È stata da poco rinnovata la social card "Dedicata a te" destinata alle famiglie meno abbienti per la spesa alimentare
Anche quest’anno è stata approvata la social card “Dedicata a te”, dopo lo sblocco nei giorni scorsi di circa 500 milioni con apposito decreto interministeriale, necessario per l’applicazione della misura prevista nella Legge di bilancio.
Si tratta di un contributo di circa 500 euro versato dallo Stato a nuclei familiari di almeno tre componenti, e con Isee non superiore a 15.000 euro, al fine di sostenere le spese per i generi alimentari. Si calcola che la platea dei destinatari sarà di circa 1.157.179 di nuclei, che non devono però ricevere altre forme di sostegno.
Per verificare la bontà della misura va brevemente analizzato l’andamento economico, in particolare l’inflazione generale e, nello specifico, quella dei beni alimentari.
I primi dati di luglio indicano una crescita stabile dell’indice generale su base annua dell’1,7%, un dato molto lontano dalla situazione inflazionistica di pochi anni fa: nonostante la situazione globale sia ben lontana da una forma di stabilità, la crisi energetica che aveva portato a un’accelerazione inflazionistica (e a delle politiche restrittive della Bce) sembra passata, anche se va tenuto alto il livello di guardia.
Allo stesso tempo, e questo è il dato preoccupante, l’inflazione per i generi alimentari aumenta: su base annua è del 3,4%. L’aumento dei generi alimentari va ovviamente ad appesantire il carrello della spesa, composto anche da altri beni di consumo, e quindi la spesa dei cittadini. I dati Istat indicano che tale aumento è di circa 400 euro annui per nucleo familiare.
Nello specifico, analizzando meglio l’aumento del carrello della spesa si ha “per una coppia con due figli, un rialzo complessivo del costo della vita pari a 608 euro su base annua, di questi ben 375 se ne vanno solo per i prodotti alimentari e le bevande analcoliche, 395 per il carrello della spesa” (cfr. Il Corriere della Sera).
Alla luce di questi dati, l’utilizzo della social card va a mitigare l’effetto inflazionistico per i nuclei più deboli e con figli. È una mitigazione, un aiuto, non certo la soluzione all’aumento della spesa. Il lato positivo della misura è che si tratta di un aiuto economico vincolato alla spesa di alimentari, con un rischio di dispersione dei fondi minimo.
Dall’altra parte rimangono gli stessi dubbi delle scorse edizioni: qualsiasi aiuto verso le fasce più deboli e le famiglie è ovviamente bene accetto, ma sembra che l’attenzione ai nuclei familiari numerosi di questa social card non sia all’interno di un piano più ampio, limitandosi quindi ad un rinnovo anno per anno.
Mentre è doveroso offrire almeno una “boccata d’ossigeno” a chi non riesce a sostenere le spese di base, serve un piano più ampio e di lungo periodo, che vada a combattere il fenomeno dei bassi salari (dunque del lavoro povero) e della disoccupazione: solo così, dando lavoro e strutturando delle politiche di welfare e familiari solide, sarà possibile rendere la social card un aiuto non più necessario.
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