La UE accetta definitivamente i dazi trumpiani. Se non vuole dipendere dagli altri deve puntare all’autonomia energetica, anche con il nucleare
Dazi al 15% se si tratta di prodotti europei destinati al mercato americano, a zero se invece sono i prodotti a stelle e strisce a varcare l’Atlantico e approdare sulle coste europee. L’Unione europea ha dato il via libera (anche se ne dovrà discutere pure il parlamento europeo) all’accordo con gli Stati Uniti che prevede un aumento delle tariffe di esportazione. Un’intesa, osserva Giuliano Noci, prorettore del Polo territoriale cinese del Politecnico di Milano, che conferma la debolezza geopolitica dell’Europa, continente senza forza in un mondo in cui, allentato il legame con gli USA, i rapporti di forza contano eccome. Per uscire dalla sudditanza di fronte agli attori esterni Bruxelles dovrebbe innanzitutto rendersi autonoma dal punto di vista energetico, puntando su un mix di fonti che partono dal nucleare e che comprendono anche l’energia pulita. Se l’Europa non diventerà autonoma da questo punto di vista rischierà di rimanere sempre “schiava” di qualcuno. In futuro magari di stati come Cina e Arabia Saudita che nella produzione di energia stanno investendo molto.
Gli stati della UE hanno dato il via libera all’accordo con gli USA sui dazi. Un’intesa impari?
E’ l’accordo di un’area, come la UE, molto debole da diversi punti di vista. Politicamente non è in grado di esprimere una visione unitaria ed è molto indietro riguardo alle nuove manifestazioni di potenza economica, all’aspetto tecnologico: faccio riferimento a tutto il tema delle tecnologie digitali, dal cloud, alle infrastrutture di comunicazione, all’intelligenza artificiale. Ma la UE è debole anche da un punto di vista demografico, al contrario di altre aree del mondo ha un’età media elevata e un tasso di fertilità basso, con un dividendo demografico negativo. In questo secolo perdiamo circa 100 milioni di persone. Infine geopoliticamente è debole, non avendo un esercito.
Va bene, l’Europa è debole, ma poteva fare altrimenti? Accetta dazi al 15% sui suoi prodotti che vengono esportati in America mentre quelli USA che fanno il percorso inverso sono a zero: era possibile un accordo meno penalizzante?
Il tema di fondo è che in Europa ci sono Paesi esportatori e importatori, con interessi confliggenti. C’è chi tira da una parte e chi tira dall’altra. Se avessimo avuto interessi compatti e la visione di che cosa vogliamo diventare le cose sarebbero andate diversamente. Dal punto di vista energetico, per esempio, non è pensabile che l’Europa continui ad appoggiarsi ad attori esterni, deve spingere sulle tecnologie pulite, sul nucleare, fare ciò che è necessario per non essere in balìa di chiunque esercita manifestazioni di potenza. Quindi sì, si poteva fare altrimenti: se ci concepissimo come mercato unico il nostro è il più grande al mondo. Anche le imprese americane, d’altronde, hanno grossi interessi in Europa.
Mentre USA e Cina pensano di realizzare il decoupling l’uno dall’altra anche la UE dovrebbe pensare a rendersi più autonoma?
Gli americani ci stanno dicendo che dobbiamo preoccuparci di noi stessi: vuol dire che il sostegno statunitense rispetto all’Europa dal punto di vista della difesa viene completamente meno, perché agli USA l’Europa non interessa più. Già questo impone alla UE di diventare un soggetto diverso. Il secondo elemento, invece, è l’energia: in questo momento siamo sotto scacco o di Paesi africani o del gas liquefatto venduto a carissimo prezzo da parte degli americani, che con la guerra in Ucraina stanno facendo affari d’oro. Non siamo più in un mondo in cui prevale la logica dell’interconnessione aperta, ma in un mondo interconnesso dove contano i rapporti di forza. Se la forza non ce l’hai diventi un paria geopolitico. L’Europa non ha preso coscienza di questo e rischia di sottostare a una sorta di schiavismo geopolitico.
Se la priorità diventa l’energia cosa dobbiamo fare?
Il futuro sarà legato alla capacità di potenza nella generazione di energia elettrica. Due elementi forti in questo campo sono la potenza di calcolo e la potenza elettrica, di cui dobbiamo dotarci. Da questo punto di vista non c’è una one best way, credo che ci sia bisogno di un coacervo di ipotesi, come quelle del nucleare e delle tecnologie pulite, nelle quali mettiamo anche l’idroelettrico. Occorre lavorare secondo quello che indicano la tecnica e la tecnologia per raggiungere un obiettivo di capacità di potenza elettrica. Altrimenti passiamo da una forma di schiavismo energetico nei confronti di Putin, a uno di natura diversa, che non è più fossile, ma elettrico, derivante da due elettrostati come la Cina e l’Arabia Saudita, che sta trasformando il deserto in un grandissimo campo fotovoltaico.
L’accordo sui dazi USA-UE prevederebbe la possibilità da parte europea di decadenza dell’intesa se l’America non rispettasse i patti. Ne discuterà il Parlamento europeo, anche perché la Germania e altri Paesi hanno ancora paura di ritorsioni da parte USA. Al di là della sua debolezza la UE è troppo arrendevole anche in questo?
Purtroppo, finora abbiamo vissuto con un anestetico, che è stato l’amicizia con gli USA e quando è venuto meno, in particolare con la guerra in Ucraina e con Trump, abbiamo capito che abbiamo delle funzioni vitali che sono compromesse. I leader europei sono impauriti, è come se si trovassero in mezzo all’oceano con un mare in tempesta senza avere la patente nautica.
(Paolo Rossetti)
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