Ci sono cose di cui si parla poco o per niente sui giornali, come il livello del deficit raggiunto dagli Stati Uniti
Ucraina. Microchip. Tassi di interesse. Dazi. Washington invasa dai senzatetto. Wall Street che mancina un record al giorno e continuerà a farlo.
Vale tutto. Altrimenti sui giornali rischierebbe di finire in evidenza questo. Un deficit di budget che a luglio negli Usa ha segnato 291 miliardi di dollari, il secondo per ammontare in un mese di luglio da quando vengono tracciate le serie storiche. A giugno si era registrato un surplus di 27 miliardi.

Un bel gap, no? Lo spread a stelle e strisce. Di cui nessuno parla. Perché tutta l’attenzione è concentrata sulla pantomima che andrà in scena oggi in Alaska (o davvero credevate che Kiev avrebbe vinto sul campo e che le sanzioni avrebbero piegato Mosca?). O sul gioco di vasi comunicanti tra Fed e Tesoro, magistralmente orchestrato da uno Scott Bessent che sta tenendo in piedi la baracca.
E attenzione a leggere ulteriormente in profondità quel dato. Perché questo ricorso senza precedenti a una spesa totalmente fuori controllo è avvenuto e si è sostanziato nonostante 29,6 miliardi di introito fiscale legato alle tariffe e al front-load delle importazioni. Soltanto in luglio. Peccato che al netto del front-load di importazioni garantito dall’altra pantomima, quella sui dazi, la realtà macro degli Usa e della loro economia sia vagamente differente. Le revenues in totale sono infatti cresciute solo del 2,5% su base annua contro il +9,7% della spesa pubblica, giunta alla ragguardevole cifra di 630 miliardi. Secondo picco da inizio anno.
Questa l’America oggi. E non serve nemmeno scomodare Robert Altman. Per questo Wall Street continua a macinare rialzi, paradossalmente. Perché è come un cavallo dopato che corre con paraocchi enormi a nascondere la realtà.
Date un’occhiata alla massa monetaria M2 di luglio: record assoluto. Date un’occhiata al titolo di Nvidia nella giornata di mercoledì. Perdeva sul minimo intraday solo l’1,50%, nonostante la Cina avesse confermato di aver congelato il 40% delle revenues totali dell’azienda, bloccando le H20. Poi date un’altra occhiata al grafico. Solitamente, quando un Paese già stra-indebitato spinge così tanto è perché sa di essere al last hurrah prima dell’inevitabile dieta. Solitamente anticipata da una purga degli eccessi. E allora, tanto vale, godiamo finché c’è da godere. E, soprattutto, osiamo ciò che in condizioni normali e con un Presidente normale non sarebbe accettabile.
Per la seconda volta, Donald Trump sta facendo il lavoro sporco per il Sistema che millanta di contrastare ma di cui è figlio legittimo. E un domani? Quanto ci si potrà spingere in avanti con certi eccessi?
L’importante è arrivare alla fine dell’anno. L’importante è che la Fed garantisca il pivot, visto che con ogni probabilità la bolla dell’AI sta per giungere al suo massimo grado di espansione. Basta dare un’occhiata a quanto accaduto sempre mercoledì al titolo di CoreWeave, schiantato del 20% dalla pubblicazione dei dati. Dai quali è emerso nulla più che una realtà nota a tutti. Ovvero che il +400% in tre mesi messo a segno dall’Ipo era frutto niente più e niente meno che un’operatività sul CapEx che spalmava sui trimestri successivi i costi operativi. Ora i trimestri successivi sono finiti. E passare da 300 milioni a 1,2 miliardi di spese non è accettabile. Nemmeno nel fatato mondo dell’AI.
Occorre mettere un po’ d’ordine. Occorre qualcuno da sacrificare. Occorre magari creare un po’ di caos. Come mai nessuno vi racconta dei due cittadini cinesi arrestati una settimana fa dall’Fbi negli Stati Uniti e accusati di operare da agenti per lo smercio via Malaysia dei chip statunitensi diretti in Cina?
Ora Nvidia e soci hanno ottenuto il via libera dal Dipartimento del Commercio alle esportazioni. Ma a quale prezzo? Cedere il 15% delle revenues di quelle vendite in Cina al Tesoro. Casualmente, però, la Cina non è così fessa. E ha dichiarato i chip H20 di Nvidia come minaccia alla sicurezza nazionale. Stop alle importazioni. Appunto il 40% di revenues in meno di cui vi parlavo prima. Perché questo è il peso del presunto nemico nei conti della campionessa di Wall Street con i suoi 4 trilioni di market cap.
Detto fatto, ulteriore contromossa. Si scopre che l’Fbi avrebbe inserito dei trackers dentro i chip di Nvidia destinati alla Cina. In modo da poter tracciare il loro percorso. E scoprire quindi chi e come avrebbe gestito per mesi il traffico clandestino di microchip. Tutti sanno tutto. Tutti sapevano tutto fin dall’inizio. Ma, di colpo, scoppia un caso che sembra designato apposta per offrire materiale degno di un Chipgate che operi da detonatore della bolla. Chiaramente, colpendo i soggetti più piccoli e meno ramificati a livello di esposizione. Dopodiché, magari, occorrerà salvare il buono prevalente del settore AI, isolandolo dall’infezione di questi pericoli prontamente fermati dall’FBI.
E vuoi non dar vita a un fondo strategico che, ovviamente, sia lautamente finanziato? Altro deficit. Non vi pare, in tal senso, che la notizia dell’Ipo di Fannie Mae e Freddie Mac annunciata dalla Casa Bianca per fine anno sia stata vagamente minimizzata? Quelle agenzie sovrintendono di fatto l’intero mercato immobiliare Usa. I mutui. Un moloch. Ma non li erogano. Li cartolarizzano. E in questo modo, eliminano il fattore di rischio, godendo di una de facto garanzia federale.
E se un domani, magari, qualcuno fosse così ardito da chiedere anche dei profitti, visto che quei soggetti ora operano sul mercato azionario? A quel punto, cosa accadrà? Magari si potrebbe scoprire fra sconcerto e indignazione che i subprime esistono ancora e che intere fasce di popolazione con rating di credito ridicoli hanno ottenuto e ancora ottengono mutui per case che non possono permettersi.
E a quel punto, cosa accadrà? Vuoi far crollare l’intero settore del real estate per alcune mele marce? Non sia mai! E chi godrà dell’ennesimo salvataggio del Sistema dall’Apocalisse? E quando l’operazione sarà terminata, cosa accadrà? Basta una lista Epstein che salta fuori e tutto può essere resettato. Sterilizzato. Perché occorre cancellare l’American worst nightmare di questi 6 mesi. E tutti quanti saranno ben felici di stampare e monetizzare. Con sottofondo di Bruce Springsteen.
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