Le sommosse scatenate dai giovani dopo la morte di Nahel Merzouk, ucciso in un controllo di polizia al quale aveva cercato di sottrarsi, raccontate in un libro: “Les deux France”. Il racconto parte dalla notte tra l’ 1 e il 2 luglio, quando dei malintenzionati hanno attaccato la casa di Vincent Jeanbrun, il sindaco della cittadina di Hay-les-Roses accanto a Parigi. “È stato un attacco alla vita quotidiana della mia famiglia. Ricordo la telefonata di mia moglie che ho ricevuto mentre mi trovavo nel mio ufficio in municipio. Poi ci sono ancora tracce visibili dell’attacco sulla facciata di casa mia. Inoltre, mia moglie è ancora in convalescenza” racconta sulle pagine de La Verità.
La decisione di scrivere un libro è nata perché “vorrei che non si dimenticasse ciò che è accaduto. Vorrei che si ricordassero gli eventi senza farne un dramma. Figli della Francia hanno attaccato i simboli della Repubblica francese, hanno distrutto tutto, a fronte di una impotenza terribile dell’autorità pubblica” spiega. Da quella notte, il sindaco della cittadina vicino Parigi ha cambiato modo di guardare la realtà: “Per anni sono forse stato troppo ancorato a un ideale repubblicano perché avevo la sensazione che la Repubblica fosse qualcosa di scontato. La verità è che la Repubblica è un sogno che si condivide o meno. Ma per qualcuno può anche essere un avversaria. Io considero gli avversari della Repubblica come miei avversari. Questo non significa invocare la guerra civile; al contrario, vuol dire che dobbiamo dotarci dei mezzi contro una minaccia”.
Sommosse in Francia: “Alcuni hanno portato a casa il fucile…”
Dopo le sommosse estive, la Francia e i suoi abitanti hanno cambiato modo di rapportarsi alla società. Vincent Jeanbrun, il sindaco della cittadina di Hay-les-Roses vicino a Parigi, spiega a La Verità: “Ho parlato con persone, che definirei ragionevoli per natura o impegnate in associazioni. Tra loro c’è chi mi ha detto di aver portato a casa il fucile da caccia del nonno che aveva campagna. Credo che siamo in una fase di passaggio verso qualcosa nuovo. Le sommosse ci hanno segnato. Abbiamo atteso una risposta dallo Stato ma non la vediamo arrivare. Tutto ciò mi dispiace perché non credo affatto nell’autodifesa“.
Lo Stato, secondo Jeanbrun, non ha preso misure efficaci: “Nelle parole del presidente Macron c’era una forte volontà di combattere l’immigrazione illegale senza però dotarsi, sul campo, di tutti gli strumenti necessari a farlo”. Gli aggressori che presero parte alle sommosse, secondo il primo cittadino erano criminali: “Parte di loro aveva la fedina penale pulita, in quanto molto giovane, ma era molto violenta e coinvolta nel traffico di droga. Il nocciolo duro degli aggressori, poi, era un altro. Si trattava di persone più grandi, ben organizzate e che, probabilmente, erano drogate vista l’energia e la resistenza che hanno dimostrato”.