In Corea del Sud, il Presidente golpista è rimasto al suo posto. Il partito di maggioranza è uscito dall’Aula al momento del voto per l’impeachment. Tutto normale, no? Sapete quale terribile pena dovrà scontare per aver imposto la legge marziale al suo Paese, ancorché solo per tre farsesche ore? Il divieto di espatrio. Come se le Cancellerie internazionali facessero a botte per invitarlo. O garantirgli asilo politico. Quello che invece Vladimir Putin ha offerto a Bashar al-Assad e alla sua famiglia. Già, perché ora la Siria è libera dal dittatore.
La cosa positiva è che il teatrino stavolta durerà davvero poco. Perché se esiste una certezza rispetto agli anni della dinastia appena detronizzata è che in Siria i cristiani hanno sempre potuto festeggiare il Natale pubblicamente, alla luce del sole e senza alcun rischio. Sembra paradossale, ma era più sicuro celebrare la venuta di Nostro Signore a Damasco che in una periferia parigina o di Bruxelles. Sarà così fra due settimane? Le premesse non sembrano delle migliori. Ma si sa, tutto ciò che promana da Al Qaeda puzza di servizi occidentali lontano un miglio. Quindi, magari, burka e lapidazioni per quest’anno potranno andare d’accordo con il presepe. Giusto per garantire la photo-opportunity rassicuranti. Poi, frustate a go-go. Soprattutto se sei gay o trans. Ma a quelle latitudini, tutto appare sfuocato alle ipocrite diottrie nostrane.
Perché per quanto l’ex terrorista dell’Isis ripulito che oggi guiderà la Siria abbia definito la loro marcia trionfale verso il potere, una vittoria della nazione islamica (frase che ricorda più Malcolm X che i salafiti più estremisti, ma, si sa, l’origine conta e il benchmark Al Qaeda ricorda molto il titolo di un hit di Bruce Springsteen), appare quantomeno singolare che negli stessi istanti il Premier israeliano comparisse in un videomessaggio in cui annunciava il trionfale ingresso delle truppe con la Stella di Davide nella Alture del Golan per la prima volta dal 1973. Ma come, la nazione islamica accetta che Israele gli invada parte di territorio appena conquistato? Sicuri che vada tutto bene?
In compenso, questa mappa ci mostra quale sia la ragione per cui la nuova Siria islamista e Israele festeggino assieme. Fine dei rifornimenti iraniani a Hezbollah. Quindi, facendo riferimento alla storica Agenda delle sette conquiste del generale Wesley Clark, ora il playbook di destabilizzazione dovrebbe terminare con un controllo del Libano per via di balcanizzazione e poi lo scontro definitivo con l’Iran.
Prepariamoci a qualche scandalo legato alle sanzioni petrolifere. Prepariamoci a un rafforzamento delle stesse. O, quantomeno, a un roboante annuncio in tal senso da parte di Donald Trump. D’altronde, gli Usa utilizzarono lo stesso metodo con il Giappone nel 1941. E squadra che vince non si cambia. Tanto per non farci mancare nulla, la Romania si prepara a diventare le dependance di eventuali disimpegni statunitensi in Ucraina. Tra l’altro, già minacciati direttamente dallo stesso Donald Trump a Volodymir Zelensky in quel di Parigi, dove entrambi hanno assistito allo spettacolo d’arte varia della riapertura di Notre Dame.
In Romania, infatti, sta sorgendo la più grande base Nato d’Europa. Più grande di quella di Ramstein in Germania. E quando investi così tanto sul tuo futuro, certamente non lasci nulla al caso. Certo, puoi sparare idiozie sul tuo disimpegno Nato per far felice il bovaro dell’Oklahoma, ma, alla fine, sai che non accadrà mai. E poi, il fatto che la Russia abbia abbandonato la Siria senza sparare nemmeno un petardo, impone un prezzo da pagare. L’Ucraina, appunto. Perché per quanto gli stessi media che oggi festeggiano il ritorno della democrazia in Siria vi abbiano raccontato che la Russia stesse per fallire, stante il crollo del rublo, lo stesso è passato da 113 a 99 nel cambio sul dollaro. In quattro giorni. Tradotto, la Cina è pronta con gli swaps. Gli stessi di cui ha beneficiato per due estati di fila la Turchia sull’orlo del collasso inflattivo. E che adesso, invece, probabilmente farà cassa di valuta estera ricattando a prezzo triplo l’Europa, pena farla invadere da clandestini provenienti dal suo protettorato siriano.
E visto che il primo atto compiuto dai ribelli entrati a Damasco, è stato liberare i prigionieri politici in galera, prepariamoci a una bella informata di foreign fighters. Mi raccomando, al primo Bataclan tutti a rimpiangere Assad come fatto con Gheddafi, postare candele sui social e sperare che russi, iraniani ed Hezbollah tolgano le castagne dal fuoco come con l’Isis. Un enorme circo Barnum di eterni ritorni, di copioni lisi, di sceneggiature di corto respiro che campano di sempre più raffazzonati e volgari colpi di scena.
Nel frattempo, chi pensa più alla Fed? O alla Bce? O all’inflazione? O alla bolla tech/AI che cominciava a slabbrarsi pericolosamente? E alle banche stracariche di unrealized losses, chi ci pensa? E alla crisi industriale europea che sta generando una Spoon River di licenziamenti, chi ci pensa, se c’è da festeggiare l’addio del dittatore?
Attenti alla mossa del cavallo. Perché se la Cina invade Taiwan, magari utilizzando l’alibi del precedente sudcoreano come giustificazione per una manovra preventiva, la prima cosa che farà sarà nazionalizzare e porre sotto controllo politico i produttori di chip. Userà la stessa arma che gli Usa vogliono usare contro l’Iran attraverso il petrolio. A quel punto, fate scorta di pop-corn. Perché il castello di carte crollerà talmente velocemente da far sembrare il tramonto di Assad una lunga agonia.
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