Cresce il potenziale del centrosinistra, non le intenzioni di voto. 5 Stelle e Azione attirano consensi dal centrodestra, ma la coalizione non è unita
Novità in tema di sondaggi e intenzioni di voto. Aumenta il mercato potenziale dei partiti, ossia il numero degli elettori che potrebbero cambiare il partito di riferimento nelle urne. Ma mentre nel centrodestra la possibile mobilità dei consensi è tutta interna alla coalizione, il centrosinistra ha più possibilità di agganciare il voto di persone prima orientate ad appoggiare la coalizione rivale.
Un’opportunità, dice Arnaldo Ferrari Nasi, sociologo e analista che con la sua AnalisiPolitica ha da poco realizzato un sondaggio su questi argomenti, che riguarda soprattutto 5 Stelle e Azione. Un centrosinistra unito, che riuscisse a trovare un accordo in vista delle urne tra le sue diverse anime, potrebbe vincere, anche se poi le distanze tra le posizioni dei partiti probabilmente non permetterebbero di governare a lungo.
Avere un potenziale, inoltre, non significa far cambiare effettivamente idea alle persone. In questo il centrosinistra non è stato convincente: da due anni, infatti, le intenzioni di voto rilevate dai diversi istituti praticamente non cambiano e la Meloni per tutti i sondaggisti resta tra il 28% e il 30%.
I potenziali elettori di Azione, comunque, potrebbero venire per il 45% da FdI e il 10% dalla Lega, mentre per M5s i nuovi consensi potrebbero arrivare per il 15% dalla Lega e per un altro 15% da FdI. Nel centrodestra le dinamiche restano fondamentalmente tutte interne. FdI regalerebbe voti in maggioranza a FI (75%).
Cosa significa definire il mercato potenziale dei partiti e come si comportano da questo punto di vista centrodestra e centrosinistra?
Il voto è sempre più indeciso. Prima si seguivano le indicazioni del parroco o della sezione del partito comunista e si sapeva cosa votare già tre mesi prima delle elezioni. Negli anni 90 questo tempo si è accorciato ad un mese; negli anni duemila ad una settimana, dieci giorni. Adesso, sempre più di frequente, il voto si decide nel seggio.
Noi chiediamo alle persone se, al di là del partito realmente votato, hanno preso in considerazione qualche altra possibilità. L’ultima volta lo abbiamo fatto due anni fa e già rispetto ad allora constatiamo una certa differenza: i potenziali sono aumentati nel centro-sinistra e sono rimasti uguali o diminuiti nel centrodestra, a parte la Lega, per la quale crescono di 3 punti percentuali rispetto al 2023.
Perché si è consolidata questa tendenza?
Può voler dire che c’è una maggior offerta politica, ma anche che i partiti convincono di meno. C’è però da notare una cosa: le intenzioni di voto sono in pratica le stesse da due anni, e una cosa del genere non si era mai vista.
Ogni tanto Lega e Forza Italia si sopravanzano, restando all’incirca allo stesso livello, e FdI resta stabile, tra il 28% e il 30%. Anche il PD rimane sempre intorno alla sua quota; il Movimento 5 Stelle, dopo essere sceso un po’, si è consolidato attorno al 12-13%. Quindi anche se i mercati potenziali sono aumentati, in realtà nessuno è stato in grado di cambiare la propria offerta in modo tale da spostare l’elettorato.
Le potenzialità dimostrate dal centrosinistra, insomma, non si sono concretizzate?
In prospettiva ha più potenzialità. Se guardiamo al centrodestra vediamo che la Lega potrebbe prendere voti a Fratelli d’Italia e un po’ a Forza Italia, FI tantissimo da Fratelli d’Italia, un po’ da Azione e dalla Lega, mentre Fratelli d’Italia li avrebbe per metà dalla FI e un po’ dagli altri.
Vuol dire che il centrodestra si autoalimenta: sono voti che fondamentalmente girano all’interno della stessa coalizione. Non è così nel centrosinistra: non nel PD o in AVS, ma per esempio nei 5 Stelle, il cui mercato potenziale è composto anche da un 15% di Lega e 15% di FdI. Senza che ci sia anche il percorso inverso.
Le altre formazioni del centrosinistra come si comportano?
Il fatto più interessante è quello di Azione, perché prende metà del mercato potenziale da Fratelli d’Italia. Su tanti temi, in effetti, soprattutto quelli economici, prende posizioni che possono piacere anche agli elettori del centrodestra.
Fratelli d’Italia, d’altra parte, ha tre componenti: la destra populista, che se non ci fosse FdI andrebbe nella Lega; una componente più moderata, di persone che potrebbero orientarsi a FI rimanendo nel centrodestra; e una in cui confluisce chi apprezza certe posizioni di Calenda: la visione economica, una certa chiarezza, le battaglie contro i 5 Stelle, la netta posizione sulla guerra in Ucraina.
È più facile che i voti fuoriescano dal centrodestra che dal centrosinistra per spostarsi nell’altra coalizione. Che cosa ci dice questo elemento delle dinamiche politiche attuali?
Questa tendenza in prospettiva può creare un problema al centrodestra. La coalizione vorrebbe avere una “quarta gamba”, quello che finora non è riuscito a essere Noi Moderati, che rimane intorno all’1%. Potrebbe essere Azione, che per come è messa finora, se non aiuta il centrodestra gli porta via qualcosa in termini di consenso.
Il centrosinistra, invece, che problemi ha?
I numeri dicono che il centrosinistra unito può vincere, come ha fatto Prodi a suo tempo. Lo abbiamo visto a Genova e vedremo cosa succederà con le regioni che andranno alle urne ora. C’è un potenziale che potrebbe portare alla vittoria, anche se non credo che necessariamente li condurrà a governare bene: c’è troppa distanza tra i partiti che rientrano in questa area. Da questo punto di vista il centrodestra è sempre stato più bravo, nonostante le differenze tra Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, a trovare un punto di equilibrio sui valori più importanti.
Ma perché è aumentato il potenziale dei partiti del centrosinistra, cosa porta gli elettori di centrodestra a considerare di poter cambiare il voto?
Il Movimento 5 Stelle è nato raccogliendo il voto dei rancorosi, ma è esploso con quello dei delusi; i fortemente delusi della politica degli anni 2000/2010. Poi con le nuove generazioni di leader a partire dagli anni successivi, la ricostituzione della destra politica italiana, la stabilizzazione del Partito democratico, M5s si è posizionato, almeno momentaneamente, nell’ambito del centro-sinistra.
Ma rimane un partito con un’identità propria, non organica al centrosinistra, cerca sempre di distinguersi. Chi è deluso dal centro-destra vi si può orientare con poche remore: non va a sinistra, va dagli “incavolati”.
Chi altro può attrarre i voti del centrodestra?
Parlando di Azione c’è da dire che le sue posizioni in materia di economia e politica estera sono comunque vicine a quelle del centrodestra. I poli di attrazione di un centrosinistra unitario potrebbero essere questi due: 5 Stelle e Azione. I voti di Pd e Avs al massimo girano all’interno di questi due partiti. Sono loro l’ago della bilancia, ma mentre i 5 Stelle, almeno in questo momento, fanno parte della coalizione, i voti di Azione sono contendibili.
(Paolo Rossetti)
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