L'invito a implementare l'applicazione della legge sulla partecipazione dei lavoratori da parte della Cisl è stato avvolto dal silenzio

Palesemente questa è l’epoca più stupida della storia dell’umanità. Mica perché ci sono guerre, carestie, pestilenze, ineguaglianze sociali, ingiustizie diffuse. No, mica per questo. E neanche per la particolare concentrazione di incapaci al potere: il declino della politica è troppo evidente per sorprendere chiunque non voglia fare il tifoso a prescindere. A prescindere cioè che la sua squadra sia costruita per vincere il campionato del mondo o quello del condominio.



Vi togliamo ogni curiosità, ma vi avvisiamo anche che vi porteremo un po’ in giro prima di parlare dell’argomento che oggi ci sta a cuore.

In principio fu la luce, cioè l’Intelligenza Suprema. Oggi è una stupidità generalizzata e la colpa è dei lavoratori dell’informazione. E mo’ vi spieghiamo perché (se volete sentirlo. Sennò è uguale ma ci perdete voi).



Secondo noi, l’inizio dell’Apocalisse sta nel fatto che si siano scambiate cause per effetto, che non si sappia più ragionare secondo logica e costrutto. Che le parole non abbiano più un senso.

Prendete la pace: c’è gente che a forza di fare marce per la pace si è iscritta alla maratona di New York da tanto che era allenata. Che ha digiunato così convintamente da sospendere l’abbonamento alla palestra sotto casa. Che ha imparato il palestinese sicura che si tratti di una lingua autonoma. Che ha scambiato Anwar Barghuti per Madre Teresa. Bene: penserete mica che siano felici perché forse, diciamo forse, potrebbe darsi che quei due popoli la smettano di massacrarsi? Macché. Siccome l’accordo potrebbe avere la paternità di un impresentabile, al secolo Donald Trump, ecco, quell’accordo non ci piace più. Mah.



E la stessa puzza sotto il naso la registriamo per le cose nostrane. Oddio: la situazione in Terra Santa non ha nulla a che fare con le vicende italiane. Quel che là è una tragedia qui è una farsa e da vecchi frequentatori di Plauto la differenza la conosciamo bene. Lo sappiamo che si sta meglio qua che là e col cavolo che vorremmo scambiarci di posto con una famiglia palestinese o con quegli israeliani che il 7 ottobre persero parenti o amici. Il mondo ormai va così ma conservavamo una speranziella, un lumicino legato alla nostra malsana idea che l’uomo per quanto stupido non arriverà mai a rovinare davvero l’opera di Quello là.

È per questo che, come si diceva una volta, a noi ci è venuta la mosca al naso, alla francese!, quando una notizia come il rilancio di una stagione di intensa contrattazione nazionale e la proposta avanzata dalla S

Daniela Fumarola, Segretaria generale della Cisl (Ansa)

egretaria generale della Cisl di affidare alle parti sociali la risposta a problemini come la formazione continua, i salari bassi, l’inserimento dei giovani, le pensioni future, è stata catalogata come meno interessante dell’ennesima proclamazione di uno sciopero generale da parte di chi ne ha appena fatti due che sommando insieme i partecipanti si poteva riempire a metà una scatola di tonno.

Nessuno dei giornalisti, degli opinionisti, insomma di quelli che si guadagnano la ricca pagnotta andando in televisione a parlare di ogni argomento purchessia, se l’è filata occupati com’eravano a determinare se Trump aveva o no diritto al Nobel per la Pace. Capirai: avessimo parlato di un procedimento di canonizzazione avremmo potuto anche occuparcene (quanti sono quelli diventati santi da vivi?

E comunque a nostro avviso alla notizia dell’arrivo di San Donald magari qualcuno degli attuali abitanti del Paradiso avrebbe potuto aversene a male dato che per guadagnarsi quel premio loro erano stati mangiati dai leoni, squartati, massacrati, calunniati). Ma cribbio: si tratta di un misero premio Nobel e, vivaddio, lo hanno dato anche ad Arafat per la Pace in Terra Santa. Cosa volete che rappresenti ormai ? Ma dateglielo e si torni a parlare di cose serie. Tanto chi si ricorda chi lo ha vinto tre anni fa?

Ecco perché siamo il secolo più scemo, in antilingua: meno acuto, della Storia. Ci lamentiamo, ci indigniamo, ci irritiamo, ma guai a sentir parlare di soluzioni. Vade retro ogni tentativo di avanzare proposte e soluzioni.

Che poi cosa importa che alcune proposte, come quella della partecipazione dei lavoratori alla governance delle imprese, siano ormai divenute legge, cioè siano state dichiarate utili a tutta la comunità per risolvere i suoi problemi e per smettere le lagnose lamentele che riempiono ormai i palinsesti delle nostre grasse (e vuote di impegni veri) vite di Occidente opulento. Ma volete toglierci pure il gusto della lagnanza, del piangerci addosso che manco fossimo abitanti di Gaza o cittadini sudanesi?

