Il Giubileo dei Giovani e la sete di bellezza (e verità) che sconvolge in una generazione descritta spesso come vuota: lo spunto di fede con Susanna Tamaro
LA “SORPRESA” DI TAMARO E LA VITA OLTRE GLI SMARTPHONE
Stiamo assistendo da giorni alle polemiche sulla presenza anche “rumorosa” del circa milione di ragazzi giunti a Roma per il Giubileo dei Giovani, eppure v’è qualcosa di molto più incidente che in pochi hanno colto: una di questi è Susanna Tamaro che nel lungo editoriale di oggi sul “Corriere della Sera” si dice commossa e stupita della grande sorpresa “manifestata” in quella spianata di Tor Vergata davanti al nuovo Papa Leone XIV.
Commossa soprattutto per lo sguardo catturato in molti frangenti, tra la Veglia di Preghiera e la Santa Messa finale, ma anche sguardi durante i momenti conviviali e culturali della settimana giubilare: «erano sguardi vivi e commossi», tutto il contrario dell’omologazione moderna “imposta” dai media nella vita dei giovani. Per Tamaro, scrittrice mai banale e in grado di non uscire dal politicamente corretto del panorama culturale italiano, vedere un milione di ragazzi attendere a fiato sospeso e poi fissare il Santissimo Sacramento innalzato dal Papa, è qualcosa di sconvolgente.
La chiama «transizione antropologica», e in effetti per i giovani di questa generazione è in atto una modifica enorme rispetto al Novecento ed inizio Duemila: non sono cambiati costumi e culture, ma è stravolto proprio lo sviluppo del cervello: per Susanna Tamaro, i giovani cattolici al Giubileo sembrano essere andati oltre lo “scrolling ossessivo” con gli smarpthone e i social. In un tempo dove sembrava impossibile l’attenzione e il silenzio, ecco che la grande piazza di Tor Vergata smentisce (almeno in parte) queste tendenze.
IL CRISTIANESIMO COME INCONTRO CON LA SETE DI BELLEZZA E DI VERITÀ
La saggezza, la libertà di guardare alle “cose grandi”, la verità e la speranza sono le cifre mese in evidenza da Papa Leone XIV al Giubileo dei Giovani, così come aveva già sottolineato la scorsa settimana nell’udienza con gli influencer, «cercate bellezza e verità contro le frivolezze». Idealmente parte da qui l’analisi di Susanna Tamaro, svelando ai meno attenti (e sono tanti, ndr) come quell’attenzione e quella attrattiva dei giovani cristiani parlano molto più di tanti trattati sociologici e generazionali.
Quei ragazzi sono cresciuti e si stanno ritagliando un proprio posto nel mondo nonostante «l’ignavia educativa e il nichilismo novecentesco»: questi giovani si distinguono, per Tamaro, «per una sete inestinguibile di bellezza, verità e costruzione di rapporti» che possono resistere all’usura del tempo. Come emerso durante le domande e risposte della veglia con il Papa, la vita umana può trovare e acquisire senso non nel consumo ma «nella costruzione» che richiede spesso scelte coraggiose e difficili.
Vedere con il Giubileo dei Giovani un mondo, quello dei ragazzi cristiani, che ancora ha sete e che si mette in cammino per trovare una risposta soddisfacente a quella sete – chiosa la scrittrice – è forse la notizia più speranzosa che possiamo avere davanti in questi tempi bui. Ciò che infatti corrode dal di dentro la nostra società, specie quella occidentale, è proprio quella mancanza di comprensione della «grande arsura che la attraversa».
Andando a ritroso nel suo passato da giovane educata alla laicità ma conquistata poi dalla cristianità, Tamaro rivede in quei giovani – pur dopo la “rivoluzione” cerebrale del mondo di oggi – lo stesso sguardo che cerca qualcosa di non consumabile: i cuori inquieti, tanto negli Anni Settanta quanto oggi, vanno ricercando una libertà «che non sia il tutto poter fare, ma il tutto poter leggere in una dimensione più grande».