Gli stablecoin a cui si sta lavorando negli Usa possono avere conseguenze poco desiderabili per l'Eurozona

L’altro ieri la “Sibos conference” di Francoforte ha ospitato gli interventi del governatore della Bundesbank Nagel e di Christopher Waller, membro del board della Fed. Si è discusso in particolare degli “stablecoin” e del futuro dei sistemi di pagamento dentro l’Europa. Il tema che rischia di passare per un’esclusiva per addetti ai lavori è invece vitale per la sovranità dell’Europa.



Infatti, Nagel ha iniziato il proprio discorso specificando che i pagamenti sono diventati più affascinanti e più politici di quanto non sia mai accaduto. Il tema quindi è politico e merita l’attenzione di un pubblico più ampio degli “addetti ai lavori”; l’evoluzione dei sistemi di pagamento, secondo Nagel, potrebbe indebolire la capacità delle banche centrali di implementare la propria politica monetaria.



Il Governatore della Bundesbank dice un’altra cosa importante quando precisa di volersi assicurare che “l’euro rimanga la valuta dominante qui nell’area euro”. Esiste quindi il rischio o la possibilità che l’euro, senza ipotizzare alcuna rottura, smetta di essere la valuta dominante in Europa.

Alcune delle principali banche d’affari americane stanno lavorando al lancio di stablecoin “garantiti” da attivi in dollari, come per esempio le obbligazioni governative. La diffusione di questi strumenti offre a un’ampia platea di risparmiatori la possibilità di usarli come sistemi di pagamento e, potenzialmente, anche come strumenti di risparmio. I cittadini europei avrebbero così un’alternativa agli euro o ai conti correnti in euro facile e veloce da utilizzare; gli strumenti sarebbero emessi da primarie banche americane con sottostante attivi in dollari.



Image by Thomas Breher from Pixabay

I nuovi strumenti di pagamento, per Nagel, rischiano di creare incentivi e di contribuire alla corsa agli sportelli e alla volatilità dei mercati. Proviamo a calare l’innovazione degli stablecoin nella crisi europea dei debiti sovrani del 2011 quando i principali quotidiani finanziari discutevano dell’uscita dell’Italia, della Grecia o degli altri “Pigs” dall’euro. Gli stablecoin offrono un’alternativa veloce e incontrollabile per togliere i risparmi dai conti correnti e metterli in uno strumento con cui si può subito pagare ed essere pagati.

C’è un secondo aspetto. Anche senza immaginare potenziali rotture dell’euro, la concorrenza di uno strumento liquido, accessibile a tutti e legato al dollaro limita la capacità della banca centrale europea di trasmettere la propria politica monetaria. I tassi di crescita, inflazione e quelli ufficiali delle Banche centrali potrebbero essere molto diversi in Europa e negli Stati Uniti in parte come sta già accadendo. Il problema degli Stati, tutti senza quasi eccezione, è quello di affrontare un periodo di possibile alta inflazione senza che il costo del debito esploda e questo significa avere un controllo molto stretto sui capitali che entrano e che escono e sulla loro remunerazione.

Ciò che emerge dal discorso di Nagel è il rischio per l’Europa di cedere la sovranità monetaria non al termine di un processo traumatico o politico ma “passivamente” per la diffusione nel suo territorio di uno strumento di pagamento in dollari, accessibile senza costi a tutti e molto difficile da controllare.

L’Europa potrebbe reagire con i propri “stablecoin”, ma il problema non è questo in fondo. Il problema è che per l’Europa del 2025 affrontare questo tipo di competizione è un rischio anche a parità di “stablecoin”.

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