Suora si innamora, chiude convento Sansepolcro in mancanza di sostitute: la storia di Maria Teresa Saccente, madre superiora paragonata a monaca di Monza.
C’è già chi l’ha ribattezzata la monaca di Monza, ma la storia della suora che si innamora e porta alla chiusura del convento di Sansepolcro in Valtiberina è forse meno romanzesca di quella raccontata da Manzoni ne “I Promessi Sposi”. Di certo c’è che al tempo dei social e del web la vicenda amorosa che ha coinvolto la Madre Superiora Maria Teresa Saccente sta creando scalpore e imbarazzo, investendo i protagonisti di una fama di cui avrebbero fatto volentieri a meno. Come riportato da “La Repubblica”, la 40enne suora, pugliese, descritta da tutti i fedeli che frequentavano l’antico convento dei Padri Cappuccini di Sansepolcro come una donna energica, sempre sorridente e dal piglio manageriale spiccato nella conduzione della vita del monastero, si è infatti innamorata di un uomo vicino alla sua realtà e con il quale trascorreva gran parte delle sue giornate. Stando a quanto emerso, la relazione sarebbe terminata per volontà della stessa superiora, decisa a porre fine ad un atteggiamento non in linea con i suoi doveri. Ma ormai era troppo tardi: Maria Teresa Saccente, non è chiaro se per sua iniziativa, per un ordine perentorio della Congregazione Olivetana o per una moral suasione fruttosa, tornerà allo stato laicale. E il convento sarà chiuso.
SUORA SI INNAMORA, CHIUDE CONVENTO SAN SEPOLCRO
Non è la prima volta che il convento di Sansepolcro noto per i matrimoni viene chiuso: sorto nel 1615 su un colle dal quale dominava il centro storico, nel 2015 era stato riaperto e affidato alle cure delle monache benedettine olivetane e diventò un monastero, dedicato a San Bernardo Tolomei. La relazione della suora ha portato la Congregazione Olivetana a riconsegnare le chiavi ai cappuccini e a chiudere il monastero “definitivamente“, come si può leggere sul sito delle benedettine. Il problema questa volta non è una carenza di vocazione come quella che di recente ha fatto chiudere i battenti del vicino Cenacolo di Montauto, ad Anghiari. No, stavolta la Maria Teresa Saccente e le altre tre monache – una consorella di 80 anni, e due novizie – hanno dovuto abbandonare i loro progetti, tra cui le olive da cogliere, il frutteto in produzione, “i lavori di ristrutturazione e l’accoglienza per il turismo religioso – 19 posti letto nel convento, più altri 20 in alcuni bungalow nel bosco, con un grande spazio anche per matrimoni, battesimi e comunioni” che vedevano in prima linea proprio la Saccente, a causa di uno scandalo che la Santa Sede ha deciso di trattare con la massima risolutezza.
SUORA INNAMORATA: “IO PIANGO”
La sensazione, però, è che possa esserci dell’altro oltre a questa storia d’amore che tanto scandalo ha creato in una comunità che fatica a pensare a Maria Teresa Saccente come ad una suora che ha tradito la propria vocazione. In pochi riescono ad accettare che la superiora nota per promuovere ritiri spirituali e conferenze sulla vita contemplativa abbia dovuto abbandonare il velo per questa storia d’amore portando alla chiusura del convento per mancanza di sostitute. Lei stessa, sentita da “La Repubblica”, suggerisce: “Se la causa di tutto è una storia di cuore? Hanno voluto dire così, lasciamo che lo dicano, la faccenda è molto più complicata di quanto sembra“. E ancora: “La gente piange per la chiusura del monastero, e anch’io piango: quello che sto subendo mi segnerà per la vita, e sarà difficile che in futuro io voglia ancora avere a che fare con la Chiesa“. Il vescovo di Arezzo, Riccardo Fontana, dice di aver saputo tutto “a cose fatte“, ovvero quando “è intervenuta la Santa Sede e tutto è finito”. L’alto prelato parla di “vicenda molto dolorosa per le persone coinvolte“. Soprattutto per chi si trova oggi paragonata alla monaca di Monza e a sperimentare una gogna maggiore di quella scaturita dalla lettura dei “venticinque lettori” manzoniani…