E se vi gira che a votarla sia stata la destra chiedete allora alla sinistra perché non l’ha fatto? Meloni ha innumerevoli colpe e immensi deficit, ma mica è colpa sua se gli altri se ne fottono del bene generale e sono invece occupati in complessi esercizi di tricofilia personale e di onicosuzione!

Ecco: c’è una parte del nostro gruppo dirigente per la quale il problema non è una struttura industriale quanto meno in affanno, un PIil che invece non si affanna più perché conserva gli ultimi respiri per tentare di non morire, una capacità di reddito che sembra la squadra nazionale di calcio: vince facile con il Vaticano ma già con Malta mostra qualche crepa; un impoverimento delle famiglie che, a seconda dei punti di vista, rende tutti uguali (e quindi ha vinto il comunismo) o rispecchia il vero valore delle persone (e quindi se sei povero sei sfigato: roba che neanche un calvinista o un evangelico a stelle e strisce ormai ci crede più).

No la questione per costoro è che piuttosto che fare la fatica di trovare accordi, di rinunciare a qualche principio in cambio di conquiste e benefici, ci sono partiti e sindacati che si farebbero imbarcare su un pedalò in partenza per l’Antartide. Torniamo alla legge sulla partecipazione: va bene, a qualcuno non piace che la chiamino legge Sbarra, che il centrodestra, cioè i “rappresentanti dei padroni”, l’abbia votata, che non consegnino sic et simpliciter le aziende ai Comitati di Gestione Operaia di kolkoziana memoria. Ma che la si stia avviando sul binario morto e che nessuno se ne ricordi e risponda a chi ne chiede l’applicazione: ecco questo non ci sta bene.

Ora: perché la colpa è dei giornali (parlandone da comatosi irrecuperabili)? Semplice perché se tu direttore o giornalista o caposervizio pensi che una notizia come la discussione tra due ignote fruitrici di un social qualunque o la proclamazione del solito sciopero generale sia più importante del futuro di tanti lavoratori o aziende, non è perché il destino è cinico e baro, ma perché tu sei quanto meno un farfallone.

Avete sentito qualcuno che ha risposto, anche solo per mandarla a quel Paese, alla segretaria della Cisl quando l’altro giorno ha sfidato tutti a implementare la partecipazione e quindi a lavorare per aumentare i salari, per migliorare il lavoro, per costruire percorsi che aiutino tutti? Certo non ha minacciato di bloccare tutto, non ha portato in strada un ristretto e agitato gruppo di reduci sessantottini, non ha dichiarato che il Governo (Meloni nel caso ma si tratta solo di una pro-tempore: qualunque Governo per questi post anarchici dovrebbe andar a casa) l’è morto.

Omissioni che per qualcuno sono colpe gravi: se ce l’avesse chiesto alla Fumarola avremmo spiegato che avendo parlato di cose concrete invece di menate solide come un budino in fondo se l’era un po’ cercata. Non ha tenuto conto che ai giornali devi parlare di argomenti che interessano i giornalisti e che loro possono facilmente trattare senza far fatica. I lettori sono un di cui. I cittadini poi…

A tutti costoro, verrebbe da dire, freguntubo dell’interesse generale. Eppure la sfida lanciata dalla Cisl ci è sembrata di notevole spessore e il silenzio di cui la si circonda dimostra che è perfino urticante. Perché, lo ripetiamo, sarebbe vantaggioso per tutte le parti provare a vedere come funziona e quali benefici se ne trarrebbero. Perfino le aziende avrebbero dei vantaggi!

Ma una fetta del gruppo dirigente di questa nostra strana Italia sembra preda di una sorta di malattia del sonno. Come se si fossero accodati al vero sport nazionale, la coazione compulsiva a ripetere in coro: adesso che la lavatrice, la lavastoviglie, Alexa, le tapparelle elettriche, la macchina col cambio automatico, il computer “intelligente” mi hanno dato tanto di quel tempo libero che non so cosa farci, vorrete mica togliermi anche il gusto di riempire le mie ore vuote con la lamentazione reiterata e non pretenderete pure che mi esalti per qualche problema risolto quando posso passare queste belle serate davanti a un fuoco finto e che non arde in un camino virtuale a parlare con un algoritmo?

Cosa volete che me ne importi di diminuzione della tassazione, di crescita personale sul luogo di lavoro, di dignità e rappresentanza sociale, di senso di appartenenza a una comunità quando posso titillarmi il neurone che mi è rimasto partecipando a una intensa discussione con uno sconosciuto, con tanto di referendum finale, sulla coltivazione dei piselli in Lapponia?

Ma il popolo vuole questo, ti rispondono i soloni dai rispettivi salotti.

Il popolo?

Vuole questo?

Sicuri che siete dei soloni?

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI