I russi preparano un attacco nella zona di Kharkiv: vogliono un corridoio neutrale. L’Ucraina non ce la fa, vuole trattare: le incognite del negoziato

L’Ucraina ha bisogno di un cessate il fuoco, mentre la Russia prepara un nuovo attacco per creare un corridoio neutrale nella zona di Kharkiv. Il colloquio fra Trump e Zelensky, ai margini del vertice NATO dell’Aja, potrebbe aver sancito la necessità da parte di Kiev di arrivare alla pace, perché la guerra sta diventando sempre più insostenibile.



Gli ucraini, per questioni di sopravvivenza, saranno costretti a cedere i territori e a non entrare nella NATO (e forse neanche nella UE), e quelli che li aspettano non saranno affatto negoziati facili, nei quali dovranno cercare di ottenere qualche garanzia sulla sicurezza nazionale, ma dovranno anche rispondere ai piani russi su Kharkiv.



Sullo sfondo, poi, da entrambi i lati, Russia e Ucraina, resta il problema delle rispettive economie. Kiev, spiega Stefano Caprio, sacerdote cattolico di rito bizantino in Russia dal 1989 al 2002, teologo ed esperto del mondo russo, aspetta la ricostruzione sostenuta dall’Occidente; Mosca fugge il rischio di una recessione, ipotizzata da molti e negata da Putin.

Vladimir Putin (Foto: ANSA)

L’Ucraina che si appresta ad affrontare il dopoguerra, intanto, è divisa tra chi si aspetta maggiore democrazia e chi teme cadute autoritarie. Semplificando, è la divisione tra filoucraini e filorussi che ha animato tutto il conflitto. Il presidente russo, intanto, ha detto che la Russia è pronta a nuovi incontri a Istanbul con gli ucraini e che incontrerà Donald Trump.



Trump e Zelensky si sono incontrati al vertice della NATO, e il presidente americano ha assicurato che parlerà con Putin, sostenendo che il suo parigrado ucraino vuole assolutamente la pace. È il solito tira e molla o gli ucraini vogliono il cessate il fuoco perché non ce la fanno più?

Dalle notizie che filtrano si capisce che la Russia sta preparando un attacco, forse proprio una nuova invasione tra luglio e agosto. Sta cercando di raccogliere il maggior numero di soldati tra coloro che sono stati mobilitati, e probabilmente arriverà un nuovo contingente anche dalla Nord Corea. L’Ucraina, quindi, rischia davvero grosso: non ha le forze per difendersi. Per questo sta cercando di procedere verso una trattativa, ovviamente rinunciando a tutto: ai territori occupati, a entrare nella NATO e anche nella UE. In Ungheria c’è stato un referendum: oltre il 90% degli ungheresi che si sono recati a votare non vogliono l’Ucraina nell’Unione Europea.

Gli americani si stanno defilando?

Zelensky sente un po’ il fiato sul collo anche perché, a questo punto, non può rompere con gli Stati Uniti. Trump gli ha fatto capire che arriveranno ancora aiuti, ma senza esagerare. Insomma, si andrà verso una soluzione negoziale. Era un po’ quello che si prevedeva: la Russia ha tirato in lungo più che poteva per raccogliere le forze e poter minacciare nuovamente l’Ucraina, anche se rimane una grossa incertezza sull’economia russa.

I media ucraini riportano un sondaggio secondo il quale il 50% della popolazione pensa che si stia andando verso una maggiore democrazia, mentre il 41% ritiene che il Paese si stia orientando verso un maggiore autoritarismo. Che cosa ci racconta dell’Ucraina di oggi?

Ci spiega come proseguirà la guerra. Se non si arriva a una nuova invasione, a un nuovo assalto russo, con la trattativa di pace inizierà lo scontro politico, la guerra ibrida, in cui il 41% rappresenta la parte di popolazione influenzata dai russi, i quali cercheranno in tutti i modi di sovvertire il governo, la politica, il presidente. Se si fa la pace, bisogna fare le elezioni, e dai russi sentiremo questo ritornello.

Le due quote del sondaggio, 50% fiduciosi nella democrazia e 41% che teme un regime autoritario, corrispondono alla divisione tra filoucraini e filorussi?

