COMAT, azienda con sede a Ossona e associata a UCIMU, è presente su diversi importanti mercati in tutto il mondo
Chi l’ha detto che le tecnologie per le macchine utensili per la lavorazione dei metalli servano esclusivamente l’industria pesante? COMAT, azienda nata negli anni ’80, dimostra come la meccanica possa essere pulita e leggera. Ce ne parla Andrea Colombo alla guida dell’azienda associata a UCIMU dal 2018.
Partiamo da COMAT. Ci racconta un po’ chi siete e cosa fate?
COMAT è un’azienda che ha sede a Ossona, nei dintorni di Milano, fondata nel 1988 da mio padre insieme al suo socio Daniele Cassani. Papà era già imprenditore da tempo, ma operava nel mondo della chimica in particolare nel segmento dei fluidi per il settore del metalworking. Erano gli anni ’70 e le grandi multinazionali straniere dominavano un mercato, quello degli olii e dei fluidi da taglio, grazie alla loro forza commerciale e finanziaria. Mio padre capì l’importanza di differenziarsi proponendosi, da piccola realtà locale, con un approccio consulenziale completamente ribaltato rispetto al comune sentire.
Da lì il passo fu breve e nacque COMAT, che poi vuol dire Consulenza e Manutenzione Tecnica… dei fluidi lubrorefrigeranti. Oggi COMAT è una realtà affermata, non solo in Italia, nel segmento della filtrazione industriale degli olii da taglio per le lavorazioni meccaniche di altissima precisione. Con i nostri sistemi di super filtrazione, che hanno la precisione di 3-5 micron, riusciamo a filtrare gli olii utilizzati per le lavorazioni meccaniche di precisione. In questo modo l’olio filtrato raggiunge livelli di purezza superiori a quelli di partenza.
Cosa significa tutto questo?
Significa che i macchinari che trattano parti estremamente delicate, ove la precisione è appunto al micron, lavorano in condizioni di estrema pulizia, evitando che il materiale di sfrido o scarto infici la lavorazione o rimanga sul pezzo lavorato. Inoltre, non meno importante, ciò significa che l’olio può essere usato molto più a lungo con evidenti vantaggi in termini di impatto ambientale ed economico sull’operato delle aziende nostre clienti.
Parliamo allora dei vostri clienti…
Guardi, nomi non possiamo farli e non sarebbe neanche fair. Posso dirle, però, che la gran parte delle aziende di orologeria svizzera e i principali brand si rivolgono a noi. Questo per darle l’idea del tipo di prodotto che riusciamo a realizzare. Poi i principali settori di sbocco sono quello della costruzione e affilatura degli utensili, seguito dal medicale, che vuol dire segmento della dentistica, delle protesi e della produzione di aghi per siringhe.
Lavoriamo poi molto con la difesa e l’aeronautica, ma anche per la meccanica generale, penso ad esempio ai cuscinetti a sfera. I nostri filtri possono gestire lavorazioni effettuate su metallo duro, acciai e leghe speciali, ceramica. Abbiamo poi una seconda applicazione nel mondo della torneria automatica, dove andiamo a filtrare – in dialisi – l’olio recuperato dalla centrifugazione di trucioli, portando benefici sostanziali alla qualità delle lavorazioni e alla durata della vita utile dei macchinari.
E per quanto riguarda i mercati?
Direi Italia ovviamente. Poi Francia, Svizzera, Germania, Europa dell’Est e Spagna, ma anche Gran Bretagna, Nordics, Usa, Asia e da lì, anche Giappone, Nuova Zelanda e Australia.
Quali i segreti di questo successo?
Da quando sono arrivato in azienda, nel 2016, ho cercato di capitalizzare il lavoro e il know-how che mio padre e il socio avevano profuso in azienda. Ho portato la mia esperienza fatta in tutt’altro campo (quello delle grandi banche d’affari estere dove ho lavorato per 24 anni) puntando su diversificazione dei mercati e dei settori e mantenendo grande attenzione alla qualità del prodotto, che è poi la cifra che da sempre contraddistingue l’offerta di COMAT.
Fondamentale è stata poi la scelta di formalizzare i rapporti di partnership, in alcuni casi, e di cobranding, in altri, con alcuni importanti costruttori. Ciò ci ha permesso di entrare più facilmente in alcuni mercati particolarmente distanti come quelli asiatici. Parallelamente abbiamo lavorato per meglio strutturare la rete di distributori. Credo che l’azienda oggi abbia molto più valore che in passato anche grazie ai contratti e/o agli accordi commerciali che abbiamo stipulato con questi interlocutori, che si sono consolidati nel tempo.
Tutte queste scelte e il posizionamento di mercato ci hanno permesso di mitigare significativamente l’impatto derivante dal contesto di mercato attuale in cui la crisi dell’automotive ha causato conseguenze pesanti per coloro che non hanno avuto modo di diversificare il proprio portafoglio o sono rimasti legati esclusivamente o prevalentemente al mercato domestico.
Diceva della sua esperienza in JP Morgan: cos’ha portato in azienda da quel mondo? E cosa porta nel mondo della finanza, nel quale ancora opera, da quello dell’impresa manifatturiera?
Da quel mondo mi porto il respiro internazionale, la capacità di focalizzarsi su cosa importa veramente e la predisposizione a interloquire con persone di ogni cultura anche quelle più distanti da noi: JP Morgan è un’azienda fantastica cui sarò sempre grato e legato. E poi l’impostazione strategica dell’attività di business che è fondamentale per poter arrivare a dialogare con credibilità con la C-Suite delle grandi aziende.
Tutto questo, però, è possibile anche perché ho un team di persone fidate e preparatissime in grado di mandare avanti l’attività ordinaria con grande autonomia. La delega è fondamentale, ma prima devi capire chi hai davanti, formare le persone, passare i tuoi indirizzi, verificare e quindi fidarti. Io oggi mi fido di un team ristrettissimo e affiatato con cui lavoro bene anche a distanza, visto che sono sempre in viaggio.
C’è però una cosa che non sono riuscito a trasferire nella mia esperienza di imprenditore di un’azienda manifatturiera: la velocità del mondo finanziario. Lì, un’idea, se ha le gambe per camminare la realizzi in due, forse quattro settimane; qui i tempi sono enormemente dilatati perché si tratta di un prodotto che va progettato, ingegnerizzato e testato. D’altra parte, però, l’azienda mi obbliga sempre a tenere i piedi per terra: un esercizio utilissimo anche per chi opera nel mondo finanziario dove alcuni cadono nell’errore di pensare che eseguire un business plan non vada molto oltre a una buona presentazione in Powerpoint e un business plan in un foglio Excel complesso…
Ultima domanda: cos’ha spinto COMAT a entrare in UCIMU?
L’ho voluto fortemente perché credo che l’appartenenza all’associazione possa essere un buon biglietto da visita presso i nostri clienti. E poi devo dire che per tutti i servizi e il supporto che abbiamo richiesto in questi anni, rispetto a differenti ambiti di attività aziendali, ho sempre avuto del valore aggiunto trovando persone disponibili e competenti su temi decisamente specifici, e genuinamente appassionate al loro lavoro. Come lo siamo noi!
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