La Siria ha rotto nuovamente i rapporti con i curdi: lo scontro riacceso da una recente conferenza che ha coinvolto anche i drusi e gli alawiti
Dopo diverse settimana in cui sembrava possibile che il nuovo governo della Siria retto da Ahmad Hussayn al-Sharaa (anche noto con il nome di battaglia “al-Jolani”) trovasse un via per riappacificarsi con i curdi – anche grazie al supporto internazionale di Stati Uniti e Francia -, una recente conferenza ha nuovamente aumentato il livello delle tensioni, con il governo di Damasco che si è ritirato da qualsiasi futuro incontro.
Partendo proprio dalla conferenza, è utile ricordare che si è tenuta lo scorso 8 agosto ad Hasakeh – nell’area a Nord-Est del territorio siriano, controllata dai curdi – alla presenza delle cosiddette Forze Democratiche Siriane, del leader druso Hikmat al-Hijri e di quello alawita Ghazal al-Ghazal: un incontro al termine del quale è stato chiesto alla nuova amministrazione di Damasco di aprire una trattativa per redigere tutti assieme una Costituzione e arrivare a una divisione territoriale sul modello federale, con aree governate da potenze diverse che rispondono a un solo governo centrale.
Non solo, perché sul palco della conferenza al-Hijri ha anche commentato il recente scontri tra la Siria e il popolo alawita (del quale faceva parte anche l’ex presidente Assad, ma che non si è mai veramente opposto in modo formale al nuovo governo) definendolo – riferisce il governo di Damasco – “un genocidio sistematico perpetrato a sangue freddo“, esortando anche un intervento dell’ONU affinché individui e punisca i responsabili.
La Siria rompe (nuovamente) con i curdi: “Inaccettabile la collaborazione con le forze separatiste ostili”
Al di là della posizione di al-Hijri, sembra che al governo della Siria non sia andato veramente giù l’incontro ad Hasakeh, tanto che all’indomani – ovvero nella giornata di ieri, sabato 9 agosto – Damasco ha annunciato il suo ritiro dall’incontro a Parigi che si sarebbe dovuto tenere con le Forze Democratiche Siriane per arrivare a una normalizzazione dei rapporti e a un accordo (in qualche modo) definitivo sull’amministrazione del territorio mediorientale.
Secondo la Siria, infatti, l’incontro dello scorso venerdì “mina il cammino di dialogo” che era stato aperto con parecchie difficoltà da Washington e Parigi, sostenendo che Damasco non ha nessuna intenzione di trattare con le “forze separatiste ostili” che “cercano di far riviere l’era del precedente regime sotto qualsiasi altro nome”; il tutto precisando che gli unici responsabili di questa decisione sono le Forze Democratiche Siriane.