Stando alle ultime dichiarazioni, sembra ormai chiaro che Sergio Marchionne stia remando con evidente maggior vivacità con l’intento di allontanarsi dalle coste europee, in particolare dall’Italia. L’ad di Fiat ha annunciato a margine dell’assemblea annuale dell’Associazione europea dei costruttori d’auto (di cui è presidente) che quest’anno il Lingotto taglierà 500 milioni di euro di investimenti in Europa. Come se non bastasse, con le immatricolazioni in costante discesa (a maggio -12,5% in Europa) e flessioni del mercato dell’auto da capogiro, ecco arrivare a sorpresa l’annuncio di un probabile rinvio del nuovo modello della Grande Punto, che secondo i piani iniziali doveva essere prodotto nello stabilimento di Melfi. Infine, per far fronte all’eccesso di capacità produttiva, Marchionne ha recentemente lanciato il cosiddetto “plant sharing”, cioè l’affitto delle fabbriche europee del gruppo ai concorrenti. Gli stabilimenti Fiat in Europa, come ha fatto sapere il manager, «sono a disposizione di chi voglia utilizzarli per produrre». IlSussidiario.net commenta le dichiarazioni, le decisioni e eventuali scelte future di Sergio Marchionne con Gianni Dragoni, inviato de Il Sole 24 Ore.
Marchionne ha detto che in Europa c’è un eccesso di capacità produttiva. E’ d’accordo?
E’ vero, i dati sull’utilizzo degli stabilimenti dell’industria automobilistica in Europa dimostrano che la capacità è in buona parte sottoutilizzata. Del resto, in un momento di crisi come quello attuale, sarebbe difficile che avvenisse il contrario. Quello che però Marchionne non dice è che gli stabilimenti della Fiat sono tra i meno utilizzati in Europa, con un tasso medio intorno al 60%, ma dati del genere è più facile vederli sul Financial Times che sulla stampa italiana.
Non è lo stesso per gli altri concorrenti?
Tutti i principali concorrenti europei hanno un tasso di utilizzo superiore, a dimostrazione del fatto che non per forza la capacità debba essere sottoutilizzata come nel caso della Fiat, ma è la semplice conseguenza del fatto che il Lingotto vende meno automobili in proporzione alle sue potenzialità industriali. In particolare, ne vende meno di prima, ma evidentemente tutto ciò manca nell’analisi fatta da Marchionne.
Quali sono le maggiori cause di questo declino industriale?
Anche e soprattutto gli scarsi investimenti e il continuo rinvio di nuovi modelli, come quello annunciato pochi giorni riguardo la Grande Punto. La capacità poco utilizzata è essenzialmente la diretta conseguenza di una scarsa presenza commerciale.
Cosa pensa quindi dell’idea di affittare gli stabilimenti ai concorrenti?
Credo sia un’altra faccia di questa medaglia in cui Marchionne evidentemente pensa che la Fiat debba chiudere o comunque ritirarsi da alcuni stabilimenti. Del resto, già all’inizio di quest’anno aveva parlato della possibilità di chiudere uno o due stabilimenti italiani, anche se poi aveva in parte smentito. Adesso decide di affittarli, anche se bisognerà capire meglio in che modo si svolgeranno questi accordi perché non credo che Marchionne abbia intenzione di far crescere la concorrenza all’interno dei propri stabilimenti. A parte questo, resta comunque un segnale dell’intenzione di voler ridimensionare la Fiat in Italia.
Infatti i più critici (anche se ormai non solo) nei confronti di Marchionne sono convinti che ogni sua manovra serva a spingersi lontano dall’Italia e dall’Europa.
Anche io credo sia per questo motivo. Gli investimenti subiscono continui tagli e la situazione industriale della Fiat risulta sempre più debole: basti pensare al piano denominato “Fabbrica Italia”, annunciato con enfasi due anni fa e che oggi non è altro che carta straccia.
E adesso è stato anche annunciato il taglio di 500 milioni agli investimenti.
Marchionne annuncia tagli di investimenti e rinvii di nuovi modelli, mentre i concorrenti principali ne fanno continuamente di nuovi. La Fiat avrebbe potuto pensare a vendere di più invece di dare la colpa al costo del lavoro e agli operai. Anche quanto sta accadendo nello stabilimento di Melfi è la conseguenza di una gestione che pensa solo a non spendere senza quasi rendersi conto che senza investimenti un’industria è condannata al declino, come la Fiat in questo momento.
A fronte di quanto detto finora, quali sono allora gli obiettivi di Marchionne?
Credo che, vista la scarsa capacità produttiva utilizzata e l’annuncio di un possibile affitto, Marchionne stia anticipando la chiusura di qualche stabilimento. Credo che uno dei candidati più probabili sia quello di Mirafiori, anche perché si trova all’interno della città di Torino, in un’area che potrebbe essere utilizzata per operazioni immobiliari con cui la Fiat guadagnerebbe qualcosa. In poche parole, gli obiettivi di Marchionne sono l’America, la Chrysler e ridurre la Fiat al minimo, perché credo che a suo giudizio l’Italia sia una provincia sempre meno importante.
(Claudio Perlini)