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Home » Politica » Sondaggi politici » Sondaggi Spagna: PSOE al 34%, PP in calo al 27%/ Lo scandalo corruzione non frena la crescita dei socialisti

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Sondaggi Spagna: PSOE al 34%, PP in calo al 27%/ Lo scandalo corruzione non frena la crescita dei socialisti

Claudia Maria Iannello
Pubblicato 14 Giugno 2025
Sanchez, Spagna

Spagna riconosce lo Stato di Palestina: l'annuncio del Premier Sanchez alla Moncloa (ANSA-EPA 2024)

Sondaggi Spagna PSOE sale al 34%, PP al 27%. Sánchez cresce nonostante lo scandalo Cerdán, opposizione in calo, governo in bilico ma ancora stabile

Secondo gli ultimi sondaggi spagnoli aggiornati al 7 giugno il Partito Socialista di Pedro Sánchez (PSOE-S&D) risale al 34% con un +2 rispetto alla precedente rilevazione di inizio maggio, mentre il Partito Popolare (PP-EPP) perde terreno e scende al 27%, indicando un calo di due punti percentuali in un momento particolarmente delicato per l’intera scena politica spagnola.


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La crescita del PSOE arriva in un contesto già contrassegnato da polemiche, inchieste giudiziarie e tensioni interne alla maggioranza, ma anche da un tentativo – da parte di Sánchez – di mostrare fermezza e assumersi le responsabilità politiche senza cedere alle richieste di elezioni anticipate.

Più stabili i partiti minori con Vox (13%, -1) e Sumar (7%, +1) che tengono le loro posizioni con qualche oscillazione, mentre Podemos si attesta al 4%, seguono i partiti regionali sotto il 2%; questi dati, elaborati dal CIS spagnolo, arrivano dopo la conferenza stampa in cui il premier ha chiesto pubblicamente scusa per la vicenda giudiziaria che ha travolto il suo partito, con particolare riferimento al caso che coinvolge Santos Cerdán, ex numero 3 del PSOE, dimessosi a seguito di un’indagine che lo lega al cosiddetto caso Ábalos, insieme all’ex ministro dei Trasporti José Luis Ábalos e al suo collaboratore Koldo García.


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Nonostante l’impatto mediatico dello scandalo, Sánchez ha ribadito la sua intenzione di completare il mandato e di non considerare l’opzione di un ritorno anticipato alle urne, parlando apertamente di “tolleranza zero per la corruzione”, ma anche della necessità di distinguere le responsabilità individuali da quelle del governo nel suo insieme.

Sondaggi Spagna: lo scandalo corruzione non affonda Sánchez ma spacca la maggioranza

Sondaggi ancora al centro dell’attenzione: il premier Pedro Sánchez si trova a navigare una fase estremamente complicata, con la pressione dell’opposizione che invoca le sue dimissioni e una coalizione di governo che inizia a mostrare segni evidenti di tensione interna, nonostante questo, i numeri dicono che il PSOE è in ripresa, ma il contesto racconta tutt’altro equilibrio.


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Lo scandalo che ha coinvolto Santos Cerdán, accusato di aver gestito tangenti su appalti pubblici per oltre 600.000 euro, ha costretto il segretario di organizzazione socialista a dimettersi dal partito e dal Parlamento e la sua uscita di scena, accompagnata da una lettera in cui ha parlato di “privilegio” e di “pieno rispetto verso la giustizia”, non ha però spento le polemiche, anzi, ha generato nuove richieste di chiarimenti anche da parte degli alleati di governo, come la vicepremier Yolanda Díaz di Sumar, che ha chiesto “risposte chiare” al premier.

Pedro Sánchez, visibilmente provato, ha ammesso di aver sbagliato a fidarsi di alcuni esponenti del suo partito, specificando che la corruzione non può essere eliminata del tutto, ma va affrontata senza ambiguità e durante l’incontro con la stampa ha escluso la possibilità di elezioni anticipate, rivendicando il lavoro svolto dal suo governo e annunciando un rinnovamento nella dirigenza interna del PSOE, proprio per rispondere alla crisi di fiducia che la vicenda Cerdán ha generato.

Nel frattempo, il leader dell’opposizione Alberto Núñez Feijóo continua a martellare, sostenendo che il governo abbia perso ogni credibilità e che “sopravvivere non è più un’opzione”, rilanciando l’idea di un ritorno immediato alle urne, ma nonostante le proteste in piazza e gli attacchi mediatici, il premier resta fermo nella sua posizione: niente dimissioni, nessun passo indietro. 

Sondaggi Spagna: Sánchez tiene, ma lo scenario resta instabile dopo le dimissioni di Cerdán

Il dato che più salta all’occhio nei sondaggi è che Pedro Sánchez, pur attraversando una delle crisi politiche più delicate del suo mandato, riesce per ora a mantenere il controllo della situazione con l’ultima rilevazione CIS che delinea un elettorato che non sembra abbandonare in massa il Partito Socialista, nonostante l’impatto dell’inchiesta che coinvolge personaggi centrali come Santos Cerdán, indicato dagli inquirenti come consapevole dei pagamenti irregolari legati a tangenti su appalti pubblici.

Secondo il rapporto dell’Unità Operativa Centrale della Guardia Civil, Cerdán avrebbe agito in collaborazione con l’ex ministro Ábalos e con il consigliere Koldo García, registrazioni alla mano e le trascrizioni delle conversazioni, diffuse dalla stampa spagnola, hanno inevitabilmente provocato una forte indignazione, anche tra i simpatizzanti del PSOE.

Le dimissioni di Cerdán rappresentano quindi un cambio di rotta, perché mostrano un governo costretto a sacrificare pezzi importanti della propria struttura interna pur di salvare la continuità politica e lo stesso Sánchez, dopo giorni di silenzio e riflessione, ha ammesso che la vicenda ha colpito duramente la credibilità dell’esecutivo, ma ha ribadito di voler completare il lavoro iniziato; intanto l’opposizione continua a guadagnare visibilità, anche se i sondaggi dicono il contrario, con il Partito Popolare in calo al 27%.

Il vero rischio, ora, non è tanto una caduta immediata del governo quanto l’indebolimento della fiducia interna alla maggioranza e la visibile difficoltà nel gestire le frizioni tra le forze che la compongono; l’equilibrio è precario e il margine d’azione di Sánchez si riduce, anche se formalmente la tenuta parlamentare per ora resta intatta ma molto dipenderà dai prossimi giorni, soprattutto dal modo in cui il premier affronterà l’udienza del 25 giugno, quando Cerdán sarà chiamato a testimoniare davanti alla Corte Suprema.


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