Anche se le tasse nel 2025 in Italia sono complesse e "care," la penisola tenta di stare al passo con i Paesi esteri più "convenienti".

Le tasse del 2025 in Italia sono state paragonate – come ogni anno – alle imposte indirette e dirette del resto dei Paesi europei. Si tratta di una “competizione fiscale” che ogni 1° trimestre di ogni nuovo anno analizza la situazione economica di ciascun territorio.

Il report non prende in considerazione soltanto la diversa struttura di prelievo fiscale, ma anche i fattori esterni che potrebbero influenzare le decisioni fiscali, quali: tensioni geopolitiche, tasso di inflazione e altri aspetti macroeconomici.



Aumenti delle tasse 2025 in Italia

L’aumento del prelievo fiscale 2025 in Italia e la complessità burocratica rispetto agli altri Paesi non rendono la penisola appetibile (almeno dal punto di vista fiscale). Nonostante i tentativi con l’ultima Riforma Irpef, il confronto con gli altri Paesi non è comunque favorevole.



In pole position individuiamo l’Irlanda, che tra il resto dell’Europa conquista il 1° posto grazie al suo +17,5% come incidenza del gettito fiscale e tributario sul PIL. Con lieve distacco (di soli 5 punti), c’è il Portogallo, il cui gettito registra un buon 12,5%.

Al 3° posto – inaspettatamente – troviamo la Spagna, dove le imposte aumentano, e ciò garantisce al Paese un gettito fiscale significativo.

Le sfide italiane ed europee

In un contesto storico complesso, e dove la burocrazia è sempre più difficile, l’Italia sta cercando di trovare un posto “sicuro”, riuscendo a garantire un gettito soddisfacente all’Erario, ma allo stesso tempo pesando il meno possibile sulle risorse dei cittadini.



Nonostante le difficoltà italiane e l’onere fiscale non indifferente, rispetto ad alcuni Paesi europei la nostra penisola ha un’aliquota IVA nella media. La percentuale maggiore si registra in Ungheria, dove l’imposta è al 27%, poi in Finlandia al 25,5%, ed infine in Svezia, Danimarca e Croazia, dove l’aliquota è al 25%.

Al Festival dell’Economia (organizzato presso la provincia di Trento), Maurizio Leo, viceministro per l’economia italiana, ha affermato di voler ipotizzare una riduzione del carico fiscale, imitando alcuni Paesi come la Germania e la Francia, che in alcuni casi applicano l’aliquota IVA ridotta al 5%.