La Procura di Torino ha chiesto due anni di carcere per un imam, accusato di aver maltrattato e picchiato la moglie. La donna, secondo quanto emerso dalle indagini degli inquirenti, non sarebbe stata libera di vestirsi come voleva, era costretta a mangiare in una stanza lontana dagli uomini e non era padrona della sua vita e libertà: non poteva neppure scegliere cosa guardare in televisione. Se tentava di opporsi, il marito la insultava e a volte picchiava anche. Proprio per questi comportamenti vessatori, la Procura ha richiesto due anni di carcere per l’uomo, che però ha sempre negato le accuse.
L’accusa, in aula, ha spiegato che: “Anche se molti comportamenti per la cultura araba possono essere considerati normali, in questo caso travalicano il limite ed assumono una rilevanza penale”. La donna sarebbe stata vittima fin dalla stipula del matrimonio: sarebbe stata infatti costretta a sposarsi senza poter scegliere. Si tratterebbe infatti di un matrimonio combinato, avvenuto in Marocco. In seguito, la coppia si sarebbe trasferita in Italia.
Moglie imam maltrattata a Torino: violenze anche contro il figlio
La pm Barbara Badellino, come riporta La Repubblica, ha chiesto di condannare l’imam residente a Torino a due anni di carcere. L’uomo non avrebbe “consentito alla moglie alcuna autonomia, costringono a indossare abiti informi e velo, non consentendole di uscire da sola, imponendo sempre la sua volontà, percuotendola con schiaffi e spintoni”. Veri e propri comportamenti violenti, arrivati non solo nei confronti della moglie, ma anche del figlio. Infatti anche il bambino della coppia sarebbe stato vittima della violenza del padre.
Al processo è stata ascoltata anche la vittima, che ha reso note le vessazioni del marito. La donna ha spiegato che non aveva diritto di parola su come vestirsi e cosa fare, neppure su cosa guardare in tv. Come emerge dalla pm: “Hanno cambiato quattro abitazioni: ogni volta era lui a decidere di trasferirsi e lei non veniva interpellata”. I due hanno due figli: una bimba di 13 anni e un maschio di 11. La donna era riuscita a scappare in Spagna nel 2015, dal Marocco, dove erano tornati, ma poi era stata costretta a tornare in Italia.