La domanda che molti mi hanno posto è di una semplicità disarmante: “Ne avevamo bisogno?”. Questa è stata la reazione di molti alla notizia che Mark Zuckerberg ha deciso di lanciare con Threads il guanto della sfida a Elon Musk, neo-proprietario di Twitter. Si potrebbe discettare a lungo sullo scontro di due tra i più “ingombranti” ego del mondo, ma rispondere alla domanda è decisamente più utile e interessante.
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Noi tutti comuni mortali siamo frequentatori più o meno abituali di super e ipermercati. Con disinvoltura ci muoviamo attraverso gli scaffali scegliendo pasta, riso, merendine, prodotti in scatola e via dicendo. Talvolta ci casca l’occhio su qualcosa che sembra una novità. Può essere un nuovo prodotto di un marchio noto o anche un prodotto che ci è familiare, ma di un nuovo brand. Vendendo la sedicesima versione del fusillo ci domandiamo se “ne avevamo bisogno”? Probabilmente no. Abbiamo semplicemente metabolizzato che il mercato della pasta è concorrenziale e di conseguenza ci sono aziende che competono per sottrarsi i consumatori e nuovi operatori che sono convinti di avere un “fusillo disruptive” che conquisterà il mercato. Detto questo la risposta logica e assolutamente banale alla domanda se avevamo bisogno di Threads è “no, assolutamente no”. Tuttavia, possiamo tranquillamente immaginare che Zuckerberg si sia legittimamente preoccupato della discesa in campo nel suo settore di un imprenditore considerato tra i più aggressivi al mondo.
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Personalmente vorrei cogliere questa occasione per dare un’altra lettura dell’operazione di Elon Musk, che sono certo rassicurerebbe il proprietario di Meta. Il core business di Musk è Tesla, che non è soltanto auto elettrica, ma un intero ecosistema autoconsistente, che comprende le batterie, i motori, le scocche e anche i sistemi di ricarica domestici e pubblici. Cosa mancava a questo progetto? Fondamentalmente una piattaforma digitale che “chiudesse il cerchio”: Un sistema che permettesse di erogare una serie di nuovi servizi, tra cui quelli di pagamento. Non ha caso uno dei primi passi di Musk dopo l’acquisizione è stato avviare la procedura negli Stati Uniti per ottenere l’autorizzazione a effettuare pagamenti sulla piattaforma social. Questo aprirebbe le porte anche alla sottoscrizione diretta di assicurazioni automobilistiche, pagamento delle ricariche elettriche, acquisto di servizi di intrattenimento.
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In fondo sarebbe soltanto il primo passo perché con l’auto che si avvia a diventare una vera piattaforma di erogazione di servizi, oltre che un mezzo di trasporto, comprare un Tesla significherebbe entrare in un vero e proprio universo autosufficiente, totalmente chiuso in se stesso e governato da un solo re: Elon I “il Grande”.
Come ho detto in principio, si tratta di un ego molto “ingombrante”.
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