Alka Seltzer ha letto sui giornali che si vendono meno case. Secondo dati statistici notarili -10% nel raffronto 2022/2023. Non c’è da stupirsi: il potere d’acquisto degli stipendi in calo e il clima d’incertezza che si respira non favoriscono l’impegno di cifre importanti.
Beh, dirà qualcuno, si può sempre ricorrere al mutuo. Peccato che lo facciano sempre meno persone: l’erogazione ha registrato una flessione importante (-26%) tra il 2022 e il 2023. “Che disastro”, ha pensato Alka Seltzer.
Poi, però, ha incontrato un amico, Giorgio, 50 anni, che davanti a un aperitivo (analcolico) gli ha raccontato una storia. Nulla di statisticamente rilevante, ma interessante. Il figlio di Giorgio, Mauro, 29 anni, si è laureato in economia, ha fatto il master, due o tre stage e poi ha trovato lavoro a tempo indeterminato, creando le condizioni per tagliare i ponti con mamma e papà e andare a vivere da solo acquistando casa. Trovarne una non è stato difficile. Siglato l’impegno d’acquisto, pagata la commissione all’agenzia (4% del valore dell’immobile) ha iniziato a consultare siti internet specializzati per confrontare i mutuo trentennali a tasso fisso più convenienti Poi ha girato quattro o cinque filiali bancarie per raccogliere ulteriori informazioni e alla fine ha individuato la proposta che gli + sembrata in linea con le sue esigenze.
Per un bilocale fuori Milano da 200.000 euro, grazie al generoso contributo di papà e mamma (leggi anticipo sulla liquidazione), dei nonni (parte dei risparmi di una vita) e a quanto è riuscito faticosamente ad accantonare dando ripetizioni durante gli studi ha messo insieme il 50% della somma. L’altro 50% (100.000 euro) lo ha chiesto alla banca.
È convinzione dei più che quando uno stipula il mutuo, la banca pretenda – giustamente – come garanzia la casa, che non a caso viene ipotecata. Giorgio però ha scoperto che questo non basta: oltre all’ipoteca la banca ha chiesto al padre una fideiussione per garantire il debito del figlio Mauro. Ipoteca dunque, ma anche la fideiussione. Dovrebbe bastare? No, perché la banca ha chiesto a Mauro anche di assicurare i danni alla casa che potrebbero essere causati da incendio e altre disgrazie, formulando peraltro un’offerta su un suo prodotto, e precisando – tra il detto e il non detto – che stipulando con altra compagnia avrebbero potuto esserci complicazioni per l’erogazione del mutuo. Insomma, a rogito fissato e con l’iter in corso qualcosa avrebbe potuto andare storto. Per non correre rischi Mauro ha accettato la polizza della banca (beneficiaria la stessa banca in caso d’incendio), che però ha avuto un costo superiore a quello delle compagnie esterne con le quali aveva preso contatto per fare un confronto.
Un ultimo tassello degno di nota: la banca aveva preteso, all’avvio dell’iter, che la differenza tra il prezzo della casa e l’ammontare del mutuo fosse presente sul conto anche a diversi mesi dal rogito. Per questo Mauro aveva smobilizzato degli investimenti, recuperando la liquidità che aveva diligentemente versato sul suo conto, rinunciando agli interessi (pare un 4%) perché la banca non gli ha concesso alcuna remunerazione sulla cifra depositata.
Terminata la conversazione ad Alka è rimasta una sensazione che qualcosa non funzioni nel rapporto tra banche e piccoli clienti. Anche in tempi di plusvalenze tutt’altro trascurabili. Peccato.
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