Eli Lilly ha presentato i primi risultati dello studio sull'antidiabetico tirzepatide: rispetto al dulaglutide, riduce i rischi cardiovascolari e i decessi

Sono stati presentati in anteprima in queste ore i risultati del più ampio studio mai condotto sugli effetti del farmaco antidiabetico chiamato “tirzepatide” – e commercializzato nel nostro paese con il nome di Mounjaro – che hanno dimostrato la sua efficacia nel ridurre l’incidenza delle malattie cardiovascolari nei pazienti che ne avevano già sofferto in passato: risultati, peraltro, del tutto assimilabili a quelli ottenuti in altri studi simili dal corrispondente dulaglutide.



Prima di arrivare ai dati su tirzepatide è interessante – e anche importante – sottolineare che lo studio in esame è stato condotto dall’azienda farmaceutica Eli Lilly e ha coinvolto un totale di più di 13mila pazienti affetti da diabete di tipo 2 che avevano già sofferto in passato di problemi cardiovascolari: i soggetti provenivano da 30 differenti paesi e sono stati tenuti sotto osservazione per quasi 5 anni consecutivi; ragione per cui l’abbiamo definito il più ampi studio mai condotto su questo antidiabetico.



I risultati dello studio sul tirzepatide: “Riduce il peso, il rischio di morte e quelli cardiovascolari in misura maggiore del dulaglutide”

Venendo a noi, secondo i dati raccolti da Ely Lilly – e che saranno pubblicati ufficialmente solamente il prossimo settembre, dopo la conferenza dell’European Association for the Study of Diabetes e la necessaria revisione paritaria -, tirzepatide è riuscito a ridurre dell’8% in più rispetto a dulaglutide il rischio di morte cardiovascolare dovuta a problemi con gli infarti del miocardio o l’ictus; mentre al contempo ha ridotto anche del 16% in più rispetto all’altro farmaco il tasso generale di mortalità.



Diabete (Foto: Pexels)

Complessivamente, analizzato singolarmente, tirzepatide ha raggiunto percentuali del 28% e del 39% nella riduzione – rispettivamente – dei rischi cardiovascolari gravi e della morte per ogni causa;; segnando anche un endo point di almeno 36 mesi per il rallentamento del declino della filtrazione glomerulare: dati importanti e che (soprattutto se confermati anche in peer-review) renderebbero tirzepatide il miglior farmaco disponibile sul mercato per trattare i pazienti con diabete di tipo 2.

Infatti, ad aggiungere ulteriori successi ai risultati del tirzepatide c’è anche un generale miglioramento delle quantità di emoglobina glicata presente nel sangue dei pazienti, una maggiore riduzione del peso corporeo e della pressione sistolica; mentre gli effetti collaterali generalmente riscontrati – quasi sempre di tipo gastrointestinale, al più moderati nella loro entità – tendevano a sparire dopo aver regolato correttamente la dose utilizzata nei pazienti.