A UnoMattina Estate il caso dell'evasione di Andrea Cavallari: il commento del padre di una delle vittime della strage di Corinaldo
La diretta di questa mattina del programma UnoMattina Estate si è tornata a occupare del caso di Andrea Cavallari, il condannato autore della strage di Corinaldo che è riuscito – poco più di un paio di settimane fa – a evadere dal carcere di Bologna sfruttando un permesso concesso dal giudice per fargli discutere la tesi di laurea e conseguire il titolo – ironicamente – in giurisprudenza: un caso che si è concluso, fortunatamente, in modo positivo e che è stato discusso con il padre di Daniele Pongetti, tra le vittime della strage di Corinaldo.
Facendo prima di tutto un passo indietro utile per comprendere l’intera vicenda, è bene dire che la strage risale al 2018, quando lo stesso Andrea Cavallari e cinque suoi amici spruzzarono uno spray urticante all’interno della discoteca Lanterna Azzurra in cui era atteso il concerto di Sfera Ebbasta: nella calca che si creò a causa del panico, morirono 6 persone – tra le quali, appunto, il 16enne Daniele Pongetti – per il crollo di una balaustra sotto il peso delle oltre 1.400 persone che si trovavano nel locale.
Andrea Cavallari fu tra i condannati per la strage e lo scorso 3 luglio il giudice gli aveva concesso un permesso di uscita utile per conseguire il titolo di laurea in giurisprudenza: dopo il pranzo in famiglia, sfruttando il passaggio da parte di un paio di amici non ancora identificati è riuscito a raggiungere Barcellona, dove – ieri – è stato arrestato dalle autorità che si erano messe immediatamente sulle sue tracce; individuato grazie ai movimenti della carta di credito.
Il padre di una vittima della strage di Corinaldo: “Non capisco perché concedere il permesso ad Andrea Cavallari”
Limitandosi a precisare che l’arresto di Andrea Cavallari “ci ha dato un po’ di sollievo”, il padre di Daniele Pongetti a UnoMattina Estate ha spiegato di rispettare “la decisione del giudice che ha detto che questa persona poteva discutere la tesi”, pur sottolineando – e riconoscendo che, in ogni caso, “il giudice avrà avuto le sue ragioni” – di non condividerla visto che “durante il covid moltissime persone si laureavano tramite internet e avrebbe potuto benissimo fare lo stesso anche lui”.
D’altra parte, il padre della vittima della strage di Corinaldo ha ricordato che ancora oggi “siamo ancora in corte d’appello e aspettiamo che la commissione vigilanza ci dia giustizia visto che non l’abbiamo avuta ancora per tutto”, in particolare per quanto riguarda il fatto che la cosiddetta discoteca Lanterna Rossa “non aveva né l’abitabilità, né l’agibilità” per il concerto, essendo – all’epoca e “ancora oggi” – “accatastato come magazzino agricolo”.