Il prossimo 2 agosto ricorrerà il 39evesimo anniversario della strage di Bologna, una data che tutta l’Italia ricorda perfettamente in seguito all’assurdo attentato nel quale persero la vita 85 persone e oltre 200 rimasero ferite. La trasmissione Chi l’ha visto, nello Speciale Estate 2019 di oggi si concentrerà anche su questo caso con il servizio intitolato “Nuova inchiesta sulla strage di Bologna: Quel volto tra la folla”, realizzato da Paola Grauso con la collaborazione di Andrea Gentile. L’intento sarà quello di fare il punto sulle ultime novità relative alla nuova inchiesta. Mentre indiziati, ex terroristi e periti si scontrano ancora in aula, tra le macerie dove per anni sono rimasti i detriti della stazione, ai Prati di Caprara, potrebbe essere stato rinvenuto l’interruttore della bomba. E’ questa la possibile svolta trapelata nelle passate settimane in riferimento alla perizia chimico-esplovistica disposta nel processo all’ex Nar Gilberto Cavallini e depositata, dopo varie proroghe, dagli esperti Danilo Coppe e Adolfo Gregori. Cavallini è accusato di concorso nell’attentato. La bomba a tempo che esplose nella sala d’attesa della stazione di Bologna, ad oggi resta ancora senza mandanti.
STRAGE DI BOLOGNA: QUARTA PERIZIA
Dalla medesima perizia sono emerse anche la conferma sulla composizione dell’esplosivo, l’ipotesi di una esplosione accidentale oltre che, appunto, quello che potrebbe essere l’interruttore dell’esplosivo usato nella strage di Bologna. Non furono 20-25 i chilogrammi di esplosivo impiegati bensì 11, composti da T4 e tritolo con residui di gelatina, al contrario di quanto emerso nei processi a carico di Mambro, Fioravanti e Ciavardini. Come rammenta BolognaToday, la nuova perizia sulla strage di Bologna è la quarta in ordine di tempo e modifica totalmente lo scenario finora emerso rimettendo in discussione l’impianto giudiziario complessivo e smentendo, in gran parte, quanto era emerso in precedenza. E’ chiaro che però la novità più clamorosa, resa possibile anche grazie all’impiego delle nuove tecnologie, è il ritrovamento del presunto interruttore elettrico di tipo “on-off” contenente anche l’impronta dell’esplosivo del tutto incompatibile con il tipo di deviatore presente nella sala d’aspetto della stazione di Bologna ma, anche, con materiale appartenente alle Ferrovie.
PRESUNTO INTERRUTTORE, LE IPOTESI
L’iterruttore ritrovato la scorsa estate dall’esplosivista geominerario Danilo Coppe tra le macerie, è compatibile con un interruttore di sicurezza artigianale realizzato da chi ha costruito l’ordigno ed usato per evitare l’esplosione durante il trasporto. Ma essendo appunto artigianale, sarebbe stato anche difettoso. Il ritrovamento potrebbe trovare riscontro anche nelle parole dell’ex presidente della Repubblica, Francesco Cossiga che in una intervista al quotidiano Il Corriere della Sera nell’agosto di 11 anni fa parlò di un “trasporto finito male”. Chiaramente si tratta ad oggi di una ipotesi che però non può essere trascurata. Su questo aspetto si deve procedere con i piedi di piombo, come fa intendere l’esplosivista Danilo Coppe che, raggiunto da Repubblica.it, la presenza dell’interruttore “non è giustificata nella sala d’aspetto in cui esplose la bomba”. Tuttavia “la certezza assoluta che sia quello che ha innescato la bomba non può essere data”. A suo dire, infatti, “potrebbe essere stato usato sull’impianto elettrico per una riparazione temporanea o di fortuna in qualche ufficio, da parte del personale delle ferrovie. Sarebbe strano, ma non è impossibile”.