Con la morte del filosofo, docente e politico Toni Negri, è tornato di moda in queste ore il “Teorema Calogero”, ovvero, ciò che portò in carcere il 7 aprile del 1979 l’allora docente di Scienze politiche a Padova, nonché altri esponenti del movimento Autonomia Operaia, così come ricorda l’agenzia di stampa Ansa attraverso il proprio sito web. Cerchiamo di scoprire meglio cosa fosse il “Teorema Calogero”, l’ipotesi del giudice Calogero, secondo cui dirigenti e militanti di Autonomia Operaia «fossero il cervello organizzativo di un progetto di insurrezione armata contro i poteri dello Stato».
Entrato in magistratura nel 1967, primo come sostituito procuratore e poi come pretore a Treviso, Calogero ha sempre cercato di fare luce su alcune vicende importanti della storia del nostro Paese, a cominciare da una delle prime inchieste sulla pista nera veneta riguardante la strage di Piazza Fontana. A quattro anni dal suo arrivo presso la procura di Padova, firmò gli atti in merito all’inchiesta per associazione sovversiva, che prese il nome del giorno degli arresti (appunto il famoso 7 aprile di cui sopra) di Toni Negri e di vari esponenti della sinistra extraparlamentare veneta come Oreste Scalzone, Franco Piperno, Emilio Vesce e anche alcuni professori di scienze politiche.
TONI NEGRI E IL TEOREMA CALOGERO: “AUTONOMIA E LE BR…”
Dopo quegli arresti, precisa l’Ansa: “Ne nacque una bufera che poi ebbe altri seguiti”, una serie di blitz che portarono in carcere decine di persone, tutte gravitanti nell’orbita dell’Autonomia Operaia. Il magistrato Calogero, parlando qualche anno dopo di quei fatti, disse: “Avevano detto che cercai di dimostrare che l’Autonomia Operaia Organizzata e le Brigate Rosse erano la stessa cosa. Io non l’ho mai detto, né pensato. Ho cercato di provare che tra queste due organizzazioni vi era un progetto strategico comune”.
Calogero scrisse anche un libro nel 2010, in cui ripercorreva i vari processi e in cui spiegò che: “le sentenze del Tribunale di Padova, l’Appello di Venezia ma anche le sentenze pronunciate a Milano e Roma convergono su una verità: Autonomia operaia e Brigate rosse erano in contatto tra loro, partecipavano con tattiche diverse ad una unica strategia, quella che doveva portare al Partito Armato e alla organizzazione di una rivoluzione armata, che ha rischiato di mettere in pericolo il sistema delle libertà e dei diritti individuali”.
TONI NEGRI E IL SOPRANNOME DI CATTIVO MAESTRO: IL COMMENTO DEL MINISTRO SANGIULIANO
Toni Negri, visto il suo passato da docente e tenendo conto della sua attività politica, venne negli anni ribattezzato “cattivo maestro”. Il ministro della cultura, Sangiuliano, a riguardo ha spiegato: il ministro della cultura Sangiuliano: “Negri fu un cattivo maestro perché dopo il ’68, il passaggio del movimentismo giovanile alla pagina buia degli anni di piombo, con il terrorismo di destra e di sinistra, causò tante vittime innocenti. In termini giuridici, poi, una cosa è l’espressione delle idee, un’altra è la pratica materiale della violenza. Negri è stato certamente un cattivo maestro poi però bisogna valutare la sua vicenda in tutta la sua complessità”.