Ucciso in Siria il cattolico melchita Milad Farakh: era accusato di aver venduto della carne avariata e qualcuno grida alla persecuzione dei cristiani
Ha suscitato una vera e propria ondata di dissenso online – prontamente messa a tacere dal governo, ma ci arriveremo – la morte in un carcere della Siria del cattolico melchita Milad Farakh arrestato solamente un paio di settimane fa e finito al centro di voci che vedevano nel suo arresto l’ennesima pagina di una (presunta) persecuzione dei cattolici sul territorio un tempo governato dalla famiglia Assad e caduto nelle mani dei ribelli dallo scorso dicembre.
Partendo dal principio, è bene ricordare che l’arresto in Siria di Milad Farakh risale – appunto – a circa due settimane fa: l’uomo – membro della comunità greco-cattolica melchita del villaggio di Kafra, nella cosiddetta “Valle dei Cristiani” – era stato accusato di aver venduto nella sua macelleria della carne avariata ed era stato immediatamente trasferito nel carcere di Balouna, a Homs, suscitato una vera e propria ondata di indignazione popolare.

In carcere, Milad Farakh sarebbe stato sottoposto a una lunga serie di torture al termine delle quali – senza che nei suoi confronti venissero formulate delle accuse ufficiali – è morto: la conferma del decesso è stata data da una “fonte locale” del quotidiano arabo ACI MENA, ammessa – secondo il suo racconto – dalle stesse autorità siriane che si sarebbero, addirittura, scusate dell’accaduto e avrebbero arrestato l’agente responsabile delle torture.
Cosa c’è dietro l’arresto in Siria di Milad Farakh: “Nessuna persecuzione dei cristiani”
Come dicevamo prima, l’accusa di aver venduto carne avariata era stata all’origine di un’ondata di critiche verso il regime della Siria, accusato di aver arrestato, torturato e ucciso Milad Farakh solamente per la sua fede cattolica: la stessa fonte che citavamo prima, però, ha negato fermamente questa versione, sottolineando che non vi sono prove della persecuzione e che fino a questo momento il nuovo governo di transizione avrebbe intrattenuto ottimi rapporti con il clero.
Secondo la fonte, l’accusa mossa contro il cattolico arrestato in Siria serviva solamente per evitare “disordini nella regione”, spiegando che – in realtà – era indagato in quanto “collaboratore” di presunti “attori stranieri” che vorrebbero destabilizzare l’attuale governo: l’uomo, infatti, sarebbe implicato “nell’attentato dinamitardo” che si è registrato il mese scorso al Valley Hotel, coordinandosi anche con dei “gruppi esterni” per diffondere la voce sulla persecuzione dei cristiani.