Grosso modo sì, semplificando molto. È la storia dell’Ucraina degli ultimi trent’anni: una maggioranza non eccessiva filo-occidentale e una forte minoranza filorussa. C’è stata l’alternanza di governi, di presidenti, di primi ministri, anche con fasi tumultuose, conflitti, la Rivoluzione Arancione, Euromaidan. E non è che sia stato tutto pacifico.

Un altro sondaggio dice che il 50% delle persone si fida di Zelensky, il 71% di Zaluzhny, ex capo di stato maggiore e ora ambasciatore a Londra, e il 55% di Budanov, capo dei servizi segreti. Numeri realistici? Zelensky, quindi, potrebbe perdere le elezioni?

Sono numeri abbastanza realistici, anche se i sondaggi dipendono anche dalla fase in cui ci si trova. Zaluzhny gode di un buon consenso, non si è messo contro Zelensky, ma è considerato un’alternativa molto importante. Bisognerà vedere cosa succede: l’attuale presidente, che in pratica ha fatto quasi due mandati, potrebbe anche ritirarsi e appoggiarlo, anche se, ora come ora, dice di voler rimanere saldo al potere per controllare la situazione.

Il Washington Post, intanto, parla di un’economia dell’Ucraina al collasso, nonostante gli aiuti dell’Occidente. Le sempre maggiori difficoltà da affrontare stanno cambiando il modo di sentire della gente? 

C’è stanchezza, c’è la voglia di resistere, ma anche una grande voglia di ricostruzione. Il rilancio dell’economia dell’Ucraina è legato solo a questo, alla possibilità di ricostruire. In questo si spera nell’aiuto dell’America, dell’Occidente, dell’Europa, al di là degli accordi politici e militari. Ci sarà un gran bisogno di sostegno per permettere al Paese di riprendersi.

Putin, nel suo discorso di San Pietroburgo, ha dovuto dire che la Russia non rischia la recessione. Il pericolo c’è? E con quali ricadute?

Nel forum di San Pietroburgo è stato un punto affrontato da molti. Ci sono pressioni sulla Banca centrale perché riduca i tassi di interesse, cosa che i responsabili dell’istituzione bancaria hanno cercato di evitare finora. Ma non è detto che questa misura dia i risultati sperati. La presidente della Banca centrale dice che l’economia è surriscaldata e che va progressivamente raffreddata, mentre il ministro delle Finanze, Anton Siluanov, sostiene, al contrario, che c’è una fase di congelamento e che bisogna arrivare al disgelo del caldo estivo. Si sprecano le immagini e le metafore, ma alla fine non si capisce qual è la situazione.

E Putin?

Putin ha dichiarato al forum che non ci sarà recessione, perché l’economia verrà completamente ristrutturata, sviluppando una doppia destinazione: ogni azienda, ogni fabbrica, ogni produzione avrà sia una destinazione civile sia una militare. In pratica, quello che succedeva con l’economia sovietica. La realtà è che non si capisce quanto possa resistere la Russia.

Se lo scenario è quello di un’Ucraina che deve cedere i territori e rinunciare alla NATO, che cosa può sperare di ottenere Kiev da un negoziato?

L’Ucraina è già tanto se riesce a salvare la propria autonomia. Il governo di Kiev perderà quattro regioni, comprese le parti che ancora non sono state occupate. La Russia, tuttavia, e questa sarà la questione più difficile da definire, vuole creare un corridoio neutrale che comprenda l’area di Kharkiv, molto importante per l’Ucraina. Su questo gli ucraini non vorranno cedere. Probabilmente è per questo che la Russia sta preparando un assalto estivo, per occupare la zona che poi vuole lasciare formalmente neutrale.

Dal punto di vista geografico, che Ucraina sarà?

Perderà il 30% dei territori, occupati dalla Russia. E un altro 10-15%, per il corridoio neutrale.

Kiev riuscirà a ottenere garanzie per la sicurezza nazionale?

La zona neutrale sarà disarmata, però ci vogliono delle garanzie di sicurezza da parte dell’Occidente. Se non ci sarà la NATO, ci sarà bisogno di una qualche forma di accordo tra Occidente e Russia che permetta all’Ucraina di potersi difendere da eventuali attacchi. Per questo gli ucraini non vogliono una zona neutrale in mano ai russi.

(Paolo Rossetti)

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