«Ti ammazzo, prima che tu possa denunciarmi»: ma così non avviene e una 26enne di origine marocchina riesce a ribellarsi dopo anni di sevizie, minacce e abusi denunciando il suo compagno e facendolo condannare. Il triste caso di cronaca arriva da Torino dove il Tribunale ha condannato un 37enne marocchino con rito abbreviato a 3 anni e 2 mesi di reclusione per “maltrattamenti, stalking, violenza sessuale ed estorsione”. Lo ha raccontato il Corriere della Sera Torino negli scorsi giorni, mostrando diversi stralci delle carte giudiziarie con le minacce del condannato e la replica coraggiosa della ragazza, nome di fantasia Meriam. Inizia tutto nel 2017 quando i due si conoscono e si innamorano, andando poi a vivere insieme: sembra vada tutto bene e invece è solo l’inizio di un lungo incubo. Picchiata, insultata, minacciata e tacciata di essere una infedele perché veste all’occidentale con la gonna corta: siccome studiava all’università e aveva delle amiche che vedeva spesso, come una normalissima 26enne italiana, a lui non andava bene e così cominciano le prime sevizie. «Non rispetti la tradizione islamica! Se facessi quello che ti dico di fare non ti picchierei».
“PREGHI ALLAH MA NON RISPETTI GLI ALTRI”
Quando però lei prova a lasciarlo, l’incubo non si arresta e lui inizia a seguirla e minacciarla anche al telefono: «Ti ammazzo!», oppure «Ti taglio a pezzi e mando il corpo ai tuoi genitori» o ancora «mando una ragazza a picchiarti così nessuna saprà mai che sono stato». Sono tutte frasi ripetute al telefono di Meriam per mesi, finche davanti all’essersi lei messa con un altro ragazzo italiano, il 37enne marocchino reagisce «stai con un infedele, un ebreo!». Lei non ci vede più, decide di ribellarsi e trova il coraggio di denunciarlo: «In Italia c’è la possibilità di fidanzarsi con un italiano, un cinese, un giapponese, nero, giallo, bianco… con chiunque… Io non ho passato 20 anni della mia vita a studiare per rimanere una marocchina ignorante come sei tu… preferisco stare con un italiano che mangia il prosciutto e non prega Allah, che stare con uno come te che parla dalla mattina alla sera di Dio e non sa nemmeno cosa vuole dire il rispetto per gli altri», avrebbe detto la ragazza durante il processo e anche nelle telefonate in risposta alle minacce di lui. L’epilogo in Tribunale di Torino con la condanna e, si spera, la fine di un incubo per la 26enne.