L'architetto Stefano Boeri ha rotto il silenzio sull'inchiesta urbanistica in corso a Milano: la sua spiegazione sui messaggi inviati a Beppe Sala
Dopo giorni di voci, ipotesi e critiche, alla fine anche il famoso architetto Stefano Boeri ha rotto il silenzio sull’inchiesta urbanistica in corso a Milano e che è già costata la richiesta di arresto per sei persone e che sta sconvolgendo la politica meneghina: tra i soggetti interessati ci sarebbe anche il sindaco Beppe Sala – che ha fermamente respinto le richieste di dimissioni avanzate dalle opposizioni in Consiglio – e l’assessore dimissionario Giancarlo Tancredi.
Dal conto di Stefano Boeri, la procure ipotizza il reato di aver esercitato delle “pressioni indebite e reiterate” sulla commissione paesaggistica e – soprattutto – sul suo presidente Giuseppe Marinoni relativamente al progetto del cosiddetto “Pirellino” che è stato rigettato dalla medesima commissione in ben due occasioni differenti; facendo – sempre secondo la tesi della Procura che è ancora tutta da confermare – prevalere il suo interesse privato in quanto autore del progetto.
In particolare, per Stefano Boeri – almeno dal punto di vista mediatico – sarebbe stato particolarmente pesante un messaggio privato inviato a Beppe Sala in cui lo informava che “dopo due bocciature su progetto Bosco Verticale Porta Nuova” da parte della commissione, a fronte di una terza si sarebbe rischiata da parte di Catella Manfredi una “rottura” e il “ricorso al Tar”; il tutto chiudendo con la precisazione che le sue parole andavano prese come “warning” per la riunione della commissione che si sarebbe tenuta all’indomani del messaggio.

Stefano Boeri rompe il silenzio sull’inchiesta urbanistica a Milano: “Il mio warning a Sala non era una minaccia”
In questi giorni, costantemente rimbalzato sui quotidiani, l’architetto Stefano Boeri aveva deciso di mantenere un assoluto riserbo senza rilasciare commenti pubblici o interviste sui messaggi o sull’inchiesta della procura di Milano: una posizione mantenuta – almeno – fino a ieri, giornata in cui l’architetto ha rotto il silenzio con un lungo post su Instagram e Facebook (lo trovate integrale qua sotto) in cui ha dato la sua personalissima versione sull’accaduto.
Soffermandosi proprio sul messaggio di warning a Beppe Sala, Stefano Boeri ha messo in chiaro fin da subito che “non era una minaccia” – come, invece, ipotizza la procura meneghina – ma “un vivo allarme per l’operato della Commissione” che a suo avviso stata “adducendo ragioni che non avevano nulla a che vedere con i compiti” della stessa; ricordando anche che il progetto del Pirellino è stato – peraltro – poi approvato dopo “la sofferta rinuncia all’idea originale di ‘Torre botanica’” e dopo alcune profonde modifiche applicate allo stesso.
Uscendo dalle polemiche a suo carico, l’architetto Stefano Boeri ha anche spiegato nel suo lungo posto che quella di cui è stato vittima sarebbe “una violenta campagna diffamatoria“, legata alla diffusione di “frammenti decontestualizzati” di messaggi che avevano natura del tutto privata: si tratterebbe – sempre secondo Stefano Boeri – di “una situazione incresciosa”, sulla quel preferisce rimettersi al parere del Tribunale e della Magistratura; rivendicando – in conclusione – di essere “un architetto e non un cementificatore“.
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