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Home » Esteri » TERREMOTO ALBANIA/ “Qui rischiamo anche la vita per recuperare vittime e dispersi”

  • Esteri
  • Terremoto

TERREMOTO ALBANIA/ “Qui rischiamo anche la vita per recuperare vittime e dispersi”

Int. Albana Kepi
Pubblicato 27 Novembre 2019
Terremoto, immagine repertorio (Lapresse)

Terremoto, immagine repertorio (Lapresse)

Devastante scossa di terremoto di magnitudo 6,5 in Albania, nella zona di Durazzo: il numero delle vittime è in continua crescita

Una scossa lunga e così forte come raramente se ne avvertono. Scricchiolii nelle mura di casa. Sono le 3 e 54 di ieri mattina quando la popolazione di Puglia, Basilicata, Campania e Abruzzo, ma anche più su, fino a Rimini, si sveglia nella paura. Il terremoto c’è stato, ma è dall’altra parte del mare, in Albania. Esattamente nella zona di Durazzo, il porto più importante del paese, e dintorni. Magnitudo 6.5, nella città albanese è il disastro. Crollano le case e i morti, quando si è ben lontani dal computo definitivo, sarebbero già 15, i dispersi almeno 600. Si scava tra le macerie, alla loro ricerca. “Le autorità governative si stanno muovendo con lentezza – ci dice Albana Kepi, corrispondente in Italia del canale televisivo albanese Ora News – ma si stanno montando i primi campi di ricovero per le centinaia di persone rimaste senza casa, mentre anche gli ospedali privati hanno aperto le porte per accogliere i tanti feriti. La popolazione civile scava con le mani cercando i dispersi rimasti sotto le macerie. Purtroppo tra i morti ci sono anche bambini piccoli, uno di appena 3 anni”.


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L’epicentro del terremoto è stato registrato nella zona di Durazzo. A Tirana come è la situazione?

Anche Tirana ha subìto dei crolli, soprattutto nei quartieri di periferia, ma fortunatamente per il momento sembra che non ci siano state vittime.

A Durazzo si parla di 15 morti. Ci può confermare questo dato?

Sì, al momento i morti sarebbero 15, di cui tre o quattro giovanissimi, addirittura un bambino di soli 3 anni. Una donna anziana è morta proteggendo il nipotino dal crollo. I feriti sono più di 600, di cui almeno 40 in gravi condizioni. Tante le case crollate, si contano molti dispersi, che si stanno cercando fra le macerie. È crollato anche un hotel nella zona balneare di Durazzo e le vittime sarebbero quattro.


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Ci sono precedenti analoghi, ricorda scosse altrettanto forti in Albania, in tempi recenti?

No, così forti no. L’ultimo terremoto che si può paragonare a questo risale al 1967 e l’epicentro si trovava molto più a nord. Nessuno ieri notte si aspettava una scossa di tale enormità. È anche per questo che la macchina organizzativa del governo si sta muovendo con lentezza.

Nella zona sono presenti costruzioni anti-sisma?

No, assolutamente. Sono edifici che risalgono a prima del 1990, quando ancora c’era il regime comunista e non si sono mai fatti interventi anti-sismici. L’epicentro vero e proprio, poi, è situato in una zona montana, vicino alla località di Thuname. Si teme che lì la situazione sia ancora peggiore che a Durazzo.


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Di cosa c’è maggiormente bisogno in questo momento d’emergenza?

Medicinali innanzitutto, e ricoveri per i tanti senzatetto, anche se si stanno allestendo i primi centri di ricovero. Gli ospedali privati hanno aperto a tutti i feriti senza distinzione. Il governo italiano si è mosso subito: stanno arrivando vigili del fuoco e uomini della protezione civile dalla Campania e dalla Toscana. Siamo molto grati per questo aiuto.

Le immagini che arrivano da Durazzo mostrano come la popolazione civile si sia messa a lavorare tra le macerie senza aspettare l’intervento dello Stato…

Sì, la gente si è mossa subito per cercare i dispersi rimasti sotto le macerie, c’è grande generosità da parte di tutti. Si scava fra le rovine a mani nude, senza protezioni, rischiando anche la vita per recuperare vittime e dispersi.

(Paolo Vites)


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