, segna un evidente crescita degli eventi che deve imporre un’attenta riflessione sulle cause e una strategica azione di prevenzione e di ciò che dobbiamo fare e subito perché dal confronto tra i dati del 2023 e quelli del 2024, riferiti allo stesso semestre, il numero complessivo degli accadimenti è aumentato di 3.600 casi di infortunio, pari a +2,21%. Vi è l’urgenza e la necessità di politiche mirate di prevenzione e misure specifiche per settore, territorio, popolazione lavorativa, e la recente apertura da parte del Presidente di Confindustria sulla volontà di costruire un nuovo Patto sulla sicurezza nei luoghi di lavoro è fondamentale perché lo spirito che serve è questo: Governo, Autonomie locali, Imprese, Sindacato, lavorino in modo sinergico per fermare questa ignobile scia di sangue. Perché dove c’è sicurezza, dove c’è tecnologia, dove c’è più coinvolgimento dei lavoratori e lavoratrici c’è anche maggiore competitività e produttività.

Recentemente l’Inail ha predisposto un documento tecnico per la valutazione dei rischi connessi alla salute e sicurezza dei lavoratori in ottica di genere. È lo stesso articolo 28 del decreto legislativo n. 81/2008 a ribadire la necessità di garantire l’uniformità della tutela delle lavoratrici e dei lavoratori sul territorio nazionale, anche con riguardo alle differenze di genere, di età e di provenienza delle lavoratrici e dei lavoratori. Troppo spesso, infatti, succede che nei documenti di valutazione dei rischi la differenza di genere viene confusa con la tutela delle lavoratrici madri, attuata mediante misure per gestanti e di supporto alla maternità, che è invece già considerata e declinata in un diverso dettato normativo il d.lgs. n. 151/2001 (cd. Testo unico della maternità e paternità). L’Istituto ha diffuso pertanto il primo di una serie di documenti che avranno lo scopo di approfondire il tema dal punto di vista normativo, statistico e tecnico mettendo a disposizione dei datori di lavoro strumenti operativi che contengano approcci aggiornati alla problematica.

Il documento è composto di una parte generale, che inquadra e contestualizza il tema della valutazione dei rischi in ottica di genere, una seconda parte applicativa riportante delle schede di rischio finalizzate all’integrazione della valutazione dei rischi in ottica di genere e un’appendice statistica con dati aggiornati in merito all’andamento infortunistico. Certo è che il documento va conosciuto, studiato e applicato perché è fondamentale promuovere l’analisi delle differenze che l’appartenenza a un genere può sviluppare nell’ambito dell’adibizione a un’identica mansione in una stessa attività lavorativa, oltre che delle particolari criticità che possono verificarsi in ambienti occupati prevalentemente da uomini o da donne con caratteristiche diverse per età, provenienza e genere. Tradizionalmente, la normativa in tema di salute e sicurezza sul lavoro non ha fatto distinzione tra i diversi generi, tanto che luoghi di lavoro, macchine e attrezzature, postazioni di lavoro e persino i DPI sono stati progettati e resi disponibili per individui occidentali, di sesso maschile di corporatura ed età medie e standardizzata; lo stesso è avvenuto per il calcolo dei limiti di esposizione alle sostanze pericolose. Solo da pochi anni sono reperibili sul mercato abiti da lavoro, calzature antinfortunistiche e alcune tipologie di DPI con taglie adeguate alle diverse corporature. Si supera così l’idea di “lavoratore neutro” che emergeva dal corpo normativo precedente al d.Lgs. n. 81/2008 e s.m.i. che ribadisce la necessità di garantire l’uniformità della tutela delle lavoratrici e dei lavoratori sul territorio nazionale, anche con riguardo alle differenze di genere, di età e di provenienza delle lavoratrici e dei lavoratori.


TIROCINI/ La riforma necessaria per puntare a qualità e inclusione


Nell’ambito della valutazione dei rischi in ottica di genere, Inail tuttavia rileva difficoltà attuative e, più in generale, carenza di metodologie standardizzate, considerato che non solo uomini e donne possono essere esposti a rischi diversi nei vari comparti di lavoro, ma possono rispondere in maniera diversa alla stessa esposizione a un determinato rischio. Una corretta conoscenza e valutazione dei rischi in ottica di genere è dunque la premessa imprescindibile per l’attuazione di interventi di prevenzione più mirati ed efficaci. Ed è proprio con questo obiettivo che la Consulenza tecnica per la salute e la sicurezza e la Consulenza statistico attuariale dell’Inail hanno avviato il progetto con cui approfondire il tema da un punto di vista normativo, statistico e tecnico, aiutando i datori di lavoro a disporre di strumenti che contengano approcci aggiornati alle conoscenze più attuali sotto il profilo tecnico scientifico per fornire risposte sempre più puntuali e specifiche a lavoratrici e lavoratori.


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