La Cina usa l’incontro SCO per affermare la sua egemonia, anche sulla Russia. Ha paura solamente del potere dell’India
A Tianjin, in Cina, vertice dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (SCO)al via. Un incontro in cui Putin è stato accolto con tutti gli onori, ma al quale partecipano anche i leader di molti altri Paesi, tra cui Bielorussia, Iran, Kazakistan, Kirghizistan, Pakistan, Tagikistan e Uzbekistan, per non parlare della Turchia, presente solo come osservatore.
Al di là della retorica del nuovo ordine mondiale multipolare, tuttavia, l’evento, spiega Massimo Introvigne, sociologo fondatore del Cesnur e del sito Bitter Winter, non fa altro che certificare il tentativo cinese di affermare la propria egemonia. Pechino ha un piano per sostituirsi a Washington come punto di riferimento mondiale e in questo progetto la Russia è solo sua cliente.
L’unico Paese che teme, presente alla convention, è l’India, da sempre rivale, ora riavvicinatasi alla Cina, anche se le questioni da risolvere tra i due sono ancora molte.
Come arriva la Cina all’incontro della SCO e con quali obiettivi?
Il piano della Cina, che risulta da tutti i suoi documenti ideologici, è di sostituire l’egemonia americana con l’egemonia cinese. In questo contesto l’Europa diventa un’appendice degli USA e la Russia un’appendice della Cina stessa.
L’unico potere che teme, anche per ragioni culturali (perché è da lì che un tempo arrivò il buddhismo), è quello dell’India, che però pensa di poter attirare in questo grande blocco inducendola ad allinearsi, soprattutto ora che Delhi vive un momento di difficoltà con gli Stati Uniti dovuto alle tariffe, conseguenza della sua storica alleanza con la Russia. Con i cinesi, invece, gli indiani finora hanno avuto un’antica inimicizia per una serie di questioni di frontiera.
Vista la rivalità degli ultimi anni l’avvicinamento con l’India è realmente possibile?
È molto difficile. Con l’India c’è sempre stata rivalità per il Tibet, anche se è stato conquistato militarmente dalla Cina. Ma lo stesso vale per i rapporti con il Bhutan, il Nepal, e non bisogna dimenticare che c’è un intero Stato indiano, l’Arunachal Pradesh, che Pechino considera uno Stato cinese occupato illegittimamente dall’India. Ci sono problemi sui confini e una forte distanza culturale, senza dimenticare che l’India ha una posizione egemonica di potenza regionale.
A che punto è il cammino per l’affermazione dell’egemonia cinese?
Con la guerra in Ucraina la Cina ritiene di avere in qualche modo attirato la Russia nella sua sfera, riducendola ad un cliente, così come le analisi di parte cinese, pubblicate e niente affatto segrete, considerano l’Europa uno stato cliente degli Stati Uniti.
L’India invece fa paura da un punto di vista economico, demografico e anche militare. Nel nuovo ordine mondiale di cui Putin ha parlato anche in una intervista rilasciata in occasione del vertice SCO, la Russia, in realtà, è solo junior partner.
Oltre agli USA anche la UE resta spettatrice di questa nuova alleanza in costruzione: di che considerazione gode presso Xi Jinping?
I cinesi ragionano per grandi sfere geopolitiche e considerano l’Europa parte della sfera americana. Non pensano, comunque, di poter rimpiazzare gli Stati Uniti nel controllo o nell’egemonia sul Vecchio continente.
All’incontro, come osservatore esterno, partecipa anche Erdogan: la Turchia sarà protagonista di questa nuova fase?
I turchi sono famosi per tenere i piedi in cinque scarpe, il fatto che siano presenti non è una prova di niente.
Le condizioni attuali sono favorevoli a nuove alleanze?
Credo che Trump stia offrendo un assist a Xi Jinping: in questo momento sicuramente sta rompendo le scatole a molti con i dazi, spingendo diversi Paesi ad allinearsi in qualche modo con la Cina.
Alla fine che cosa uscirà da questo incontro e in prospettiva che cosa potrà cambiare?
Questi incontri non sono mai luoghi veri dove si stipulano degli accordi, ma vetrine. E quindi sono un forte punto esclamativo per il progetto cinese della fine del mondo a egemonia americana e la sua sostituzione con quello che viene definito come un mondo multipolare, che in realtà, appunto, è un mondo a egemonia cinese.
È la vetrina di un progetto che va avanti da molto tempo e che in questo momento ha il vento in poppa a causa della guerra in Ucraina che da un certo punto di vista conviene alla Cina. Pechino aveva una forte collaborazione economica con Kiev, ma ora ha una sorta di controllo sulla Russia. Credo che tutto sommato il conflitto per Pechino sia stato un buon affare.
(Paolo Rossetti)
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