Sindaco Olbia vs Conte/ Furia Settimo Nizzi “Nuovo Dpcm condanna a morte la Sardegna”

- Davide Giancristofaro Alberti

Settimo Nizzi vs Conte. Secondo il primo cittadino di Olbia, il nuovo Dpcm condannerebbe a morte la Sardegna, e Solinas dovrebbe impugnarlo

Zona rossa Alzano e Nembro, ricostruzione Conte Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte (LaPresse)

Non ci sta il sindaco di Olbia, Settimo Nizzi. Il primo cittadino di uno dei principali snodi della regione Sardegna, si è schierato apertamente e pubblicamente nei confronti del presidente del consiglio, Giuseppe Conte, e dell’ultimo Dpcm, quello presentato ieri e che entrerà in vigore dal prossimo 4 maggio, in vista della Fase 2. Secondo Nizzi, il premier avrebbe ascoltato solo una parte dei governatori delle regioni italiane: “È impugnabile – le parole riportate dall’edizione online di SkyTg24.it – per emetterlo avrebbe dovuto sentire la Conferenza Stato-Regioni e invece ha sentito solo il presidente Stefano Bonaccini”. Il sindaco ha quindi sollecitato l’intervento del governatore della regione Sardegna, Christian Solinas, di modo che lo stesso possa far valere lo statuto speciale di cui gode la stessa isola: “Chiedo al governatore Christian Solinas di farsi coraggio e chiedere risposte immediate al riguardo – dice ancora Nizzi – ci liberi, noi saremo con lui”.

SETTIMO NIZZI VS CONTE: “NON SI E’ TENUTO CONTO DELLE DIFFERENZE FRA REGIONI”

Secondo il sindaco di Olbia, il rischio di un’emergenza economica senza precedenti è dietro l’angolo. Lo stesso teme infatti che il provvedimento “porti la gente alla fame e all’esasperazione, la disobbedienza civile minacciata da alcuni non è un’ipotesi, ma famiglie e aziende non ce la fanno più”. Il presidente del Consiglio, prosegue ancora Nizzi, avrebbe dovuto tenere in maggiore considerazione le differenze fra regioni: “non fa attenzione alle differenze tra regioni fortemente contagiate e altre solo sfiorate, tratta tutti alla stessa maniera. Lo stesso provvedimento, estendendo le disposizioni anche alle Regioni a statuto speciale, si riferisce a un criterio di compatibilità rispetto all’autonomia”. Quindi l’affondo finale: “il premier si arroga un diritto che non ha e tratta tutta l’Italia allo stesso modo, senza badare alle grandi differenze sia rispetto all’emergenza sanitaria che rispetto alla compatibilità tra i provvedimenti e l’applicabilità rispetto appunto ai poteri autonomistici e statuti speciali”.





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