Tommaso Onofri, la mamma Paola Pellinghelli dopo la liberazione di Salvatore Raimondi: niente pietà né perdono, la rabbia e il dolore che non passano mai

PARLA LA MAMMA DI TOMMASO ONOFRI

Parla con rassegnazione e amarezza Paola Pellinghelli dopo la notizia del ritorno in libertà di Salvatore Raimondi, uno dei tre responsabili del rapimento di suo figlio, Tommaso Onofri. Nell’intervista rilasciata al Messaggero ha esordito dicendosi consapevole del fatto che usciranno anche gli altri due, ma l’unica ad essere condannata all’ergastolo è lei.



La mamma di Tommy ha raccontato di aver appreso la notizia da un giornalista che l’ha contattata: “È stato un colpo secco“. Immaginava che prima o poi sarebbe successo, ma apprendere che era successo davvero è diverso. “Quella rabbia non passa mai“. Quello di ieri è per la signora Pellinghelli una giornata da dimenticare, che le fa rivivere tutto di nuovo. “Io, a differenza loro, non ho un ‘sconto di pena’. Sono condannata a vita“.



Tommaso Onofri (screen da Tg1)

La donna si ritrova a convivere quotidianamente con la sua sofferenza, trovando la forza nell’altro figlio, che aveva 8 anni quando è stato ucciso Tommy, che però sente sempre vicino a sé. “Mi manda segni“, ha dichiarato Pellinghelli. Oltre alla questione del dolore, c’è pure quella della mancata giustizia. “Forse sarebbe il caso di rivedere alcune leggi, specialmente per certi crimini“, il suo suggerimento.

“NIENTE PERDONO O RISARCIMENTO, SOLO RABBIA”

Quelli che hanno fatto del male a suo figlio, solo per Paola Pellinghelli dei “fantasmi“, persone che non vuole neppure pensare. Quella rabbia che covava dentro ora è un vuoto, quindi non c’è spazio neppure per l’odio, così come non ce n’è per la misericordia. “Per loro non provo nulla, e credo che questo sia, in un certo senso, la cosa peggiore“.

In merito al tema del risarcimento, la mamma di Tommaso Onofri ha spiegato che non hanno neppure provato a darglielo, ma comunque non lo avrebbe accettato. La questione non si pone, visto che i responsabili risultano nullatenenti. Ma se dovesse ricevere qualcosa, la devolverebbe in beneficienza. “Non esiste un risarcimento sufficiente per una perdita simile“.

E non c’è neppure spazio per il perdono, sono loro a doversi guardare dentro e a dover fare i conti con Dio. “Se potessi, li cancellerei, non li voglio più accostare al mio bambino“, ha aggiunto Pellinghelli, concludendo poi l’intervista rivelando di aver seguito un percorso psicologico di 10 anni per affrontare la tragedia che l’ha colpita.