Il Cancelliere tedesco Merz ha fatto due annunci importanti in pochi giorni, che hanno riflessi su Ue e Regno Unito
In 48 ore il Cancelliere tedesco Friederich Merz ha sparato due missili nel cielo dell’Ue. Ha annunciato che la Germania spenderà 10 miliardi di euro per costruire uno scudo di droni verso la Russia; e ha rilanciato il progetto di un’unica piattaforma per i mercati azionari dell’Eurozona. Entrambe le mosse paiono restituire a Berlino – prima capitale dell’Unione – un’iniziativa strategica piena, sei mesi dopo l’insediamento del nuovo Governo a guida Cdu-Ppe.
La spinta sulla produzione di droni è leggibile su una pluralità di piani. Ufficializza che la Germania vuole uscire dalla stagnazione con un colpo di reni industriale trainato dal riarmo: aprendo spazi a gruppi come Rheinmetall, ma anche all’enorme settore auto fortemente penalizzato sia dai dazi Usa che dall’impasse sulla transizione verde. È un segnale – di appoggio – all’Ue della Commissione von der Leyen (una popolare tedesca) che ha definitivamente messo sul tavolo il dossier ReArm, da 6.800 miliardi in dieci anni. La strategia verrebbe coordinata dalle due Bruxelles – Ue e Nato -, ma senza centralizzazione piena rispetto ai singoli sistemi-Paese.
Il piano droni è in ogni caso un’indicazione forte su come la Germania intenda assumere un ruolo importante nella “nuova Nato”, con un maggior impegno europeo a cominciare dalle future garanzie all’Ucraina (ma anche Paesi dell’Ue orientale come Polonia e baltici). In questa dinamica non sarebbe affatto sorprendente se una Germania “neo-atlantica” chiedesse di disporre di un proprio arsenale nucleare – gemello di un possibile rilancio di quello civile di nuova generazione – senza dover dipendere a pagamento da un ventilato “ombrello europeo” anglo-francese.

Il rilancio di un’unica euro-Borsa condivide molti elementi dello scenario-riarmo e rientra pro-attivamente su un terreno di incontri/scontri aperto da quando è nato l’euro. La situazione attuale vede i mercati finanziari europei orbitare attorno a tre poli: Lse a Londra (nel frattempo uscita dall’Ue), Euronext-Nyse (piattaforma transatlantica fra Parigi e Wall Street) e Deutsche Boerse a Francoforte (Borsaitaliana, originariamente acquisita da Lse è stata successivamente riceduta ad Euronext).
Il quadro delineato da Merz ha un centro di prospettiva evidente: l’integrazione dei mercati finanziari nell’eurozona (Euronext e Db), facendone punto di leva per una ricostruzione tout court dell’Unione all’interno di una nuova “alleanza occidentale” con gli Usa. Non sembra mancare una prospettiva più “regionale”.
La City di Londra è sempre stata contro Brexit e ne ha subito più di un contraccolpo. La perdita tendenziale di leadership globale come hub finanziario è diventata evidente nella crisi geopolitica. È tuttora la City a premere il fragile gabinetto laburista di Keir Starmer in direzione di una possibile “Breverse”: anche per scongiurare una fuga di operatori e di affari da Londra verso il Continente, con Parigi come prima destinazione. Ora Berlino – è non è la prima volta – pone tempestivamente dall’interno dell’Ue la sua contro-candidatura a creare una grande euro-Borsa. Sollecitando una Parigi debole.
Entrambe le sortite di Berlino sono giunte mentre Emmanuel Macron ha salvato con estrema difficoltà la sua leadership interna con l’insediamento del Governo Lecornu. Gli osservatori francesi e internazionali sono concordi nel considerare ormai il Presidente francese una classica anatra azzoppata. Se anche dovesse riuscire a completare il suo mandato all’Eliseo (e non è certo, vista la fragilità della sua nuova maggioranza parlamentare), questo si concluderà comunque nella primavera del 2027. E appare una condizione che – assieme a un atteggiamento finora dialettico a tutto campo con il Presidente americano Donald Trump – pare minare ogni velleità di Macron di pilotare le grandi strategie europee.
A distanza di pochi mesi sembra dunque già in stato pre-fallimentare anche l’asse dei Volenterosi fra Macron e Starmer: in odore di eresia rispetto all’europeismo atlantico. Quest’ultimo è invece centrale nel codice Merz: anche a rovesciare la ostpolitik della cancelliera Angela Merkel, drammaticamente fallita con l’invasione russa dell’Ucraina e il più che simbolico bombardamento dei gasdotti Nord Stream.
Su questo sfondo la posizione dell’Italia – sintonica con la Germania – sta emergendo in modo abbastanza evidente.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.
