Attraverso i Bitbonds, gli Stati Uniti potrebbero arrivare a sterilizzare buona parte del loro ingente debito pubblico

Se le stablecoins erano lo strato liquido, Bitcoin è lo strato responsabile. Poiché dalla sua offre garanzie implicite come l’auditing immediato e la possibilità di mark-to-market certo. E sempre in tempo reale. Soprattutto, a differenza dei bond che richiedono inflazione, Bitcoin offre il meglio di sé in contesti di deflazione. Di fatto, l’environment economico atteso come sempre più di permanenza ciclica del futuro. Per quanto sia Donald Trump che Scott Bessent neghino l’esistenza stessa di inflazione.



Bitcoin, di fatto, opererà come clearing house di neutralità. Una compensazione dai rischi generati da flussi eccessivi di liquidità. Per questo Bitcoin sarà l’àncora delle future riserve Usa. Per questo l’Amministrazione Trump ha già legiferato in tal senso. Per questo è stato generato e licenziato a tempo record il Genius Act, appunto. Per questo i grandi players con alto profilo politico come BlackRock o Citadel hanno aperto a Bitcoin e alla strategia di diversificazione/accumulazione di Microstrategy come stress test di un backing, un ancoraggio su base crypto molto più ampio e finanziarizzato della mera transazione da shopping on-line.



Per questo, di fatto, il Governo ha imposto a Fannie Mae e Freddie Mac l’accettazione di crypto – Bitcoin ed Ethereum in testa – come garanzia per l’accensione di mutui immobiliari senza più la necessità del grace period bancario di 60 giorni per la commutazione in dollari della cifra versata in cryptovaluta. Apparente e un po’ populistica disarticolazione del sistema bancocentrico, almeno a una prima valutazione. In realtà, prova di laboratorio dell’istituzionalizzazione delle cryptovalute come metodo di sterilizzazione di parte del debito.

Come? Terza fase. Le emissioni di debito digitale, appunto i cosiddetti BitBonds. La struttura operativa, la cinghia di trasmissione fra garanzia di neutralità delle riserve in Bitcoin e necessità di intervento diretto di collocamento. Ovvero, trasformazione della forza motore in movimento. Della nuova credibilità del debito in nuova struttura non tanto e non solo di collocamento. Ma di solvibilità.



Il perché è presto detto e sta tutto nella struttura. I BitBonds sono infatti denominati in valuta fiat (dollaro Usa) per evidenti necessità di regolamentazione internazionale. Ma, di fatto, cartolarizzati e strutturati con e attraverso Bitcoin. In questo modo la loro composizione può essere tagliata su misura in base alle necessità di duration, finalità dell’emissione e addirittura tipologia dello strumento sovrano che è chiamata a servire. Ma non basta. L’ancoraggio a Bitcoin come riserva garantisce infatti uno strumento di potenziale apprezzamento continuo, quasi un flusso di cassa sovrano che va a operare da dinamo di un upgrade della qualità del credito.

Fonte: Pexels.com

In parole povere, i BitBonds sono emessi in dollari, cartolarizzati e strutturati con riserve strategiche di Bitcoin e divengono in questo modo attrattivi per una gamma più ampia di investitori, poiché uniscono all’alto livello di protezione del principale (capitale) dell’emissione sovrana anche l’incentivo del tax-free return e l’indiretta detenzione di Bitcoin senza rischi e costi di custodia.

Per quanto riguarda il funzionamento, i coupon di fatto sono pagati in dollari statunitensi che il Tesoro può comunque stampare, mentre le riserve di Bitcoin non vengono mai intaccate da vendite. Nessuna sindrome Gordon Brown. Paradossalmente inamovibili nella loro dinamicità rispetto, ad esempio, a un assets di riserva ontologicamente statico come l’oro fisico.

Qual è, di fatto, la mossa sterilizza-debito? La doppia natura. Ovvero, le riserve di Bitcoin garantiscono il collaterale. Ma è la denominazione di emissione in moneta fiat (dollaro Usa) a compiere il lavoro sporco, ciò erodere lo stock di debito via inflazione. E questo con un profilo di grande appeal verso il pubblico di investitori, poiché a coupon denominati in dollari statunitensi sempre e immediatamente utilizzabili vanno a sommarsi riserve in potenziale, continuo apprezzamento che, oltre a rafforzare lo stato patrimoniale dell’emittente (in questo caso, nientemeno che lo Zio Sam), vedono le dinamiche di prezzo di Bitcoin divenire booster implicito ed esplicito del valore anche dei BitBonds emessi. E negoziabili.

Con uno strumento simile, tutto diviene più semplice. In primis, la possibilità di anticipare o posticipare le emissioni a proprio piacimento e necessità con minore staticità e rischio sovrano rispetto al Treasury o Bill classici. Ma, soprattutto, a dispetto di quanto possa sembrare, l’istituzionalizzazione estrema che questo processo porta con sé implica e garantisce una maggiore profittabilità e finanziarizzazione del mercato del debito sovrano. E quindi una sua maggiore negoziabilità e liquidità.

Perché più Bitcoin vengono spinti fuori dal mercato per tramutarsi in riserve strategiche, più aumenta la loro scarsità. E con essa il prezzo. Diretto denominatore dell’asset sovrano, ancorché pagato in dollari a livello di coupon. In questo modo, il debito diviene uno strumento di auto-ammortamento. Di fatto, sterilizzazione. Una scommessa epocale. Il vero big reset.

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