SPY FINANZA/ Le condizionalità già pronte per l’Italia

- Mauro Bottarelli

È praticamente certo che il sostegno della Bce contro lo spread comporterà delle condizionalità per l'Italia. A partire dal piano politico

palazzo chigi Palazzo Chigi (LaPresse)

La notizia, trattandosi di un’indiscrezione di stampa, va presa con le pinze. Contrariamente a quello che sembrava, la Bce avrebbe una mezza idea su come impostare il nuovo scudo anti-spread. E i pochi particolari emersi su Bloomberg tradiscono da subito la raffazzonata disperazione dell’intero impianto. Pensando in questo modo di non stimolare ulteriormente l’inflazione, l’Eurotower infatti intenderebbe operare a saldi invariati: vendendo obbligazioni dei Paesi core (Bund tedeschi) e comprando quelle delle nazioni periferiche in difficoltà (Btp italiani). Non a caso, quando giovedì sono emersi i primi rumors al riguardo, il rendimento del decennale tedesco è salito intraday dall’1,64% all’1,85%. Ovviamente, il tutto al netto del reinvestimento titoli del Pepp già annunciato. Sarà sufficiente? 

Non è questa la domanda da porsi. Quantomeno, non come primo e fondamentale interrogativo. Perché la Bce, se davvero intendesse muoversi in questa direzione, avrebbe dato vita a una presa di posizione politica che non le compete. E come tale, destinata ad avere conseguenze strutturali nei rapporti fra Paesi e non in seno a più o meno temporanee mosse di politica monetaria emergenziale. La Bundesbank accetterà un Bund con rendimenti più alti e destinato a divenire, di fatto, collaterale a garanzia della stabilità del debito italiano e non più bene rifugio? Perché di questo stiamo parlando: qui non si tratta più del Pepp, un piano che – pur palesemente manipolato attraverso manleve e deroghe, dalla capital key al limite per emittente fino all’accettazione della carta greca pur senza investment grade – riguardava l’intera eurozona come risposta collettiva alla pandemia. Qui si tratterebbe di un programma ad hoc, mirato. Di fatto, uno strumento ad personam. Che nel caso dell’Italia presupporrebbe l’accettazione da parte di Berlino di uno schema di backdoor funding della nostra sostenibilità. 

Se il Governo di Olaf Scholz, travolto da un afflato di europeismo, dovesse dare il via libera, pensate che lo farà senza che la Bundesbank pretenda condizionalità stringenti, inderogabili e messe nero su bianco per chi acceda e usufruisca del nuovo tool in lavorazione? Pensate che in Germania non esista un’opinione pubblica? E a confermarlo ci ha pensato a tempo di record e con volontà anticipatoria il renzianissimo presidente della commissione Finanze della Camera, Luigi Marattin. 

Il problema è che il Pnrr ha respiro ampio, lungo e basato su un piano – il Recovery Fund o Next Generation Eu – che fa capo alla Commissione Ue. Qui ci troviamo di fronte all’ennesima contorsione distorsiva della Bce per evitare che i Paesi più indebitati tornino a conoscere l’impossibilità di finanziamento sul mercato, la cosiddetta frammentazione. Il tutto non solo con il programma App che chiude dopo 11 anni la stagione degli acquisti, bensì persino in regime di aumento dei tassi. Capite da soli che, per quanto si potranno utilizzare terminologie tecniche e complicate analisi dei meccanismi, la realtà cui andremo incontro è quella di una Bce che con una mano ritocca al rialzo il costo del denaro per tamponare un’inflazione in overshooting, mentre con l’altra torna a comprare debito periferico per calmierarne lo spread. Praticamente, un uomo a dieta che in una mano brandisce un gambo di sedano e nell’altra un maritozzo con la panna. Nessuno può vietarglielo, certo. Ma in punta di coerenza e buon senso, chi lo vede potrebbe mettere decisamente in discussione la serietà del suo impegno nel dimagrire. E se si tratta di un’assicurazione che deve stipulare una polizza vita, il premio di rischio ne verrà condizionato. 

Questo è il rischio: il mercato crederà a quest’ennesima capriola emergenziale? Oppure no? E ancora: se decidesse di chiudere gli occhi di fronte alla realtà, a quale prezzo sarà disposto a farlo? Quanto in alto dovrà salire l’asticella delle condizioni accettate dal Governo italiano per ottenere questa ennesima tornata di cura salvavita? Ripeto, la scelta dei saldi invariati è rivelatrice del tasso di raschiamento del fondo del barile in atto. Dopo quella, nei fatti, resterebbero solo le opzioni nucleari di ritorno a un Qe tout court o i tassi negativi. Detto fatto, l’inflazione esploderebbe a livelli turchi. Impossibile. 

La Germania potrà forse accettare il nuovo ruolo del Bund come collaterale a garanzia dell’Italia, ma imporrà due condizioni: nessuna azione che impatti sul trend dei prezzi in maniera strutturale e, soprattutto, vigilanza diretta sulla politica italiana, quantomeno in termini di utilizzo dell’ossigeno garantito da Francoforte. D’altronde, Luigi Marattin lo ha detto chiaro: le condizionalità ci saranno. Ciò che ha negato è che saranno ben più stringenti di quelle connesse al Pnrr, per il semplice fatto che cambierebbe totalmente la natura della scelta compiuta e del soggetto che la compie e la sovrintende. A meno che non si decida che, deroga per deroga, Bce e Commissione Ue operino in questa fase come una mini-Troika senza Fmi, stante il dispiegamento di enormi risorse finanziarie per Paesi che vivono in un regime di doppia garanzia. Italia e Spagna, infatti, godono dell’ammontare maggiore in seno al Recovery Fund e certamente saranno destinatari dell’utilizzo del nuovo strumento in gestazione, ammesso che questi siano i reali meccanismi di funzionamento. A quel punto, il Mes sarà superato. E sarà superata persino la sua nuova versione, quella di cui l’Italia e la Germania non hanno ancora siglato la ratifica per via parlamentare. Berlino perché attende in merito il giudizio vincolante della Corte di Karlsruhe, l’Italia perché l’argomento rappresenta una vera e propria mina anti-uomo lungo il percorso del Governo. 

Insomma, oggi come non mai, vale il vecchio adagio: attenzione a ciò che andiamo cercando, perché potremmo trovarlo. E dopo il primo sollievo da spread sotto controllo, renderci conto di quale sia il reale prezzo che dovremo pagare. La voce più salata? Semplice, almeno a livello intuitivo. A vostro avviso, la Germania e l’Ue accetteranno di veder svenduto il Bund per sostenere un Paese con al governo forze cosiddette populiste o, addirittura, euroscettiche? Difficile. Molto. Quindi, la prima condizionalità potremmo essere tacitamente legata al voto politico del 2023. Opzione Mattarella per Mario Draghi, costretto suo malgrado a sacrificarsi ancora per il bene del Paese? Fossi in voi, comincerei a rifletterci. Perché potrebbe chiedercelo l’Europa… E visto il fuoco concentrico scatenatosi contro Giorgia Meloni, soprattutto attraverso il Pd al Parlamento europeo per l’intervento al meeting di VOX in Spagna, pare che qualche avvisaglia di eterodirezione nei consigli per il voto legislativo sia già partita. 

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