È sempre più difficile avere normali confronti con persone che la pensano diversamente: prevalgono l'arroganza e l'incompetenza
Alka Seltzer, si sa, è un ormai anziano signore. Appartiene alla vecchia scuola: pensa che in un dialogo tutti abbiano il sacrosanto diritto di esprimere il proprio punto di vista. Sempre più spesso, però, questa sua convinzione è messa in crisi, perché incappa in conversazioni in cui trionfano opinioni espresse sulla base di convinzioni ideologiche, di informazioni incomplete, di fake news o in assenza di competenze minime per entrare nel merito delle questioni affrontate. All’interlocutore non interessa nulla del ragionamento: non ascolta, pensa solo a come replicare. E alle argomentazioni farlocche si aggiungono supponenza e prepotenza verbale.
Non è una novità. In genere le persone prive di preparazione sono le più ostinate nel far prevalere le proprie convinzioni, arrivando a inventare di sana pianta fatti e dati a sostegno delle loro tesi ed esprimendo certezze inossidabili. Quanto più una persona è ignorante, tanto più è audace e pronta a esprimere il suo punto di vista.
Se vi confrontate, discutendo con competenza e serietà di cose che conoscete bene, non avete alcuna possibilità di entrare in partita. Lo scontro è impari perché chi soppesa i fatti, riflette ed è guidato da sani principi di prudenza nell’elaborare le sue analisi, in genere non arriva a proporre soluzioni immediate ai problemi, appare (per quanto ragionevolmente) dubbioso e poco convincente.
Nel 1999 due psicologi, David Dunnng e Justin Kruger sono riusciti a dimostrare che le persone meno competenti sono incapaci di riconoscere la loro incompetenza, mentre chi è preparato, e quindi conscio della complessità di un fenomeno e degli elementi che entrano in gioco, si sottovaluta.

Ma perché stupirsi di questa crescente tendenza, quando ad alimentarla è il proliferare di politici e “statisti” che sui media classici e sui social dilagano quotidianamente con un ampio repertorio di commenti un tanto al chilo su qualsiasi questione, con l’obiettivo di risultare convincenti sull’elettorato a prescindere dalla consistenza reale delle loro affermazioni?
Prendete il caso del signor Trump: secondo il Fact Checker del Washington Post, nel periodo della sua prima presidenza avrebbe collezionato più di 30mila affermazioni fuorvianti o completamente false. Al momento non ci sono dati che possono dirci se in occasione della seconda campagna elettorale ha superato il record precedente, ma il metodo per acquisire consenso sembra aver fatto scuola in tutto il mondo.
A Milano, un tempo non lontano, soprannominavano “ganassa” quelli che si mettevano in mostra sparandole grosse in modo arrogante. La differenza rispetto all’oggi è che allora rimanevano confinati al bancone del Bar Sport. Con tutto il rispetto per i Bar Sport italiani.
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