Il 2012 nel mondo dell’auto verrà ricordato per due, discordanti eventi. Il primo è l’arrivo a listino per molte delle principali case delle vetture elettriche, il secondo è il crollo del mercato. Parliamo di mercato italiano, ovviamente, in parte europeo, ma a livello mondiale i produttori di autovetture godono di ottima salute e i numeri globali sono addirittura in crescita.
Giugno si chiude in profondo rosso (128.388 vetture immatricolate), tanto che rispetto al 2011 (che già non è stato un anno eccezionale) le immatricolazioni hanno fatto segnare un -24%. A questo dato peraltro vanno tolte le “autoimmatricolazioni” dei concessionari, che pur di arrivare a un risultato premiante immatricolano vetture che poi rivenderanno come chilometri zero. E proprio i concessionari sono quelli che stanno pagando più duramente questa contrazione del mercato, perché se i costruttori possono vendere in Brasile o in Cina le vetture che non vendono più in Italia, gli autosaloni si trovano a vendere meno, con margini inferiori e con praticamente nessuna disponibilità da parte delle banche a venire incontro a un periodo decisamente nero.
Se il trend del primo semestre dovesse confermarsi anche per il secondo l’anno si chiuderebbe con un totale di poco più di 1.300.000 vetture vendute. Ma il calo delle vendite colpisce anche il trasporto leggero e pesante, oltre al fatto che gli acquirenti si rivolgono a vetture che costano meno, per cui a un calo delle immatricolazioni del 24% si registra un minor fatturato stimato intorno al 28%. E questo è un segnale che tocca tutti quanti, dal momento che si riduce drasticamente, rispetto alle valutazioni del governo, il gettito Iva e a cascata tutte le entrate per l’erario.
Quali sono le possibili soluzioni? Federauto, l’associazione dei concessionari, per bocca del suo presidente difende l’ipotesi di introdurre incentivi che possono sostenere un comparto che è molto importante per il “sistema paese” sia per il numero di addetti coinvolti sia per la partecipazione al Pil. Non tutti però sono così convinti dell’utilità di incentivi, anzi, molti sostengono che continuare a “evocarli” contribusce a deprimere il mercato, nel senso che chi può aspetta ad acquistare una vettura nuova per paura di non poter usufruire di aiuti che, a onor del vero, non pare proprio siano nella disponibilità e nell’intenzione di questo governo. Piuttosto sarebbe importante agire con decisione sui costi legati alla gestione della vettura, dalle assicurazioni ai carburanti, così come ridare fiducia ai consumatori che invece tendono a evitare o procrastinare l’acquisto di beni durevoli.
Insomma, le cause sono molte, le possibili soluzioni non sono esenti da problemi, ma vedendo come si sta evolvendo il mercato dell’auto sembra molto difficile pensare che si è di fronte “semplicemente” a una crisi del settore, ma a una vera e propria ridefinizione degli standard, purtroppo decisamente meno interessanti di quelli che si erano imposti fino a pochi anni fa.
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