Torino scende in campo per l’Igp al gianduiotto. Si tratta di un riconoscimento con il quale si può migliorare la riconoscibilità del prodotto, ma soprattutto evitare “scippi stranieri” come accaduto per la Pernigotti. E infatti con questo “bollino” sarebbe complicato andare a produrre il gianduiotto lontano dal Piemonte. Ma ottenere questo riconoscimento non è affatto semplice. L’idea a Torino, come riportato dal Corriere della Sera, è nata comunque per la prima volta negli anni ’90, poi ha ripreso credito dopo il successo del consorzio di produttori di Modica. Dal 2018 infatti la città siciliana ha il primo cioccolato Igp al mondo. Ci sono voluti 15 anni di lavoro per conquistare questo riconoscimento. Ora ci pensano i colleghi torinesi con il gianduiotto. A crederci una trentina di artigiani del cioccolato piemontese: ci sono, ad esempio, Guido Castagna e Guido Gobino. Ci sono anche alcuni produttori di materie prime, come le nocciole delle Langhe, ma anche la Camera di Commercio ha offerto un sostegno tecnico col suo laboratorio di analisi.
TORINO, IGP AL GIANDUIOTTO? “COSÌ EVITEREMO CASI PERNIGOTTI”
L’Igp è un marchio che viene attribuito dall’Unione Europea a quei prodotti alimentari per i quali la qualità e la reputazione è legata all’origine geografica. Dopo tre anni di lavoro è stato lanciato un comitato per l’Igp del gianduiotto. È scesa in campo anche l’Università di Torino con la Scuola di Economia. In particolare, il dipartimento di Agraria ha cominciato a studiare gli ingredienti per poter arrivare nel giro di un anno alla realizzazione di un disciplinare. Guido Bolatto, segretario della Camera di Commercio, ritiene che in questo protocollo vadano inseriti tutti i canoni del gianduiotto. «Dalla forma, alla qualità, agli ingredienti da utilizzare, passando per i metodi di lavorazione da certificare che, in realtà, sono più di uno», ha spiegato al Corriere della Sera. Una volta pronto il disciplinare, ci si sposterà a Roma: servirà il via libera del governo, poi gli esperti dell’Ue a Bruxelles dovranno valutare la validità della richiesta. «Con l’Igp vogliamo salvaguardare la torinesità del gianduiotto per evitare altri casi Pernigotti e spingere il fatturato delle piccole aziende».