Non fossimo in pieno clima elettorale e di deriva ideologica, varrebbe la pena di approfondire il concetto espresso ieri da Vladimir Putin rispetto allo spostamento tellurico in atto negli equilibri mondiali, ineluttabilmente disposti verso un asse asiatico. Ma si sa, evocare il presidente russo equivale a prenotarsi un posto all’inferno in questo Paese. Il quale, però, rischia a breve di fare i conti con una realtà che di scherzare ha poca voglia.
D’altronde, basta prendere atto del piano di razionamento del governo. In prima battuta era meramente teorico e precauzionale, ma non destinato all’implementazione. Poi sono cominciate le gitarelle estere in cerca di gas e il riempimento a caro prezzo degli stoccaggi. Infine, ecco che non solo il piano viene annunciato nella sua messa in atto da ottobre, bensì diviene realtà anche nei particolari. E la favoletta del grado in meno di temperatura e dell’ora in meno di riscaldamento si disvela come tale e lascia il posto a quindici giorni di ritardo nell’accensione degli impianti, razionamenti nei tempi delle docce e addirittura regolamentazione nell’uso degli elettrodomestici. Magari a noi cambia poco, ma siamo un Paese in stallo demografico perenne. E per un ultra-70enne cambia. E parecchio.
Insomma, qualcosa non torna. E trattandosi dell’Italia, già oggi il pensiero comune è uno solo: chi vuoi che si prenda il disturbo di controllare tutti i condomini e gli appartamenti del Paese? Vero. Non fosse altro perché mancano fisicamente il personale, anche volendo mobilitare tutta la Pubblica amministrazione.
In compenso, qualcuno – a differenza del ministro Cingolani – ha deciso di prendere decisamente in maniera seria e preoccupata la situazione. E non mi riferisco alla portavoce del ministero degli Esteri russo, bensì a Goldman Sachs. La quale ha infatti parametrato alle dinamiche energetiche italiane l’intero report sul comparto europeo, pubblicato in vista del vertice Ue di domani. E da ridere c’è poco, appunto. A partire da questo grafico.
Ci mostra come – ai prezzi attuali dei contratti futures a 1 anno – già nel primo trimestre del 2023, il costo di luce e gas per la famiglia media italiana potrà raggiungere i 500 euro al mese. AL MESE. Ovvero, se marito e moglie lavorano ed entrambi possono contare su uno stipendio nella media di circa 1.500 euro, significa che un sesto del totale di reddito del nucleo viene eroso mensilmente dalle sole bollette energetiche.
Ora, volete dirmi che anche Goldman Sachs è un agente provocatore del Cremlino? No, semplicemente – a differenza del governo e del ministro Cingolani – sa fare il suo lavoro. O, forse, VUOLE fare il suo lavoro. E non invece mettere il rossetto al maiale, come si dice in gergo a Wall Street, quando si evoca la volontà di imbellettare un quadro macro tutt’altro che ottimistico.
E non basta. Perché Goldman, sempre utilizzando l’Italia come parametro, ha scritto nero su bianco che l’aumento dei costi energetici per l’Europa nel 2023 potrebbe raggiungere i 2 trilioni di euro rispetto al 2021: equivale al 15% del Pil dell’Eurozona. E non basta ancora, perché sempre ai livelli attuali di prezzo dei futures sui contratti energetici, la bolletta di luce e gas potrebbe pesare percentualmente fino al 20% del reddito medio disponibile per famiglia in Europa.
Ripeto, trattasi di Goldman Sachs. Volete dirmi che la banca campione mondiale di liberismo è divenuta di colpo filo-putiniana? O forse, qualcosa si è veramente rotto negli equilibri del Vecchio continente e nessuno ha ancora il coraggio di ammetterlo? Magari proprio perché questo argomento spartiacque è stato messo sul tavolo da Vladimir Putin e accostarsi al tema significa automaticamente divenire una di quelle creature mitologiche definite i filo-putiniani dalle menti illuminate del Pd e del Foglio?
Attenzione, quindi, a quanto accadrà fra oggi e domenica sera. Ovvero, decisione Bce sui tassi, vertice sull’energia e voto legislativo in Svezia. Un trittico di avvenimenti destinato a operare come cartina di tornasole delle sottovalutazioni e delle bugie dei Migliori. Non a caso, l’Europa bolla come folli le parole di Maria Zakharova. Ma non le smentisce con le cifre o nei fatti. Non a caso, il ministro Cingolani gonfia il petto, rispondendo al Cremlino che l’Italia non si fa dettare l’agenda e che i sacrifici saranno ridotti. Ma non mette sul piatto certezze. Perché non può. Pena venire totalmente sconfessato. E visto che il suo nome, stranamente, è già stato inserito con certezza granitica nell’organigramma ministeriale del prossimo governo, chiunque lo componga, meglio stare zitto. O limitarsi alla propaganda di basso rango.
La realtà è un’altra. E non la dice la portavoce di Lavrov o il Cremlino. La conferma Goldman Sachs. O il vice-presidente del gigante energetico norvegese Equinor, a detta del quale “già oggi le utilities europee vanno incontro a potenziali margin calls per 1,5 trilioni di euro di controvalore”. La ricetta? “Uno schema di liquidità permanente da parte dei governi, pena il rischio di un blocco totale del trading energetico in Europa”. Trovate la sua dichiarazione su Bloomberg, basta cercare nel sito. Fatti, non propaganda.
E appare decisamente simbolico il fatto che un governo intriso di promesse a vuoto e rassicurazioni senza costrutto passi metà del suo tempo a dileggiare e condannare la propensione russa alla disinformazione.
Se non volete fidarvi di me, spero che Goldman Sachs sia ancora sufficientemente occidentale, liberista, atlantista e filo-americana da togliervi ogni dubbio di credibilità nelle sue tesi. Basate sui numeri. E non sulla campagna elettorale o sulla necessità di salvare la faccia di fronte a un macroscopico errore di calcolo nel voler sfidare apertamente la Russia.
La realtà sta tutta in quel grafico. E se mi spiegate voi come sia possibile finanziare deficit energetici miliardari, mentre la Bce alza i tassi per raffreddare l’inflazione, mi fate un favore. Perché se la prospettiva è quella di indebitarsi o tornare a stampare per pagare importazioni di energia (in dollari), nel pieno di quel contesto monetario a dir poco dadaista, l’epilogo appare uno solo. E l’euro che precipita sotto la parità con il dollaro per la prima volta in 20 anni, ne è lo spoiler. Da brividi.
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