Trump risponde a Medvedev e schiera sottomarini nucleari. Nessuno vuole la guerra atomica. Usa e GB però vogliono sostituire Zelensky con Zaluzhny

Medvedev minaccia la guerra nucleare sostenendo che ogni ultimatum, come quello di Trump per l’8 agosto, è un passo verso la guerra tra i due Paesi. E il presidente americano risponde inviando “nelle regioni appropriate” due sottomarini nucleari. Ma siamo solo alle parole, spiega Stefano Caprio, sacerdote cattolico di rito bizantino in Russia dal 1989 al 2002, teologo ed esperto del mondo russo, perché i russi non stanno preparando una guerra atomica, ma intanto si surriscalda il clima.



Nel frattempo l’agenzia russa Tass, che riprende una nota dell’SVR, il Servizio di intelligence estero del Cremlino, fa sapere che in una non precisata località sulle Alpi, americani e inglesi si sarebbero incontrati con il capo dell’ufficio presidenziale ucraino Andrey Yermak e il capo della Direzione centrale di Intelligence del ministero della Difesa Kirill Budanov, per indicare l’ambasciatore a Londra Valerij Zaluzhny, presente al summit, come possibile e imminente sostituto di Zelensky alla presidenza dell’Ucraina.



Il candidato alla presidenza, secondo Caprio, vanta una conoscenza diretta dei russi: pur essendo l’eroe della resistenza, è un discepolo di Gerasimov, Capo di stato maggiore della Russia, e questo potrebbe facilitare i contatti anche per definire la questione delle zone demilitarizzate che Putin vorrebbe creare a difesa del suo territorio.

Medvedev attacca disegnando scenari apocalittici per la guerra ed evocando l’uso di armi atomiche. E Trump dispiega due sottomarini nucleari. Che peso hanno queste dichiarazioni?

Medvedev non ha nessuna credibilità, ma questo è il suo ruolo. Tuttavia è stato presidente, è vicecapo del Consiglio di sicurezza, continuerà a fare queste dichiarazioni. Sostiene cose che i russi dicono a tavola dopo un bicchiere di vodka. Se Trump perde tempo a dare retta a Medvedev non ha capito niente.



Donald Trump e il vice J.D. Vance alla Casa Bianca (ANSA-EPA 2025)

Ma non è che di dichiarazione in dichiarazione ci avviciniamo alla guerra nucleare?

Putin ha detto più volte che se non si risolve la situazione c’è il pericolo di una guerra nucleare. Gli esperti però dicono che per arrivare a un conflitto di questo genere bisogna passare diversi livelli di sicurezza, oltre trenta, adesso siamo a livello tre o quattro. Per arrivarci ci vogliono almeno tre o quattro anni. Ma i russi non hanno iniziato questa preparazione.

I russi dicono che Zaluzhny potrebbe essere il nuovo presidente ucraino. Il fatto che la notizia sia stata divulgata dai loro servizi segreti può voler dire che, tutto sommato, non dispiacerebbe neanche al Cremlino?

È una fake news dei russi come notizia in sé, perché l’ossessione di Putin è quella di far fuori Zelensky, non c’è dubbio. Zaluzhny, però, è popolarissimo ed è una figura su cui si può puntare. Dopodiché, nonostante tutto, va segnalata una lealtà di fondo dell’ambasciatore a Londra verso Zelensky, anche se il presidente ucraino lo ha fatto fuori come capo dell’esercito quando diceva che bisognava ritirarsi e accettare di perdere il Donbass, cosa che alla fine si è rivelata inevitabile.

Dalla parte di Zaluzhny, oltre alla popolarità, c’è anche il fatto che è stato il vero eroe militare della prima parte della guerra. Il suo ruolo diplomatico in Gran Bretagna gli ha permesso di creare un feeling con gli inglesi.

Perché potrebbe non essere inviso ai russi?

Come lui stesso ha più volte raccontato, Zaluzhny è un discepolo di Gerasimov, cioè del capo di stato maggiore dell’esercito russo: lo ha sempre lodato come grande teorico della guerra, in tutti i modi. Nonostante questo, rimane l’eroe della resistenza, anche se questa circostanza ci fa capire che c’è un linguaggio comune, condiviso con la controparte, un particolare che non dispiace ai russi.

Putin non vuole parlare con Zelensky; qualunque altro candidato, che sia lo stesso Zaluzhny, Poroshenko, che per via delle alleanze oligarchiche del passato ha comunque un canale di comunicazione con Mosca, o il sindaco di Kiev Vitali Klitschko, può andare. Si avvicina la fine del conflitto e si riaccende il dibattito politico in vista di elezioni alle quali i russi sono interessati.

Poroshenko sembrava il candidato USA. Se è vera la dritta dell’SVR significa che c’è stata una convergenza su Zaluzhny perché l’ex presidente è meno popolare e più difficile da far eleggere?

Sicuramente non è popolare come Zaluzhny. I nomi dei possibili candidati sono quelli citati, poi bisognerà vedere se Zelensky preferisce combattere politicamente, anche per non darla vinta a Putin, o se gli convenga ritirarsi, passando come eroe di questi ultimi anni.

Se subentrasse Zaluzhny, cosa ci potremmo aspettare da lui?

Difficile dirlo. È un militare, ma politicamente non ha mai espresso posizioni particolari. Quello che conta, una volta finita la guerra, sarà la ricostruzione e vedere se si potrà accettare una qualche forma di compromesso con la Russia relativamente ai territori neutri, demilitarizzati, quelli che Zelensky rifiuta e che Zaluzhny sarebbe disposto a prendere in considerazione. Putin ne vorrebbe uno nella zona di Kharkiv, che è la seconda città dell’Ucraina.

L’attuale ambasciatore, quindi, sarebbe l’uomo per trovare un accordo con i russi su queste zone intermedie, zone cuscinetto?

Con i russi, ma anche con gli americani e gli inglesi. Putin non vuole soldati NATO che si mettano in mezzo, ma è altrettanto vero che, se si vogliono zone demilitarizzate, bisogna trovare un compromesso sul controllo di questi territori, che evidentemente non possono essere affidati a Mosca. La fine del conflitto non vuol dire fine dell’ostilità, ma una sorta di conflitto permanente. Zaluzhny, che è militarmente più intelligente di tutti e conosce bene i russi, potrebbe essere l’uomo giusto per gestire questa fase.

Ma poi dovrà prendere anche decisioni più strettamente politiche; sarà in grado di farlo?

Non è un politico, quindi da questo punto di vista si dovrà affidare di più agli alleati, che potrebbero trovarlo più conveniente per loro. Anzi, forse grazie alla sua permanenza in Gran Bretagna hanno potuto conoscerlo meglio e capire che a loro può andare bene.

Gli americani e gli inglesi guideranno anche la ricostruzione?

Sarà guidata sicuramente dagli americani. Questo, d’altra parte, era anche il senso delle trattative con Zelensky sulle terre rare. Un approccio che vale su tutto.

(Paolo Rossetti)

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