C'è attesa per il Consiglio direttivo della Bce in programma domani. Intanto la Commissione europea pensare al riarmo del Vecchio continente
Domani è in programma il Consiglio direttivo della Banca centrale europea e si scoprirà così se proseguirà la discesa dei tassi di interesse alla luce delle incertezze sul quadro internazionale e del dato sull’inflazione nell’Eurozona di febbraio (+2,4%), reso noto lunedì da Eurostat. Nel frattempo la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha presentato ieri un piano per il riarmo dell’Europa da 800 miliardi di euro. Abbiamo fatto il punto con Luigi Campiglio, Professore di Politica economica all’Università Cattolica di Milano.
Cominciamo dalla Bce. Cosa dovrebbe fare a suo avviso sui tassi di interesse?
Se la Bce guardasse alla situazione europea, una maggiore apertura al credito sarebbe desiderabile. Questo perché la politica monetaria è la stessa per tutti i Paesi dell’Eurozona, ma i tassi di crescita di quest’ultimi sono molto diversi tra loro.
Ci può citare qualche dato in tal senso?
Ancora non ci sono dati definitivi ufficiali per tutti i Paesi, ma se guardiamo alle stime per il 2024, l’Italia (+0,7%) è in linea con la media dell’Eurozona, ma la Germania si attesta al -0,2%, mentre la Francia al +1,1% e la Spagna addirittura al +3%. Dunque, se si vogliono favorire le potenzialità di crescita in tutti i Paesi ci deve essere un livello dei tassi di interesse più favorevole al credito, di modo che le imprese che hanno opportunità di investimento possano sfruttarle.
Le imprese saranno disposte a investire se vedranno un clima positivo per l’economia all’orizzonte. C’è per loro oggi questa prospettiva?
Ci sono aree e Paesi al di fuori dell’Ue, dagli Stati Uniti all’India, passando per la Cina, per i quali si stimano tassi di crescita importanti. Si possono, quindi, creare notevoli opportunità per le imprese europee sul fronte dell’export. E una spinta in questa direzione può arrivare anche dal credito, specialmente se finalizzato a investimenti in innovazione.
Una spinta alla crescita può arrivare anche dal riarmo europeo su cui intende spingere la Commissione?
Occorre una certa cautela. Finché si tratta di investire maggiormente nella difesa si possono ottenere dei vantaggi a livello di crescita e di innovazioni applicabili all’industria civile. Dopodiché occorre ricordare che la corsa agli armamenti storicamente ha un esito non molto favorevole alla crescita, visto che spesso sfocia in una guerra. In ogni caso c’è da fare un importante “nota bene”.
Quale?
Bisogna fare attenzione all’export degli armamenti, specialmente evitando che si insinui tra le iniziative di aiuto e sostegno ai Paesi in via di sviluppo, come quelli della vicina Africa.
Pensa che con un nuovo Governo di Grande coalizione come quello che si paventa la Germania, che è la principale economia europea, possa uscire dalle secche?
Penso di sì. Servirà un importante sforzo sugli investimenti, anche in questo caso relativi all’innovazione, ma se la grande industria tedesca riuscisse a ripartire sarebbe un vantaggio per tutti i Paesi dell’Ue, Italia compresa. Per il nuovo Governo ci sarà anche una sfida importante da affrontare.
A che cosa si riferisce?
Come si è visto dal risultato elettorale, il Paese è diviso in due come ai tempi del Muro di Berlino. Occorre far sì che ci sia un’unione vera, che evidentemente ancora non c’è, tra est e ovest, soprattutto a livello di condizioni economiche. Pertanto serviranno investimenti importanti per cercare di ridurre questo divario.
(Lorenzo Torrisi)
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